Blindati, discariche e dimissioni
Sembrava l’astro nascente della politica slovena, ora invece una serie di scandali potrebbero porre fine alla sua carriera politica. È il ministro dell’Ambiente Karl Erjavec, di cui il premier sloveno Pahor ha chiesto le dimissioni
Il premier Borut Pahor ha chiesto ufficialmente al parlamento di destituire il ministro dell’Ambiente, Karl Erjavec. Il presidente del Partito dei pensionati, così, potrebbe perdere il seggio ministeriale. Nel settembre del 2008 sembrava l’astro nascente della politica slovena. Chiedeva per sé e per il suo partito ministeri importanti. Ora se tutto gli andrà male potrebbe essere costretto a bussare alle porte dell’Ufficio di collocamento come altre decine di migliaia di sloveni. Le ultime quattro settimane per lui sono state probabilmente le più difficili della propria vita anche se le sue capacità di muovere i fili della politica slovena non sembrano esaurite.
A metà dicembre era trapelato sui giornali che la magistratura aveva chiesto al tribunale di procedere nei suoi confronti per "gestione infedele di un ufficio pubblico". La richiesta era stata fatta alla vigilia della prescrizione del reato. L’illecito sarebbe stato commesso durante il periodo in cui Erjavec era a capo del dicastero della Difesa e riguarda l’appalto di 278 milioni di euro per la fornitura di blindati finlandesi per l’esercito sloveno.
La pena prevista: sino ad un anno di carcere o in alternativa una pena pecuniaria. Si tratta comunque di un’accusa meno pesante di quella d’abuso d’ufficio. Secondo il codice penale sloveno, infatti, l’autore di questo tipo di reato non lo avrebbe commesso per ottenere dei vantaggi per sé o per danneggiare qualcuno.
Da tempo si sapeva che la magistratura stava indagando sul caso e in estate non erano mancate le speculazioni che la vicenda fosse già caduta in prescrizione. All’epoca Erjavec commentò dicendo che questa sarebbe stata la soluzione peggiore visto che avrebbe voluto dimostrare che in quella faccenda tutto era stato fatto in maniera trasparente. L’avvio del procedimento però è stato accolto con un certo fastidio dal ministro che, tra l’altro, ha appreso solo dai giornali la notizia.
Subito nel paese si è aperto il dibattito se Erjavec potesse continuare a restare al suo posto. Non era mai accaduto prima che un membro del governo avesse grane giudiziarie. Lui si è subito premurato di precisare che se a causa di quegli addebiti fosse stato rimosso, il suo partito avrebbe dovuto riflettere sulla sua posizione all’interno della coalizione. La minaccia era più che eloquente.
Il premier Borut Pahor teatralmente ha subito annunciato che avrebbe tratto le sue conclusioni senza tener conto delle conseguenze che ci sarebbero potute essere per la maggioranza. Il suo gabinetto, infatti, senza il Desus non avrebbe più i numeri per governare. La sua è stata una riflessione lunga ma a dargli una mano sono arrivate altre due tegole che si sono abbattute in rapida successione sulla testa di Erjavec.
Lunedì 4 gennaio il quotidiano Dnevnik lo ha accusato di aver venduto, senza le necessarie autorizzazioni ed ad un prezzo inferiore rispetto a quello valutato dal ministero delle Finanze, la quota di un’azienda di proprietà dello stato. Lui ha ribattuto che l’errore non è suo ma di chi aveva stipulato l’accordo. In ogni modo si sarebbero avviate le procedure per invalidare il contratto e, secondo Erjavec, non ci sarebbe stato alcun danno. A quel punto le sue quotazioni erano in caduta libera.
Come se ciò non bastasse il giorno successivo, la Corte dei conti ha invitato il premier a destituire Erjavec. Il ministero dell’Ambiente infatti non aveva preso tutta una serie di provvedimenti per stimolare la raccolta differenziata di rifiuti, regolare le discariche e via dicendo. Gli addebiti riguardano il periodo che va dal 2005 al 2007, cioè il mandato precedente, ma il ministero, guidato da Erjavec, non avrebbe fatto fronte alle richieste di celeri ed efficaci interventi. La Corte dei conti, del resto, aveva invitato anche il precedente governo a esonerare l’allora ministro dell’Ambiente, Janez Podobnik; ma il premier Janez Janša ignorò la richiesta e senza farsi troppi scrupoli accusò l’organismo di agire politicamente.
Pahor, invece, ha subito colto la palla al balzo. Si è presentato davanti ai giornalisti con Erjavec ed ha annunciato che avrebbe proposto il siluramento del ministro. "Non ho altre possibilità" ha detto sconsolato "la legge sulla Corte dei conti mi impone di destituire il ministro". Poi ha aggiunto che avrebbe valutato se mandare la norma in questione al vaglio della Corte costituzionale o se fosse il caso di cambiare quello specifico articolo che lederebbe l’autonomia del potere esecutivo.
Erjavec pareva battagliero e sicuro di sé. Il ministro annunciava che avrebbe cercato di convincere i deputati di non aver commesso un errore tale da meritare di essere rimosso, ma precisava che anche se ciò fosse accaduto il suo partito sarebbe rimasto al governo. Non aveva nemmeno finito di parlare che dagli altri partiti della coalizione arrivavano malcelate entusiastiche dichiarazioni di sostegno al suo benservito.
Da quel momento Erjavec è tornato a combattere nell’arena e Pahor per ufficializzare la proposta di destituzione ha impiegato 2 settimane. Il presidente del Desus avrebbe voluto che prima si sentisse il parere della Corte costituzionale e intanto aveva annunciato che non era preoccupato per il futuro e che poteva anche tornarsene a lavorare al suo vecchio posto nell’ufficio del tutore dei diritti dell’uomo. Immediatamente però è arrivata la precisazione che i termini per un suo reintegro erano oramai decorsi da tempo. Si sarebbe dovuto cercare qualcos’altro.
In questi giorni, comunque, sia lui sia i suoi uomini hanno insistito sul fatto che il ministero dell’Ambiente debba restare al Desus. Gli altri non hanno mancato di far capire che, comunque, su quella sedia vorrebbero un esperto del settore, in grado di affrontare i molti problemi esistenti e che il partito in un anno si è perso due deputati per strada, proprio a causa dei dissidi con Erjavec. Ad ogni modo adesso si starebbe lavorando per una soluzione "elegante". Per ora l’unico nome che circola è quello del deputato del Desus, Matjaž Zanoškar. Se dovesse diventare ministro il suo posto in parlamento verrebbe occupato proprio da Karl Erjavec, primo dei non eletti nella sua circoscrizione. Tra i suoi meriti in materia d’ambiente quello di aver regolato la discarica di Slovenj Gradec di cui è sindaco.
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