Bosnia e Albania, arrivano i visti Ue
Anticipazione di Osservatorio: è arrivata l’ora di Schengen, con la libera circolazione dei cittadini, anche per le due repubbliche. L’annuncio oggi dalla Commissione a Bruxelles. Un buon auspicio per il summit Ue-Balcani di Sarajevo del prossimo 2 giugno. Ma la misura entrerebbe in vigore in autunno. Incognite permettendo
Congratulazioni subito, promozione in autunno. Il sì ai visti Ue per i cittadini di Bosnia e Albania è infatti imminente, secondo informazioni che Osservatorio Balcani Caucaso è in grado di anticipare, in base a fonti autorevoli interne alla Commissione europea. Tuttavia, per chi ha i passaporti di queste due nazioni, la libera circolazione nell’Unione dovrebbe entrare in vigore solo dall’autunno 2010.
La presentazione ufficiale della proposta da parte della Commissione Ue è ormai questione di ore: è infatti fissata questa mattina a Bruxelles. A comunicarla, la commissaria agli Affari interni, Cecilia Malmstroem. E’ dunque una buona notizia per l’avvio della conferenza Ue-Balcani occidentali, il prossimo 2 giugno a Sarajevo.
Nella bozza della Commissione Ue, timori per la crisi in Albania
Secondo tali fonti, che hanno avuto accesso al documento stilato dal commissario agli Affari interni Cecilia Malmstroem, a motivare la scelta di giocare la carta ‘visti’ avrebbero contribuito i timori per la situazione politica in entrambe i Paesi. L’Albania infatti, è scossa da un anno di proteste di piazza da parte dell’opposizione, che accusa di brogli il governo Berisha, affermatosi nelle legislative dello scorso giugno con un voto di misura, mentre in Bosnia le tensioni tra comunità serba, musulmana e croata si stanno acuendo in vista delle elezioni di ottobre.
Nella bozza trovano quindi spazio le valutazioni su ciascuna delle repubbliche.
Secondo il documento, la Bosnia è ancora indietro “nel contrasto al crimine organizzato e alla corruzione”, oltre che nell’effettiva applicazione del quadro legislativo richiesto dalla Ue. È appena cominciata inoltre nel Paese anche “l’applicazione del piano d’azione per lo scambio elettronico di dati tra polizie, così come stabilito a marzo 2010, oltre che l’armonizzazione del codice penale a livello di entità e del distretto di Brčko con quello in vigore a livello statale, già modificato a dicembre 2009".
Quanto all’Albania invece, il Paese non è in linea con gli standard richiesti da Bruxelles nella messa a punto di “una strategia per il reintegro degli albanesi rimpatriati, oltre all’effettiva capacità di combattere il crimine organizzato e la corruzione, e all’efficacia degli strumenti legali richiesti”. Infine è ancora lontana l’applicazione della legge, adottata a dicembre 2009, in materia di confisca dei beni al crimine organizzato.
Visti Ue: l’annuncio a giugno, il via in autunno
Malgrado queste lacune, la Commissione dovrebbe annunciare un ‘sì’ condizionato all’ingresso di albanesi e bosniaci nel sistema Schengen: saranno ammessi a patto che risolvano i problemi ancora aperti nel giro dei prossimi mesi, dovrebbe indicare Malmstroem. Una missione tecnica dell’esecutivo Ue, prevista intorno al mese di settembre, dovrebbe verificare i progressi sul campo prima che i ministri dell’Interno Ue e il Parlamento europeo diano il via libera definitivo, a ottobre o novembre.
Segnali incoraggianti per un summit modesto?
Se le previsioni fossero confermate, l’operazione "annuncio del via libera ai visti" per i due Paesi balcanici, avrebbe effetti positivi almeno su tre fronti.
Risponderebbe infatti alla trepida attesa di Sarajevo e Tirana, ansiose di spezzare l’assedio – com’è talora chiamato dalla stampa bosniaca – che le lascia fuori dall’area Schengen di libera circolazione dei cittadini, allineandosi così a Macedonia, Serbia e Montenegro, Paesi confinanti e dotati di visti Ue a dicembre 2009. Verrebbe cioè consegnato anche a bosniaci e albanesi un beneficio tangibile dell’“effetto Europa” nella vita quotidiana.
Inoltre, la scelta dell’eventuale avvio effettivo dei visti solo a partire dall’autunno 2010 soddisferebbe le esigenze Ue nei confronti degli adempimenti, ancora tutt’altro che completati, da parte delle due repubbliche.
E infine, terzo, l’imminente summit del 2 giugno, chiamato a decidere sulla proposta della Commissione, in caso di approvazione, potrebbe contare su un segnale incoraggiante in più. E non è poco per una conferenza che viene già descritta dagli osservatori come "evento dalle ambizioni modeste", da cui si attendono poche novità.
Addirittura alcuni Stati membri –come indicato dal notiziario quotidiano Waz/EuObserver- hanno ritenuto l’evento talmente di basso profilo da non ritenere opportuno inviare i loro ministri degli Esteri.
Dissenso nella Ue su politiche migratorie soft
Tuttavia il percorso non è del tutto in discesa.
Negli ambienti comunitari si segnala infatti che importanti Stati membri dell’Unione sono in realtà quanto mai riluttanti ad allentare le restrizioni sull’immigrazione. L’accoglienza più fredda si registra in particolare tra i diplomatici di Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Svezia.
Sullo scetticismo di questi membri di primo piano dell’Unione, in evidenza anche perché principali destinazioni dell’emigrazione balcanica, avrebbe pesato non poco il precedente degli afflussi eccezionali di questo inverno 2009-2010: un’ondata imprevista e consistente di richiedenti asilo di etnia albanese e rom, provenienti da Macedonia e Serbia, ha infatti segnato i primi mesi dell’apertura delle frontiere con questi Paesi, avviata a dicembre 2009.
Infine, ultima variabile, è la guida semestrale dell’Unione. La conferenza di Sarajevo del 2 giugno infatti è l’ultimo atto, sul fronte dell’allargamento, della presidenza spagnola dell’Ue. Dal 1° luglio toccherà al Belgio. “Qui nessuno ha fretta” avrebbe confermato una fonte comunitaria attendibile, raccolta dall’agenzia tedesca Dpa, esprimendo "dubbi che la liberalizzazione dei visti trovi posto in cima all’agenda comunitaria nella prossima presidenza semestrale dell’Unione".
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