Bosnia Erzegovina, il mito della Golf II
E’ molto più di una semplice automobile: è stata uno status symbol, una macchina di salvataggio durante la guerra e molto altro ancora. A più di un ventennio dall’uscita di produzione, in Bosnia Erzegovina la Golf II gode ancora di grande popolarità
E’ una macchina che, prodotta l’ultima volta nel 1992, ancora oggi riveste un grande ruolo fra gli abitanti della Bosnia Erzegovina. Non si tratta di una questione di design, bellezza e nemmeno di potenza. Non parliamo di un’edizione da collezione della Buick o della Ford, anche se da qualche parte anche queste automobili godono dello status di oldtimer.
La Volkswagen Golf II è lungi dall’avere un aspetto incantevole o di partecipare ai raduni delle auto d’epoca. Ciononostante da più di trent’anni, oltre ad essere sempre presente sulle strade di tutta la Bosnia Erzegovina, riveste un immancabile ruolo sociale. Ed è proprio questo suo ruolo sociale che le dà ancora oggi una certa importanza, ad oltre due decenni dall’ultima produzione di fabbrica. E, naturalmente, la sua incredibile resistenza.
In verità la Golf II non è mai stata soltanto un’“automobile”. Essa fa parte dei ricordi e delle esperienze di ogni abitante adulto della Bosnia Erzegovina: l’hanno guidata su strade inaccessibili e sui monti, viaggiavano per chilometri e chilometri con pochissimo carburante, si è persino riusciti farvici stare dentro dieci persone stipate. I ricordi sulla Golf II, sono al limite del leggendario e sono ricordi che non avreste potuto vivere con nessuna altra macchina.
“La Golf II è un simbolo”; “Quando i tedeschi fanno qualcosa ti dura per tutta la vita”; “Cosa me ne faccio di un’auto nuova se questa va ancora bene”. Queste e simili dichiarazioni potete sentirle quando a varie persone chiedete perché usano un’automobile prodotta nel 1988 o persino ancora più vecchia.
Redžad Hanić usa la stessa Golf II che aveva nella metà degli anni ‘90. Come sottolinea lui stesso questa macchina – che ha ancora tutti i pezzi originali e persino lo stesso colore – è il mezzo che riesce a portarlo fino alla meta desiderata, e quindi non gli serve nulla di meglio. “Questa è la macchina per persone che non soffrono di complessi. Cosa me ne faccio di qualcosa di nuovo quando questa va benissimo”, spiega Redžad che anche se potrebbe permettersi di comprare qualcos’altro, resta fedele alla sua macchina prodotta nel 1989.
Nel paese dove più del 72 percento delle automobili ha più di 15 anni, sono tanti gli automobilisti come Redžad per i quali questa macchina è un legame emotivo tra ieri e oggi. Spesso i proprietari di queste auto si perderanno in complimenti entusiasmanti e in descrizioni delle loro “Golf avventure”, sempre con malinconia e orgoglio vi diranno che “non c’è nulla di meglio della Golf II.”
Tant’è che oggi esiste anche un’iniziativa per erigere un monumento a questa automobile.
Molto più di un’automobile
Nel periodo prima della guerra, questa automobile era il simbolo del ceto sociale più abbiente, di tutti coloro i quali erano riusciti a mettersi in lista d’attesa e a comprare la Golf II. Oggi, sulle strade in tutto il paese, potete trovare una Golf II in media ogni due minuti. Senza esagerare. Ma quando è arrivata alla fine degli anni ’80, in particolare dopo il 1985 quando è iniziata la produzione della Golf II per il mercato jugoslavo nella Fabbrica di macchine di Sarajevo (TAS- Tvornica automobila Sarajevo), era davvero simbolo di ricchezza.
Danijel Premec – scultore di Sarajevo e assistente all’Accademia delle belle arti di Sarajevo che nell’estate del 2016 ha presentato l’idea di erigere, nella capitale bosniaca, un monumento alla Golf II – sottolinea che oltre al ruolo avuto durante e dopo la guerra, la Golf II ha avuto una grossa importanza nella società bosniaco-erzegovese anche prima degli anni Novanta.
“Se guardate il periodo prima della guerra, la Volkswagen Golf II rappresentava un prestigio eccezionale perché non proprio tutti potevano permettersi questa macchina. E si sapeva, se vedevate qualcuno per strada con questa auto, che apparteneva ad una classe sociale superiore”, spiega Premec.
E fino a che punto la Golf II sia stata una macchina veramente richiesta, lo conferma anche un aneddoto che gli abitanti di Sarajevo raccontano volentieri:
Vlado Šegrt era un eroe nazionale, famoso partigiano che dopo la guerra è vissuto a Trebinje, ed era ospite benvoluto in tutta la Bosnia. Il sistema di allora era attento agli eroi nazionali, ai partigiani famosi. Com’era in tempo di guerra così Šegrt lo è stato anche durante la pace. Rumoroso, loquace e diretto. Non era un uomo colto e tali erano anche le sue maniere. Un tipo ruvido. Tipicamente per quel sistema, poteva chiamare qualsiasi politico e risolvere un problema personale o di chiunque altro senza troppi impedimenti legali o di altro tipo.
Quando a Sarajevo (Vogošća) hanno aperto la fabbrica che assemblava la Golf, subito è diventata la meta di tante persone di tutta la Jugoslavia. Si trattava di un’auto tedesca, che per la nostra gente è sempre stato simbolo di estrema qualità.
La fabbrica a Vogošća assemblava alcune decine di migliaia di vetture all’anno ma la richiesta era molto superiore. All’epoca era l’offerta di migliore qualità sul mercato. La gente pagava la Golf e accettava di aspettare dai sei mesi e ad un anno per averne una. E così, un giorno, squilla il telefono nell’ufficio del direttore della TAS (Tvornica automobila Sarajevo). La segretaria passa la linea al direttore. La chiama il compagno Vlado Šegrt. E il direttore subito in tono gentile: “Come sta compagno Vlado”. E Vlado gli dice: “Ho sentito che siete voi a fare questa Golf”. “Sì”, risponde il direttore. “Ecco, c’è mio genero che si è impuntato di comprarla, quindi ti chiamo per sistemare questa faccenda”. A quel punto il direttore cerca di spiegare all’eroe nazionale che non è poi così facile e prendendola alla larga dice: “Sa compagno Vlado, non si riesce ad averla, come dire, subito oggi”. E Vlado immediatamente risponde: “Ma mica pensavo per oggi. Vengo io domattina presto a prenderla”.
La Golf II va con tutto
Durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, però, la Golf II, assume un altro ruolo. Diventa popolare come l’automobile capace di funzionare “con qualsiasi cosa”.
Siamo nell’ottobre 1993, nella Sarajevo sotto assedio. I membri della serie televisiva in onda durante la guerra Top Lista Nadrealista stanno spingendo la popolare Golf II per le strade della città. Uno sketch bellico dei surrealisti che ha descritto in modo pittoresco l’importanza della Golf II durante la guerra.
Boro Kontić, direttore del Media Centar di Sarajevo e redattore della serie Top Lista Nadrealistadi cui dicevamo prima, sottolinea che durante la guerra la Golf II è stata l’auto predominante. “Quasi non si nota ma arriva ovunque. Siccome durante la guerra il carburante era il problema maggiore, la Golf si è dimostrata incredibilmente resistente usando tutte le possibili varianti del carburante disponibile in tempo bellico. Dicono che poteva andare anche con l’olio.”
Anche Daniel Premec sottolinea che i cittadini della Bosnia Erzegovina, durante la guerra, in mancanza del carburante si inventavano varie alternative, e che persino usassero l’olio combustibile per far muovere questa macchina. Oltre alla possibilità di funzionare con diversi tipi di carburante, la Golf veniva usata anche per altri scopi:
“Nel senso tecnico, ingegneristico, è geniale. È talmente resistente e offre un ampio spettro di impieghi: da auto-medica a mezzo di trasporto per gli aiuti umanitari, per l’acqua potabile, per tutto. Gli svariati impieghi e l’eroismo nel sopportare le difficili condizioni la mette al primo posto tra tutte le automobili. Molte persone che si sono salvate grazie alla Golf hanno dei ricordi particolarmente forti, motivo per cui questa macchina è nel profondo dei nostri cuori e delle nostre menti. Sono innumerevoli gli aneddoti, e quando ci ricordiamo di quei tempi c’è sempre la Golf II in qualche racconto,” sottolinea Daniel.
L’idea di realizzare un monumento, che Premec ha titolerebbe “Monumento all’eroe 1992-95” – e che è attualmente allo stato di modellino – ha ottenuto il sostegno del governo locale, quindi ci si aspetta che il progetto vada avanti. Premec spiega inoltre che la Golf II potrebbe persino diventare un simbolo comune di tutti i popoli della Bosnia Erzegovina: “Non è di un popolo solo, non è come una persona, essa rappresenta tutti noi, è per questo che è universale. Un abitante di Banja Luka può dire che era qualcosa d’importante, uno di Mostar, Goražde, Tuzla può dire la stessa cosa. Perché in realtà l’idea stessa proviene dalla narrativa popolare, si continuano a raccontare aneddoti legati a questa macchina, alla sua resistenza, ai diversi sistemi per farla funzionare”, spiega Premec.
Una Golf II è per sempre
Oggi, 35 anni dopo che la prima Golf II è stata prodotta, questa macchina continua ad essere l’automobile più presente sulle strade della Bosnia Erzegovina. Forse in Germania può essere considerata un’auto d’epoca, ma nella BiH di oggi, per la maggior parte della popolazione, la Golf II è l’unica macchina che vale o che, alla fine dei conti, ci si può permettere.
“Ancora oggi purtroppo la situazione economica in BIH non è delle migliori e perciò possiamo vedere le Golf degli anni ’80 ancora sulle strade. Ma non è solo dovuto alla povertà. Non guarderei questa vettura attraverso l’impossibilità di possedere qualcosa di meglio e di più costoso. Essa per la sua qualità ancora oggi fa il suo dovere. Dal punto di vista economico è una macchina eccezionale per una famiglia. Costa poco mantenerla, i pezzi costano molto poco. Il consumo continua ad essere minimo. E noi non siamo gli unici a pensarla così”.
Come Premec sono d’accordo probabilmente tutte le persone che guidano la Golf II. Edin Muratović che momentaneamente sta mettendo a posto la sua decima Golf II è uno di loro.
“Tutte le macchine che sono di un rango e di un’età simile alla Golf II sono ormai sparite. Solo la Golf II resiste”, sottolinea Muratović che guida esclusivamente questa macchina. La sua prassi usuale è di comprare la Golf II usata, di metterla a posto, a volte di rivenderla, dato che la richiesta non manca, a volte di tenersela. “La gente continua a guidare questa macchina, ci sono quelle del 1983 fino a quelle del 1992. La Golf II è sempre richiesta e si vende sempre”, sottolinea Muratović.
E che la Volkswagen continui ad essere la macchina più popolare in Bosnia Erzegovina lo dimostra anche il dato del BIHAMK secondo il quale sul totale delle macchine vendute nel 2017, 1536 o il 18,49% sono di questa marca. I dati mostrano inoltre che più del 72% delle macchine registrate in Bosnia Erzegovina ha più di 15 anni, e oltre il 90% del parco auto ha più di 12 anni, e qui la Golf II si inserisce molto bene.
In Bosnia Erzegovina, e probabilmente anche in altri posti dell’ex Jugoslavia, la Golf II si è sempre identificata con un certo segmento sociale, dove si incastrava in base al periodo di riferimento: dall’essere uno status symbol, all’essere una macchina grazie alla quale molte persone sono state salvate durante la guerra, fino ad oggi, dove la sua incredibile resistenza, efficacia e manutenzione a basso costo accontenta migliaia di automobilisti che per piacere o per mancanza di soldi non cercano alternative. Una macchina a cui fare davvero un monumento.
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