Bosnia Erzegovina: nazionalismo locale
Anche a questa tornata per le elezioni locali si confermano i partiti nazionalisti. In Republika Srpska Milorad Dodik capitalizza al massimo la questione referendum
Alle elezioni amministrative di domenica 2 ottobre in Bosnia Erzegovina ha votato il 53,88 percento degli aventi diritto, ovvero 1.723.149 persone su un totale di 3.198.380 elettori iscritti. Dai dati resi noti dalla Commissione elettorale centrale emerge una vittoria dei tre principali partiti nazionalisti del paese: il Partito per l’azione democratica (SDA) in coalizione con l’Alleanza per un futuro migliore (SBB) nelle aree a maggioranza bosgnacca della Federazione, l’Unione democratica croata (HDZ) BiH in quelle a maggioranza croata e l’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) in Republika Srpska. Un buon risultato alle amministrative di domenica lo hanno ottenuto anche i candidati indipendenti che diventeranno sindaci a Zenica, Visoko, Goražde, Bužim, Sarajevo-Città vecchia e altri luoghi.
La Coalizione SDA-SBB secondo i dati disponibili è riuscita a far eleggere complessivamente 33 sindaci. Una buona affermazione nonostante siano 12 sindaci in meno del risultato ottenuto da SDA e SBB nel 2012.
In Republika Srpska (RS) il miglior risultato è stato raggiunto dall’SNSD di Milorad Dodik che si è aggiudicato 33 sindaci, in questo caso 11 sindaci in più rispetto alle amministrative del 2012. L’Alleanza per i cambiamenti, guidata dall’SDS, è molto probabilmente il maggior perdente di questa tornata elettorale. Erano dati vicini al partito di Dodik ma hanno perso la sfida per il sindaco di Banja Luka, Trebinje e anche Pale. Il candidato dell’SDS ha vinto invece a Doboj, e molto probabilmente – appena arriveranno i risultati definitivi – verrà confermata la vittoria anche a Bijeljina. Il motivo di questo risultato in RS va probabilmente individuato nel referendum sulla Giornata nazionale in RS che si è tenuto una settimana prima della tornata elettorale e che è servito da marketing elettorale per l’SNSD.
Raggiante Milorad Dodik. “L’SNSD ha ottenuto due vittorie in sette giorni. Il popolo della RS ha capito le differenze che esistevano tra le varie politiche proposte, ha premiato quella che è la lotta per il popolo, dell’SNSD e dei nostri partner di coalizione, mentre ha capito quello che era un tradimento, quello dell’Alleanza per i cambiamenti. Ha anche capito cos’era la politica di Bakir Izetbegović ed ha infine scelto di sostenere la grandezza dell’SNSD in molti comuni”, ha detto Dodik.
La novità di Sarajevo
Uno delle più rilevanti sorprese di queste elezioni è la vittoria del candidato dell’SDA per il posto di sindaco di Sarajevo centro. E’ la prima volta che ottiene questa poltrona tradizionalmente ad appannaggio dei partiti d’ispirazione di sinistra. La coalizione SDA-SBB si è imposta infatti in otto dei comuni che costituiscono Sarajevo, perdendo solo nella circoscrizione del centro storico (Starigrad), dove si è imposto invece il candidato indipendente Ibrahim Hadžibajrić.
Dal quartier generale dell’SDA il presidente del partito Bakir Izetbegović non si è detto completamente soddisfatto dell’esito elettorale avendo perso il posto di sindaco a Bihać e Zenica.
A Bihać ha vinto infatti il rappresentate del partito Alleanza civica, un fuoriuscito dell’SDP e che gode di un forte supporto da parte della cittadinanza. A Zenica si è imposto il candidato indipendente Fuad Kasumović, ex membro dell’SDA divenuto in seguito uno dei più strenui critici di questo partito. “Abbiamo battuto la piovra chiamata SDA”, ha dichiarato Kasumović dopo la vittoria, in quello che sino ad allora era stato un feudo dell’SDA.
La coalizione SDA-SBB ha perso anche in altre città più piccole: Visoko, Goražde, Lukavac, Vareš, Zavidovići, Bužim, Vitez, Maglaj e Kalesija. L’SDP BiH ha mantenuto il potere a Tuzla, seconda città per dimensioni della Federazione e ha rinforzato la propria posizione rispetto alle precedenti elezioni locali ottenendo complessivamente otto sindaci: Tuzla, Gradač, Gračanica, Ključ, Bosanska Krupa, Maglaj, Živinice e Lukavac.
In molti luoghi, soprattutto nei comuni che costituiscono Sarajevo, i partiti di opposizione non hanno conquistato alcuna posizione di sindaco perché si sono presentati divisi, offrendo così più chance di vittoria ai candidati dell’SDA-SBB.
Guardando alle formazioni di sinistra fallimento vero e proprio per il Fronte democratico (DF), mentre Naša Stranka (NS) ha ottenuto un buon risultato a Sarajevo. Il presidente del DF Željko Komšić, dopo la tornata elettorale, ha dichiarato che per le politiche del 2018 sarà necessario unire i partiti di “sinistra”. Komšić ha inoltre detto di essere dispiaciuto per non aver ottenuto alcuna poltrona da sindaco, sottolineando poi come a Lukavac ha vinto un candidato comune tra DF, SDP e SDU. Komšić ha detto inoltre che in quei comuni dove potranno formare una maggioranza insieme con SDP, Naša stranka e GS lo faranno di sicuro, e dove non sarà possibile non daranno il loro appoggio ai partiti nazionalisti.
Come previsto l’HDZ BiH ha conquistato i posti da sindaco nei luoghi in cui i croati sono la maggioranza: Neum, Kiseljak, Široki Brijeg, Tomislavgrad, Vitez, Orašje, Čitluk, Odžak, Vareš, Žepče, Livno, Usora, Ljubuški, Posušje, Grude. Il presidente dell’HDZ BiH Dragan Čović non si è fatto sentire, ma la vicepresidente Borjana Krišto ha fatto sapere ce sono soddisfatti per i sindaci ottenuti.
Nei prossimi giorni la Commissione centrale elettorale pubblicherà i risultati completi e definitivi sia per le posizioni di sindaco che per i consigli comunali.
Rinnovare la socialdemocrazia
L’analista politico e professore universitario Enver Kazaz commentando i risultati elettorali ha dichiarato che “alla Bosnia Erzegovina serve assolutamente una socialdemocrazia”, ma per far sì che ciò accada secondo lo studioso i partiti socialdemocratici devono democratizzarsi.
“È necessario che si crei un’alleanza all’interno della comunità degli intellettuali, dell’opinione pubblica e dei partiti socialdemocratici. Il motivo è che abbiamo un capitalismo selvaggio che con il tempo diventerà una bomba sociale. E se i partiti socialdemocratici vogliono essere multietnici, allora devono proporre un pacchetto di riforme costituzionali che possano andare bene a tutti”, ha ribadito Kazaz.
Il sociologo Dino Abazović, ospite di TV1, ha sottolineato invece che con questi risultati si prosegue con l’etnicizzazione della società bosniaco-erzegovese. “Noi siamo una democrazia immatura e questi risultati erano attesi. Saranno l’indicatore per le politiche del 2018. Il consolidamento nella politica bosniaco erzegovese significa una cosa sola: consolidamento etnico o intraetnico”, ritiene Abazović.
Anche li professore universitario e sociologo di Mostar Mile Lasić ha espresso la sua insoddisfazione per l’esito elettorale. Lasić ha detto che i partiti clientelistici e nazionalisti posso governare in eterno finché avranno accoliti e finché avranno finanziamenti internazionali. “Tuttavia, quando finirà il denaro temo che con abili manipolazioni sfrutteranno le rivolte sociali dei cittadini e li condurranno a nuovi conflitti per poter mantenere la propria posizione di potere”, ha precisato Lasić, aggiungendo che il referendum in RS ha contribuito all’esito elettorale. “E per quel che riguarda i croati, loro non hanno nemmeno una opposizione articolata, persino quei partiti che tempo fa sono nati come opposizione ora sono finiti ad essere più a destra del centro destra”, ha chiosato Lasić.
Gli incidenti di Stolac
Da 10 anni a questa parte queste sono state le elezioni dove si sono registrati più incidenti. Lo ha reso noto la coalizione di Ong “Pod lupom”. Il più grave è quello avvenuto a Stolac, dove il candidato sindaco dell’SDA Salmir Kaplan ha aggredito il presidente della Commissione elettorale locale Ivan Perić.
A Stolac sono state inviate persino le forze speciali della polizia e Kaplan si è consegnato volontariamente alle forze dell’ordine. Dopo l’incidente sono state sospese le procedure di votazione e la polizia ha confiscato le schede elettorali. Su questo incidente si esprimerà anche la Commissione elettorale centrale.
Gli osservatori della coalizione “Pod lupom” durante la giornata delle elezioni hanno registrato 173 violazioni ritenute gravi della legge elettorale.
Mostar, città senza elezioni
Gli unici a non aver votato a questa tornata amministrativa sono stati i cittadini di Mostar. Nel 2011 la Corte costituzionale aveva cancellato alcune norme dello statuto cittadino relativo alle procedure elettorali della città.
Da allora i politici croati e bosgnacchi stanno discutendo senza esito su un nuovo sistema elettorale per Mostar, ed a causa di questi fallimenti nel dialogo non ci sono le basi legali minime per poter indire le amministrative. Alcune ong domenica scorsa hanno organizzato delle elezioni simboliche per segnalare la situazione in cui versa Mostar.
Un criminale di guerra e un sequestratore come futuri sindaci
La commissione centrale elettorale della BiH ha confermato lunedì scorso che a Velika Kladuša sarà sindaco Fikret Abdić, già condannato per crimini di guerra e candidato del Partito laburista. Fikret Abdić è stato a capo della potente azienda jugoslava Agrokomerc, e al tempo della guerra in BiH era il leader dell’autoproclamata Provincia autonoma della Bosnia occidentale. Per crimini di guerra è stato condannato a 15 anni di reclusione e dopo aver scontato due terzi della pena è stato rilasciato nel 2012.
Nel comune di Vlasenica in Republika Srpska ha vinto Mićo Kraljević, candidato dell’SNSD. Kraljević è stato condannato per sequestro di persona nel 2012 e contro di lui, secondo quanto riportato dai media locali, è in corso un’indagine per crimini di guerra commessi nella città in cui è ora divenuto sindaco.
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