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Biblioteche ricolme d’odio

L’Azerbaijan ha rifornito molte biblioteche della Georgia di libri che incitano all’odio nei confronti degli armeni. Mentre le biblioteche non lo percepiscono come un problema, alcuni membri della comunità azera in Georgia temono possano piantare il seme della tensione tra comunità

11/06/2019, Rahim Shaliyev -

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(Pubblicato originariamente da OC Media il 30 maggio 2019)

Quando Imran Gafarov, un georgiano della minoranza azera, si è imbattuto in un libro pieno di rivendicazioni territoriali e incitamento all’odio contro gli armeni nella biblioteca di Marneuli, una città a maggioranza azera nella regione Kvemo Kartli nel sud della Georgia, è rimasto senza parole.

“Ero nella biblioteca di Marneuli ed ho visto un libro intitolato ‘I monumenti dell’Azerbaijan occidentale’, scritto da Aziz Alakabarli. Ho pensato che fosse sui monumenti storici situati nell’ovest dell’Azerbaijan. Tuttavia, leggendo il libro, è diventato subito evidente si parlasse di monumenti presenti nel territorio dell’Armenia. Il libro era chiaramente ostile nei confronti degli armeni”, ha raccontato Gafarov ad OC Media.

Ci sono due copie di quel libro in biblioteca. Alla tredicesima pagina dell’edizione del 2006 vi sono rivendicazioni territoriali nei confronti dell’Armenia. Alla ventunesima pagina, l’autore sostiene che gli armeni avrebbero commesso genocidi contro gli azeri in quattro occasioni. L’edizione del 2007 contiene una mappa dell’”Azerbaijan occidentale” in cui i luoghi situati in Armenia sono scritti nelle loro varianti linguistiche azere.

La biblioteca contiene altro materiale propagandistico che può essere diviso in tre categorie: incitamento all’odio diretto verso l’Armenia e gli armeni, sostegno al separatismo e alle rivendicazioni territoriali nei confronti dell’Iran e propaganda a favore della famiglia ‘regnante’ in Azerbaijan, gli Aliyev.

Una retorica carica di odio

In ‘Terre georgiane-azere’, l’autore, Eldaniz Ibrahimov, non dichiara apertamente il suo scopo, ma emerge evidente un sottile messaggio per spingere gli azeri che vivono Georgia alla richiesta di indipendenza. Nonostante il libro sia dedicato apparentemente ai monumenti dell’Azerbaijan, prende avvio con un discorso del 1918 fatto dall’allora Presidente del Parlamento della Repubblica dell’Azerbaijan, Alimardan Topchubashov: "Non vi è nulla di tanto flessibile e mutevole quanto la politica. Le nostre speranze di vivere in un periodo di libertà e indipendenza si stanno concretizzando. Non abbiamo mai perso la speranza. Abbiamo sempre creduto che il nostro popolo potesse vivere liberamente e che avremmo fatto qualsiasi cosa per ottenere l’indipendenza. Non abbiamo mai abbandonato quest’impresa e non lo faremo mai perché riconosciamo che niente supera questa fortuna”.

Alla nona pagina del libro, l’autore dichiara ciò che segue: "Alcuni interessanti ricerche vengono ogni tanto pubblicate in merito agli azeri della Georgia. Le loro vite, i loro problemi e le situazioni che vivono sono argomenti rilevanti per i media dell’Azerbaijan. I mass media, inclusi i siti online, dedicano un posto speciale al tema degli azeri che vivono in Georgia. Tuttavia, questo non basta. Le nostre mani dovrebbero costantemente posarsi sul pulsare di Borchali [nome storico di alcune zone dell’area di Kvemo Kartli] dal momento che questa regione ha molta importanza per noi".

Queste sezioni del libro non sono state incluse nelle traduzioni russa e inglese.

Nella stessa biblioteca, il quarto volume della serie "Gli armeni e i fatti" contiene incitamento all’odio più o meno ad ogni pagina. A pagina 1.925, gli armeni vengono descritti come "zingari" e "schiavi": "Gli armeni sono dei nuovi arrivati in Turchia e nel Caucaso e hanno trovato terre perfettamente abitabili. Hanno approfittato dell’ospitalità dei popoli turchi e hanno deciso di stabilirsi permanentemente qua. Ciò nonostante, non sono riusciti a liberarsi dei loro costumi da zingari e sono diventati i burattini politici degli stati più forti. Sono diventati gli eterni nemici dei signori di cui erano i sudditi".

Le pagine 1.942 e 1.943 sono piene di retorica d’odio: "Arriverà il tempo in cui gli armeni saranno maledetti dall’umanità e ricordati dagli studiosi, dai viaggiatori e dalle figure storiche come una tribù di ipocriti, pericolosi, immorali, perfidi che distorce la storia e cambia i nomi dei monumenti, dei siti storici e dei luoghi appartenenti ai turchi rendendoli armeni".

Vi sono anche un numero considerevole di pubblicazioni che sostengono rivendicazioni separatiste contro l’Iran, come i lavori del poeta Khalil Rza Uluturk. La maggioranza di questi libri propagandistici è stata pubblicata su commissione del ministero della Cultura e del Turismo dell’Azerbaijan.

Lana Khashalashvili, direttrice della biblioteca, ha dichiarato ad OC Media di non essere stata a conoscenza della presenza di discorsi inneggianti all’odio nei libri. “Quando la libreria aveva aperto da poco, l’Ambasciata dell’Azerbaijan ha regalato 800 libri in lingua azerbaigiana. Noi non abbiamo l’autorità di controllare questi libri perché consideriamo la biblioteca come un archivio. Non abbiamo il potere di togliere nessun libro dalla lista”.

“Solo un archivio”

Nel febbraio del 2009, il quotidiano azerbaigiano 525-ji Gazet ha riportato che il ministero della Cultura e del Turismo dell’Azerbaijan aveva inviato una quantità rilevante di libri alla biblioteca del Parlamento nazionale della Georgia, all’Università statale di Tbilisi, al Centro culturale azero e alle librerie azere e ad altre istituzioni.

Secondo 525-ji Gazet, la collezione dei libri inviati includeva titoli quali "Heydar Aliyev e la cultura", "Il protettore della nostra cultura e gemme culturali", i libri di Ali Eyvazov "Umanesimo e missione di carità" e "Terrorismo armeno".

Nel dicembre 2009, il servizio in azero di RFE/RL Radio Azadlig ha riportato che la Biblioteca nazionale dell’Azerbaijan aveva spedito 3488 libri in Georgia. Questi libri sono stati distribuiti alle istituzioni di formazione e alle biblioteche. Uno dei libri inviati alla Biblioteca parlamentare nazionale della Georgia era "Il conflitto in Karabakh. Una storia breve" a firma di Akif Naghi. Nel preambolo del libro si afferma che si “presentano i fatti su carattere, aggressività ed espansionismo degli armeni contro il popolo azero fin dal lontano passato”. Dalla prima fino all’ultima pagina, il libro è ricco di insulti diretti al popolo armeno.

La biblioteca contiene inoltre libri che glorificano la famiglia reggente in Azerbaijan.

Secondo il direttore della libreria, Levan Taktakishvili, tutti i libri sono trattati in egual modo e la libreria è considerata un semplice archivio.

“Non è giusto demonizzare collettivamente persone innocenti”

Nonostante Ahmad Imamguliyev, un georgiano della minoranza azerbaigiana militante del partito d’opposizione Partito Georgia Europea, non abbia letto i libri da noi citati, ha dichiarato ad OC Media che l’utilizzo dell’incitamento all’odio è inaccettabile: "È normale dare risposte decise se qualsiasi stato attua politiche sporche. Tuttavia non è giusto demonizzare collettivamente persone innocenti. Epiteti rudi diretti a singoli gruppi nazionali sono inaccettabili. Per esempio, possiamo dire che lo stato russo è un aggressore, ma non abbiamo il diritto di usare certi appellativi per le persone di nazionalità russa”.

Ciò nonostante, Imamguliyev non crede che tali libri possano provocare odio tra le minoranze etniche che vivono in Georgia. A suo avviso questi libri non sono letti da molte persone e tali minoranze etniche in Georgia hanno sempre avuto relazioni amichevoli.

“Lo stato dovrebbe prevenire che certi libri siano portati in Georgia”

Aida Taghiyeva, un’attivista della società civile, georgiana della comunità azerbaigiana, ritiene che i libri che contengono odio dovrebbero essere rimossi dalle biblioteche. "È semplicemente sbagliato riferirsi ad un popolo come ‘rozzo’ o ‘ipocrita’. Lo stato dovrebbe evitare che certi libri arrivino in Georgia", ha dichiarato ad OC Media.

Secondo lei questi libri hanno un “effetto psicologico” sugli azeri che vivono in Georgia. "Come risultato della pressione esercitata dall’Azerbaijan, circa l’80% degli azeri che vivono in Georgia ora prova un certo odio per gli armeni. Nonostante non sia evidente in superficie, si percepisce in certi contesti. Libri del genere rinforzano questa pressione”, ha sottolineato Aida Taghiyeva.

Ha inoltre affermato che questa pressione è parte della strategia politica azerbaigiana. "Il governo dell’Azerbaijan ci vede come parte di loro. Avere azeri in Georgia pieni d’odio contro gli armeni è a loro molto utile. Se un conflitto scaturisse qua, loro li utilizzerebbero a loro vantaggio”, ha detto aggiungendo però che la Georgia comprende che l’Azerbaijan ha sofferto molto durante la guerra. "Abbiamo sempre condannato il genocidio a Khojali e ci rammarichiamo per quello. Ciò nonostante, la giustizia non nasce dall’odio e tutto ciò non significa che dovremmo essere nemici degli armeni in Georgia. Persone innocenti che hanno vissuto nel periodo della guerra non dovrebbero essere prese di mira. Coloro che vivevano in Georgia, in larga parte, non hanno partecipato al conflitto. Questi problemi non dovrebbero essere risolti da noi, ma tra gli stati".

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