Bosnia: cooperazione decentrata, ecomusei, alberghi diffusi e nuove tecnologie
Un workshop sul turismo sostenibile, promosso a Sarajevo lo scorso 11 marzo in seno al programma SeeNet II durante il primo salone regionale che ha riunito i governi locali di tutto il sud-est Europa. Quattro ore di storie, territori, politica ed economia per rilanciare, attraverso il partenariato e il senso di comunità, luoghi colpiti da povertà e spopolamento
Stadio Zetra, Sarajevo, seconda giornata della prima fiera internazionale delle Municipalità NEXPO, organizzata dalla rete dell’associazione delle autorità locali del sud-est europa (NALAS) in collaborazione con le due associazioni delle autorità locali delle due Entità della Bosnia Erzegovina: ALVRS e SOGFBIH. Una due giorni di eventi, workshop e relazioni sottolineate dalla dichiarazione di sindaci e sindache che si dicono pronti a promuove una visione della gestione del territorio inclusiva e senza discriminazioni, vicina alle esigenze di cittadine e cittadini che in questi territori vivono, lavorano e progettano.
Ed è in questo contesto, che la tradizione italiana di cooperazione decentrata può offrire il proprio modello di relazione orizzontale tra comunità e, attraverso lo scambio di competenze, visioni ed esperienze, offrire interpretazioni “vincenti” di turismo sostenibile per reinterpretare in chiave moderna ed economica luoghi tradizionalmente legati alla povertà, allo spopolamento e alla cultura contadina.
Accanto ai casi italiani spiccano quelli sloveni, istriani, turchi, moldavi, serbi e montenegrini. Mentre dalla collaborazione fra comunità italiane, in particolare Piemonte e Toscana coinvolte nel programma SeeNet II, emergono i tentativi di localizzazione e reinterpretazione bosniaco-erzegovese delle realtà di Travnik, Sanski Most, Zenica, Zavidovići, Pale, Sarajevo, Mostar, Trnovo e Hadžići.
Si tratta di un percorso complesso e accidentato che richiede una forte leadership e l’abilità di investire sul proprio territorio in maniera originale e competente e che richiede anche, come dice Giorgio Andrian, esperto UNESCO, “un continuo collegamento e condivisione di responsabilità fra i piani locali, nazionali e internazionali”.
Non solo ma il turismo responsabile può significare nuova vita per luoghi altrimenti destinati allo spopolamento. E’ quello che è successo in Istria: un esempio per tutti la creazione di offerte gastronomiche istriane. A Sauris, comune italiano del Friuli Venezia Giulia, che, attraverso i suoi alberghi diffusi – come dice il sindaco Stefano Giovanni Lucchini – dal più disagiato comune montano d’Italia si è trasformato in un ‘datore di lavoro’ per 60 persone che da valle ogni giorno salgono a 1400 metri per lavorare.
Ma c’è qualcosa di più nel messaggio del sindaco ed è un messaggio di imprenditorialità e voglia di investire nelle proprie risorse con un comune che “compra case private, le riabilita e le destina ad uso turistico”; un comune che non si limita ad essere partner di iniziative di sviluppo ma che si fa agente di sviluppo ed investe, rischia. Un messaggio importante per i territori del sud est Europa e in particolare per i Balcani occidentali ancora in buona parte preda di una spirale negativa di pensiero e gestione della cosa pubblica che vede negli “aiuti dall’ester(n)o” la soluzione dello sviluppo.
Dal Piemonte di Gino Baral – presidente dell’associazione piemontese degli ecomusei – l’invito ad un’ecologia che è anche memoria delle tradizioni e delle particolarità dei luoghi che richiama la comunità locale ad uno sforzo di unitarietà e sinergia per rigenerare una bellezza naturale ed ecologicamente sensibile che richiede consapevolezza dei consumi, delle tradizioni ma anche coesione e visione sociale.
Infine uno spunto originale dalla Toscana di Marcello Baroni – assessorato regionale al turismo – che spostando l’attenzione dall’offerta turistica alla domanda, propone una riflessione sull’uso delle tecnologie informatiche ed in particolare delle piattaforme in usp per i cellulari e che spiegando la dinamica della comunicazione dell’offerta ripropone l’intrinseca ed inevitabile connessione della pianificazione territoriale e della strategia di sviluppo dei territori come lotta alla povertà. Quattro ore di storie, territori, politica, economia, per luoghi che, attraverso la cornice regionale e transfrontaliera di SeeNet II, si offrono come partner, sottolineando il comune passato di povertà, spopolamento e senso di comunità.
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