Biancaneve secondo Mini Teater
Una Biancaneve che non ha nulla a che vedere con quella di Walt Disney e neppure con quella dei fratelli Grimm. La propone Mini Teater, compagnia slovena, a Napoli Scena Internazionale
È in corso a Napoli, dal 29 settembre al 16 ottobre, l’edizione numero zero di Napoli Scena Internazionale, un festival delle culture sceniche a cui la città si apre, alternando la proposta di produzioni italiane a significative ospitalità di spettacoli stranieri.
Il progetto, nato dalla collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, la Regione Campania e la Provincia di Napoli, il Teatro Mercadante Stabile di Napoli, Nuono Teatro Nuovo e Teatri Uniti, è presentato dai curatori – Ninni Cutaia, Igina Di Napoli e Angelo Curti – in un cartellone fitto di spettacoli, incontri con registi, studiosi, critici, workshops, proiezioni cinematografiche, letture sceniche, concerti, seminari, perfino una mostra e una finestra su una regione del mondo, che quest’anno avrà come protagonista la Catalogna.
L’impresa pare titanica vista la mole di proposte (quasi 50) e la varietà di indirizzi (Coproduzioni; Ospitalità internazionali; Il respiro del teatro; Was ist Tanz? Cos’è la danza? What is Dance?; Teatro napoletano nel mondo; Serata dei continenti; Veles e vents; etc.), ma cattura l’intenzione di dedicarsi alle scene del mondo, qui presenti da tre continenti (Europa, Stati Uniti, Asia) e dieci paesi diversi (tra questi Francia, Belgio, Portogallo, Slovenia, Giappone, Germania, Spagna).
Tra le compagnie ospiti – insieme al coreografo e regista belga Jan Fabre, e ad altri debutti nazionali ed europei – riconosco il Mini Teater sloveno, di Ivan Buljan, per la prima volta in Italia con Schneewittchen-After Party (8 e 9 ottobre, T. Nuovo, Sala Assoli).
Lo spettacolo – realizzato in coproduzione con Novo Kazaliste di Zagabria, Cankarjev Dom di Lubiana, ARL & Festival Karantena di Dubrovnik e Festival Ex Ponto di Lubiana – debutta a Lubiana nel settembre 2002, per poi continuare a girare in numerosi festival internazionali, in Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, ma anche in Austria, Spagna, Russia, Repubblica Ceca e Polonia, ottenendo contemporaneamente premi e riconoscimenti (Premio Speciale della Giuria al 38° Slovene National Festival Borstnikovo Sreèanje e Gran Prix per la migliore performance al Festival Actores-Tempus Art 2004, in Slovacchia).
Il lavoro diretto da Ivica Buljan – figura poliedrica che alterna all’attività di regista quella di giornalista, critico teatrale e drammaturgo – nasce dal testo Schneewittchen dello scrittore svizzero Robert Walser (1878-1956), qui tradotto da Milan Stefe, e, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non ha nulla in comune con la consueta Biancaneve di Walt Disney, né con la versione popolare dei fratelli Grimm.
In linea con il disegno drammaturgico di Walser, il racconto avviene a posteriori e vede protagonisti quattro personaggi impegnati a smontare dalla fine, attraverso le loro esperienze individuali, la storia che ben conosciamo. Buljan sembra così ricostruire non la fiaba, ma la memoria di una fiaba che ai nostri occhi oscilla continuamente tra il piano di realtà e quello surreale, con effetti ora tragici ora comici, che fanno pensare al teatro dell’assurdo.
Biancaneve (Veronica Drolc) è una nevrotica dal collo bianco che invita al morso di un vampiro; il Principe (Robert Waltl, che è pure fondatore e direttore artistico, insieme a Ivica Buljan, di Mini Teater), un perenne indeciso e credulone; la Regina (Ana Karic), si avvicina, secondo le note di regia, al personaggio di Madame Merteul in Le relazioni pericolose; il Cacciatore (Nico Gorsic) è l’elemento virile che chiude il quadrangolo dei quattro eroi di cui pensiamo di sapere già tutto, ma ci accorgiamo di non conoscere nulla, o quasi.
Lo spettatore è condotto in un percorso a ritroso che riapre le scene chiave della storia di Biancaneve per comporre una nuova trama, aperta, interrogativa e sospesa. Non importa che salti la successione logica degli eventi, poiché sono invertiti dal principio, né che si annulli l’analisi psicologica dei personaggi, lì apposta per insinuare dubbio, smascheramento, incoerenza, pronti a sollecitare lo spettatore anche a spettacolo terminato.
Dopo lavori pluriennali su Koltes, Heiner Müller, brevi incursioni nell’universo pasoliniano e più recentemente nei drammi di Elfriede Jelinek, Mini Teater torna a Robert Walser rimarcando il suo percorso di ricerca attraverso la drammaturgia del Novecento e suggerendo la rilettura o la scoperta di un autore a lungo noto solo a un pubblico di specialisti.
* Giulia Mirandola lavora presso la UBU libri, Milano
Link consigliati:
www.napoliscena.org
www.mini-teater.si
www.cd-cc.si
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