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Bosnia Erzegovina: lord Ashdown e i poteri “imperiali”

Cresce, all’interno del Paese e a livello internazionale, il disagio rispetto ai poteri, insindacabili e senza controllo, dell’Alto Rappresentante in Bosnia. Un aggiornamento dall’Institute for War and Peace Reporting

17/11/2004, Redazione -

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Di: Markus Nickel*, Sarajevo, per IWPR, Balkan Crisis Report n. 525, 12 novembre 2004
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta

L’associazione Bosnia ed Erzegovina 2005 ha già pronti i suoi piani per una seconda conferenza di Dayton. Il prossimo ottobre, un decennio dopo che l’intervento militare e diplomatico internazionale hanno posto fine alla guerra in Bosnia, il gruppo di Sarajevo inviterà a Ginevra esperti nella costruzione di nazioni e decision-makers da tutto il globo.

Christophe Solioz, direttore esecutivo dell’associazione, il cui scopo è promuovere la creazione di soluzioni politiche attraverso la ricerca e il dibattito, non ha dubbi su quale sarà l’obiettivo principale della conferenza, intitolata "Dieci anni di Dayton e Oltre".

"L’Ufficio dell’Alto Rappresentante dovrebbe essere chiuso per la fine del 2005, e dovrebbe passare la maggior parte delle sue prerogative alle autorità locali", ha detto a IWPR.

Gli Accordi di Pace di Dayton, iniziati il 21 Novembre 1995 in una base dell’aviazione degli Stati Uniti in Ohio, e siglati tre settimane dopo a Parigi, hanno designato il capo dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante, OHR, come "l’autorità definitiva sul campo per quanto riguarda l’interpretazione di questi Accordi nell’implementazione civile del processo di pacificazione". Però è un’altra questione sapere se le richieste che verranno da Ginevra incontreranno l’approvazione di Paddy Ashdown, Alto Rappresentante dalla primavera del 2002.

Ashdown ha respinto le richieste di un’altra tornata di negoziati internazionali per discutere il futuro delle istituzioni bosniache, così come del suo stesso ufficio. "Non si parla proprio di un Dayton due", ha dichiarato a IWPR in una recente intervista.

Già leader dei liberaldemocratici inglesi, l’Alto Rappresentante concorda comunque con una strategia complessiva volta a concedere più potere alle istituzioni locali, menzionando una "necessità di superare questo ruolo pesantemente interventista che abbiamo, e delegarlo sempre più a loro".

Ha detto a IWPR: "Vedrete restringersi l’area sulla quale potranno trovare applicazione i poteri dell’Alto Rappresentante. Non ha senso dire ai Bosniaci, ‘Voi dovete progredire, ma noi non lo faremo mai’ così stiamo lavorando anche alla nostra trasformazione."

Ashdown riceve la sua autorità dal Consiglio per l’Implementazione della Pace, PIC, formato dalle 50 nazioni responsabili di sorvegliare l’osservanza del trattato di Dayton. Le decisioni dell’Alto Rappresentante sono perciò soggette, in teoria, al controllo internazionale e allo scrutinio della Corte Costituzionale Bosniaca e della Corte Europea per i Diritti Umani.

Ma, in pratica, il Pic non controlla le sue decisioni, né ha stabilito alcuna regola per controllare l’esercizio dei cosiddetti poteri di Bonn. Questi erano stati accordati all’Alto Rappresentante in una conferenza del PIC a Bonn, nel dicembre 1997, dopo due anni di non-progresso politico in Bosnia.

Di fatto, i poteri di Bonn consentono a Ashdown di rimuovere presidenti, primi ministri, giudici e sindaci senza dover sottoporre ad ulteriore giudizio le sue decisioni. In giugno, per esempio, Ashdown ha licenziato 59 funzionari dell’entità Serbo-Bosniaca, la Repubblica Srpska, RS, per non aver ottemperato al trattato di Dayton.

Oltre a questo, il suo ufficio può porre il veto a candidati per posizioni ministeriali senza bisogno di presentare pubblicamente prove di colpevolezza. Può anche imporre leggi, e creare nuove istituzioni senza doverne giustificare il costo per i contribuenti bosniaci.

Wolfgang Petritsch, Alto Rappresentante tra il 1999 e il 2002, dice che i poteri di Bonn dell’OHR devono essere ridotti, a causa della mancanza di controlli, di rendiconti finanziari, e dell’insindacabilità delle decisioni.

"L’obiettivo primario nel 1997 era quello di proteggere l’allora debole Stato di Bosnia ed Erzegovina dai gangster e da altri elementi destabilizzanti", ha detto a IWPR. "Ma dal momento che ci sono stati importanti progressi politici, noi dovremmo gradualmente ridurre questi poteri e, soprattutto, introdurre meccanismi di controllo, che non siano più nelle mani dell’Alto Rappresentante".

Doris Pack, capo della delegazione per l’Europa Sud-Orientale del Parlamento Europeo, è d’accordo. "L’Alto Rappresentante dovrebbe stare in Bosnia-Erzegovina per un po’ di tempo, ma non dovrebbe usare tutti i poteri che gli sono stati dati", ha detto a IWPR.

I diplomatici a Sarajevo suggeriscono che questo modello – una specie di Bonn più leggero – potrebbe essere il prossimo passo per trasformare il ruolo dell’Alto Rappresentante, che dal 2002 è anche il Rappresentante Speciale dell’UE per la Bosnia-Erzegovina.

L’ultimo anno, l’influente gruppo di studio con sede a Berlino, l’Iniziativa Europea di Stabilità, ESI, ha messo in discussione la legittimità democratica dell’OHR.

In un rapporto intitolato "Difficoltà di percorso del Raja Europeo", gli autori dicono che Ashdown ha fatto sistematicamente uso di metodi imperialisti, simili a quelli usati dai reggenti britannici dell’India nel diciannovesimo secolo.

Julian Braithwaite, all’epoca capo dell’ufficio stampa di Ashdown, respinse il rapporto dell’ESI in quanto "irresponsabile tentativo di attirare l’attenzione". Contestò che esso non faceva "nulla per contribuire al processo di aiutare la Bosnia a diventare una democrazia europea degna di appoggio."

Ma nella sua intervista con IWPR, Ashdown ha concesso che ora che la Bosnia si avvicina a siglare un Accordo di Stabilizzazione e Associazione, SAA, con l’Unione Europea, lui o i suoi successori dovranno sempre meno fare uso dei poteri legati alla propria posizione.

"Si vedrà la comunità internazionale diventare, da guida del processo, a partner", ha detto.

Insistendo che nei mesi recenti egli si è trattenuto dall’utilizzare una "enorme fetta dell’area su cui sono stati usati i poteri di Bonn", ha poi aggiunto: "e io voglio usarli sempre meno, come si può vedere dalle imposizioni – 69 nel primo anno, 36 nel secondo, tre l’anno scorso."

"Non nasconderò il fatto che, forse più di altri, credo ci sia bisogno di un cambiamento", ha detto Ashdown.

Mentre ci sono disaccordi sulla scala temporale in cui dovrebbe aver luogo il ridimensionamento dell’OHR, un crescente numero di diplomatici a Sarajevo invita a trasferire più poteri alle istituzioni locali.

In anticipo sulla riunione del comitato del PIC, in calendario per l’inizio di dicembre, un ambasciatore occidentale a Sarajevo ha riassunto le discussioni come un tiro alla fune tra quelli ansiosi di più rapidi progressi e altri contenti dello status quo.

"C’è gente che vuole spingere la barca sulle rapide, e altri che vogliono navigare in acque tranquille", ha detto questa fonte diplomatica.

Ci si aspetta che il dibattito sulla futura direzione dell’OHR nel prossimo anno sarà delineato in questo incontro.

Ammettendo che la Bosnia raggiungerà, come preventivato, due dei suoi (e della comunità internazionale) obiettivi – iniziare i negoziati del SAA la prossima primavera e entrare a far parte del programma Nato di Partnership per la Pace – sembra probabile che la barca dell’OHR sarà in effetti spinta verso le rapide.

*Markus Bickel lavora a Sarajevo come corrispondente dai Balcani per la Austria Press Agency e per Der Tagesspiegel

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