Berisha fa ancora paura
Il neo premier albanese Sali Berisha parte all’attacco con la riforma dei servizi segreti. Una mossa ampiamente criticata, soprattutto dalla stampa locale, memore dell’impiego smodato dei servizi durante il precedente premierato di Berisha
L’11 settembre scorso, dopo aver giurato davanti al Presidente della Repubblica, Sali Berisha si è insediato alla guida del governo, assumendo formalmente assieme ai suoi ministri i pieni poteri. Il neo premier è partito subito in quarta, annunciando la riforma dei servizi segreti albanesi (Shish), una struttura che, durante il suo primo governo (’92-’96), aveva abbondantemente usato contro i suoi nemici politici e più in generale contro chiunque osava mettergli i bastoni fra le ruote. Ma mentre i socialisti, passati all’opposizione, continuano a dimostrarsi un po’ troppo distratti dai grattacapi causati dalle dimissioni dell’ex premier Fatos Nano dalla guida del partito, è toccato ai media suonare per primi i campanelli d’allarme. Il fiume di interviste e commenti sull’argomento, versatosi per settimane intere sui quotidiani, ha in realtà dimostrato soltanto quanto Berisha faccia ancora paura.
Shish, un’arma nelle mani di chi?
Con l’arrivo della democrazia, nei primi anni Novanta, gli occidentali consigliarono a Tirana di trasformare i servizi segreti in un’istituzione a parte, che avrebbe fatto capo direttamente al consiglio dei ministri e non più al ministro degli Interni, con lo scopo di togliere così tanto potere dalle mani di un singolo uomo. Per la fragilissima neo democrazia albanese, la formula sembrava essere giusta.
Ma Berisha, allora a capo dello Stato, presto scavalcò il governo: tutte le informazioni raccolte dall’intelligence passavano prima a lui. Bashkim Gazidede, l’uomo al quale Berisha aveva affidato la dirigenza del Shish, fece mutare la natura dell’istituzione in un arma politica nelle mani del Presidente. Gli 007 albanesi venivano usati per spiare e seguire i politici dell’opposizione, i giornalisti dei quotidiani che non piacevano a Berisha e perfino per picchiare i partecipanti alle proteste contro di lui.
Tornato al potere dopo 8 anni, Berisha ha voluto mettere mano subito sui servizi dichiarando di voler far tornare il Shish al Ministero degli Interni, com’era durante la dittatura comunista. Nell’ambiente politico il primo ad invitare Berisha alla calma è stato proprio il Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu, ricordando senza mezzi termini al neo premier le brutte esperienze coi servizi segreti durante la sua presidenza. "Sono decisioni che su cui si deve riflettere per bene – ha detto il capo dello Stato – Non dobbiamo dimenticare le amare esperienze avute in passato coi Shish, nel periodo di Gazidede, quando i servizi erano completamente politicizzati".
Altrettanto attenti sull’argomento anche i media. Per intere settimane quotidiani e TV hanno pubblicato infiniti commenti e interviste, di esperti e non, per la maggior parte contrari a questa nuova "riforma", com’è stata definita dalla destra. Almeno durante i primi giorni del suo governo, i veri oppositori di Berisha sono stati i media (e non la sinistra), fungendo da "watchdog", veri e propri cani da guardia degli interessi dell’opinione pubblica: uno scetticismo generale che ha rivelato quanto Sali Berisha incuta ancora un certo timore.
Agitazione "rosa"
L’opposizione di sinistra, intanto, sembra ancora essere in vacanza. Causa i problemi nei quali si trova il partito leader, quello socialista, alle prese con il vuoto creato dalle dimissioni dell’ormai ex capo Fatos Nano. Per sapere chi lo rimpiazzerà alla guida della "sede rosa", si dovrà attendere il prossimo 20 novembre, quando i socialisti eleggeranno il loro futuro leader che avrà l’arduo compito di riunificate il partito e l’intera sinistra, riportandola al potere.
Il primo candidato a farsi avanti è stato Edi Rama, giovane, popolare ed energico sindaco di Tirana: il primo a chiedere le dimissioni di Nano, ritenuto responsabile per la perdita del potere da parte dei socialisti. Rama ha dichiarato di voler ricompattare l’intero fronte della sinistra per riuscire a battere i democratici già alle elezioni amministrative previste per l’anno prossimo. Nella sua prima intervista dopo la candidatura, Rama ha promesso un’opposizione diversa da quella di Berisha, ma ugualmente dura, che "lascerà senza sonno il Premier e i suoi ministri, e non gli Albanesi". Il sindaco ha lasciato la porta aperta alla "nostra sorella minore", come ha definito il Movimento socialista per l’integrazione (Lsi) di Ilir Meta, creatosi da una scissione dal partito socialista (Ps) e una delle cause della sconfitta alle elezioni del 3 luglio scorso.
Alla fine una promessa molto suggestiva ai socialisti: "Riprenderemo il potere alle prime elezioni generali che si terranno nel Paese". E per quanto possa sembrare difficile, ci sono alcune cifre della Commissione elettorale centrale che sembrano non smentirlo: alle elezioni ha vinto sì Berisha, ma la sinistra in totale ha avuto 130 mila voti in più della destra. Se riuscirà a raggiungere il vertice della "sede rosa", Rama dovrà fare pace non solo tra le varie frazioni del Ps, ma anche con gli scissionisti di Meta; due grandi sfide per niente facili.
Il secondo candidato, sceso da pochi giorni in campo, è l’ex presidente della Repubblica, Rexhep Meidani, simbolo di pace e consenso tra i socialisti. Meidani è stato descritto dai media locali come il candidato prediletto di Nano, nonostante che negli ultimi anni tra i due non ci siano stati buoni rapporti. Pare che l’ex presidente abbia preso la decisione dopo un incontro a quattr’occhi con Nano, il quale – sempre secondo i media – punterebbe alla poltrona del capo dello Stato alla fine del mandato di Moisiu, nel 2007. Per eleggere il nuovo presidente servono 84 voti a favore al Parlamento e per ora la maggioranza di destra ne ha solo 81. Perciò, se i democratici non vorranno rischiare di mandare il Paese alle elezioni anticipate, dovranno trovare il consenso di almeno una parte della sinistra. Infatti, Nano potrebbe essere uno dei candidati consensuali… come del resto fu Moisiu nel 2003. Ma fino ad allora c’è ancora tempo e i socialisti hanno inventato una nuova struttura all’interno del partito: un "Comitato nazionale" che si occuperà di fornire consigli e che sarà diretto proprio dall’ex premier Nano.
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