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Benvenuti all’inferno: i cantieri ferroviari in Georgia

La costruzione di una linea ferroviaria nella Georgia centrale fa parte degli ambiziosi programmi di aggiornamento infrastrutturale del paese. Ma chi vi lavora rischia la salute e la vita

06/03/2018, Luka Pertaia -

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(Pubblicato originariamente da OC Media il 26 febbraio 2018)

In un nebbioso giorno di metà gennaio Tevdore Natsabidze, 58 anni, cammina lungo una stradina fangosa che porta al cantiere dove lavora come manovale. È originario del villaggio di Nebodziri, nella municipalità di Kharagauli, Georgia centrale, 160 chilometri ad ovest di Tbilisi. È attualmente impiegato nella costruzione del tunnel ferroviario di Bezhatubani, un villaggio vicino al suo.

“Qui passano raramente delle auto. A volte un camionista mi dà un passaggio, ma sono abituato a camminare. Mi tengo in forma”, racconta, salendo per una collina prima di attraversare un ponte del 19mo secolo.

“Occorre stare molto attenti qui. In molti sono stati investiti da treni perché non erano sufficientemente attenti”, ammonisce Tevdore, mentre percorre il tratto di ferrovia che arriva sino al cantiere.

Mentre si avvicina alla fermata ferroviaria di Bezhatubani, all’orizzonte si inizia ad intravedere un cantiere. L’unico modo per raggiungerlo è uno stretto sentiero che scende lungo la collina.

Mentre Tevdore raggiunge il cantiere si aggiunge a lui un’altra ventina di uomini, stanno attendendo impazienti un treno che li porti al quartier generale dell’azienda per cui lavorano, nella città vicina di Khashuri. Vanno a discutere, con l’amministrazione dell’azienda, le richieste poste da chi è in sciopero. Ben presto sono raggiunti da molti altri.

“Un progetto per il benessere dei cittadini”

Il cantiere dove lavora Tevdore fa parte di un programma per ammodernare il principale collegamento ferroviario est-ovest del paese, da Tbilisi a Batumi. I lavori più rilevanti vengono fatti sul settore Zestaponi–Kharagauli e su quello Moliti–Kvishkheti. Il costo del programma è di circa 278 milioni di dollari.

La nuova linea ferroviaria andrà a rimpiazzare quella esistente tra Zestaponi–Kharagauli, aggiungendo una traccia ulteriore per collegare i villaggi di Moliti e Kvishkheti. Il progetto prevede lungo la linea sei nuovi tunnel, dei quali 5 sono già stati realizzati, ha dichiarato a OC Media il portavoce dell’azienda statale delle Ferrovie georgiane.

Il primo ministro georgiano Giorgi Kvirikashvili ha dichiarato l’anno scorso che il progetto di modernizzazione delle ferrovie è parte “di un più ampio programma di riforma in quattro punti”. Quest’ultimo include “nuove infrastrutture rispondenti a standard moderni, con nuove stazioni ferroviarie, porti, aeroporti e infrastrutture turistiche”.

Il primo ministro ha sottolineato che “ogni investimento, ogni progetto, è finalizzato al benessere dei nostri cittadini”. Ciononostante i lavoratori impiegati nel cantiere della ferrovia da tempo lanciano l’allarme per la loro salute, messa a rischio da pessime condizioni di lavoro.

Un altro sciopero

È il 19 gennaio. Da cinque giorni circa cinquanta lavoratori hanno incrociato le braccia chiedendo migliori condizioni di lavoro. L’azienda datrice di lavoro è la China Railway 23rd Bureau, ramo locale dell’azienda statale cinese China Railway Construction Corp.

“Non è la prima volta che scioperiamo”, afferma Giorgi Kiknadze, sindacalista e leader de facto del gruppo. A suo avviso nonostante l’azienda abbia promesso “di migliorare le cose” e nonostante alcuni passi siano stati effettivamente intrapresi, le condizioni generali del cantiere restano “intollerabili”.

Dopo un viaggio di 30 minuti da Bezhatubani a Khashuri, i lavoratori in sciopero hanno incontrato Ilia Lezhava e Paata Ninua, vice-responsabili del sindacato NTU, che raccoglie i lavoratori del settore ferroviario, nato nel 2015.

Mentre circa 40 lavoratori attendono nel cortile del quartier generale dell’azienda, i sindacalisti raggiungono un accordo con i datori di lavoro. A tutti viene promesso il pagamento dei permessi di malattia e delle ferie. Lo sciopero è terminato.

Ma l’annuncio arriva con una pessima notizia. Circa 26 lavoratori “non sono più necessari” perché a breve il tunnel verrà terminato. Solo i pochi funzionali alla chiusura dei lavori manterranno i loro posti di lavoro.

Acqua inquinata e ambiente non igenico

Non tutti sono d’accordo con la sospensione dello sciopero. In molti dubitano che l’azienda si occuperà veramente della loro sicurezza. “Ce lo dice l’esperienza”, dice Kiknadze.

Secondo Arsen Latsabidze, lavoratore di 44 anni, i cavi elettrici vengono lasciati esposti nel tunnel, al buio, durante i lavori. “Spesso in pozzanghere”, aggiunge.

Oltre ad accusare l’azienda della pessima situazione della sicurezza sul lavoro e del non pagare malattie e ferie, i lavoratori sottolineano che sono stati disattesi anche numerosi accordi presi. Secondo Jaba Peradze, 40 anni, l’azienda spesso non fornisce nemmeno guanti a sufficienza, obbligandoli ad utilizzarne di consunti. “Forniscono solo due paia di stivali al mese, che, data l’intensità del nostro lavoro, non sono sufficienti. E le calzature sono senza punte in acciaio, per proteggerci i piedi”, protesta.

Inoltre i lavoratori affermano che, ogni volta che piove, l’acqua che bevono è contaminata. “Quando abbiamo chiesto all’amministrazione acqua potabile ci è stato detto di berla dai rubinetti, ma questi sono di fatto collegati direttamente con il fiume Tskhenistskali”, aggiunge Peradze.

I gabinetti e le docce nel cantiere non rispettano alcuno standard sanitario. Dei dieci rubinetti nelle docce comuni e indivise, solo tre funzionano. Lo spogliatoio è sporco e ci si aspetta che siano i lavoratori a pulirlo nel loro tempo libero.

Oltre Bezhatubani

“Lavorare qui è una benedizione e una maledizione allo stesso tempo”, racconta Kiknadze che aggiunge che non ci sono quasi posti di lavoro nel comune e nelle città vicine, e nemmeno a Tbilisi. “Stiamo lavorando qui e almeno guadagniamo un reddito medio mensile di circa 240-320 dollari, ma a quale costo? Non sai mai cosa può capitarti”.

Appena tre giorni dopo l’accordo per la fine dello sciopero, tre operai sono rimasti feriti in un’esplosione nel tunnel. Era stata pianificata per procedere con il tunnel ma diversi operai vicino a dove sono stati collocati gli esplosivi non sono stati avvertiti della detonazione. Un’inchiesta penale è stata avviata per "violazione delle norme in materia di salute e sicurezza".

L’incidente del 22 gennaio non è stato il primo a ferire lavoratori nei cantieri gestiti dal China Railway 23rd Bureau Group. Nel luglio 2017, due operai sono rimasti feriti nello stesso cantiere di Bezhatubani dopo che un masso si è distaccato dal soffitto del tunnel in costruzione. L’azienda ha negato qualsiasi illecito affermando che "durante la costruzione, le norme sulla sicurezza del lavoro sono state rigorosamente rispettate" e aggiungendo che agli operai sono state fornite attrezzature adeguate. "Vi sono spesso infortuni sul lavoro, ma nessuno nell’amministrazione prende precauzioni", dice Kiknadze. China Railway 23 è stata anche in passato accusata di cattive condizioni di lavoro e mancata sicurezza sul lavoro.

Un monitoraggio da parte del sindacato NTU, realizzato nell’aprile del 2017, ha verificato condizioni simili nei cantieri dei villaggi limitrofi di Zvare e Dzirula. Nell’agosto 2016, l’Ufficio del difensore pubblico della Georgia ha rilasciato una dichiarazione in merito al cantiere di Zvare, affermando che i dipendenti si lamentavano della mancanza di "condizioni di lavoro adeguate, ambiente di lavoro sicuro e norme igieniche". Vi si menzionava anche che i lavoratori non avevano familiarità con i contenuti del loro stesso contratto di lavoro.

Ispezioni ignorate

Secondo il monitoraggio del sindacato NTU dell’aprile 2017 l’azienda aveva affrontato solo alcuni dei problemi emersi ad esempio fornendo ai lavoratori delle mascherine per respirare e attaccando alcuni cavi alle pareti. Ma si continuava, secondo il sindacato, a non adottare adeguate precauzioni nello stoccaggio degli esplosivi, che venivano tenuti nei veicoli utilizzati per il loro trasporto. Tra l’altro è stata sottolineata anche la mancanza di kit di pronto soccorso e di adeguato equipaggiamento.

Un successivo monitoraggio condotto sempre dal NTU nell’agosto del 2017 ha messo in rilievo che l’azienda non rispettava un decreto emesso nel 2014 dal governo georgiano perché non era stata adottata alcuna ventilazione nel tunnel, rendendo ai lavoratori la respirazione difficoltosa.

Le conclusioni di ogni monitoraggio sono state inviate all’azienda.

Secondo quando dichiarato a OC Media dal ministero del Lavoro sarebbe ancora in corso l’indagine condotta sull’incidente avvenuto lo scorso 22 gennaio. Il ministero sostiene che propri ispettori hanno visitato il cantiere due volte per determinare le cause dell’incidente.

Il ministero ha dichiarato che il Dipartimento sul lavoro ha controllato i cantieri sia a Zvare che Bezhatubani tre volte dal 2016, evidenziando almeno 30 violazioni di legge. “Sono poi state fornite per iscritto le raccomandazioni più rilevanti”, ha affermato sempre il ministero a OC Media.

Ma le raccomandazioni da parte degli ispettori del lavoro, così come i risultati dei monitoraggi sindacali, non sono vincolanti dal punto di vista giuridico. Per fare in modo che le cose cambino, chi si batte per i diritti dei lavoratori sta facendo pressioni affinché venga modificata la legislazione e venga allargato il mandato degli ispettori del lavoro.

Una legge sul lavoro più severa

Lina Ghvinianidze, a capo dell’Human Rights Education and Monitoring Centre (EMC), con sede a Tblisi, sostiene che l’attuale sistema di ispezioni sul lavoro, adottato nel 2015, "non può essere efficace" emettendo esclusivamente delle raccomandazioni, e dipende dalla "buona volontà dei datori di lavoro nell’ammettere gli ispettori sul luogo di lavoro".

Ghvinianidze aggiunge che i cantieri nei pressi di Kharagauli sono un esempio di quanto l’attuale legislazione sia fallimentare aggiungendo che, nonostante il numero di raccomandazioni emesse nei confronti delle aziende di costruzione, i "loro lavoratori hanno continuato a lavorare in condizioni pessime, rischiando la salute e la vita".

Secondo dati forniti a OC Media dal ministero degli Interni tra il 2010 e il 2017 in Georgia sono stati 359 i morti sul lavoro e 984 i feriti.

Chi si batte per i diritti dei lavoratori – tra cui anche EMC, sindacati ed altri – sta mettendo tutto il proprio impegno per arrivare ad una riforma non solo dell’Ispettorato del lavoro ma della legislazione sul lavoro in generale. si ritiene infatti possa essere un primo e significativo passo per ridurre gli incidenti sui luoghi di lavoro.

Le Ferrovie georgiane hanno dichiarato di non essere responsabili delle condizioni di lavoro nei cantieri di costruzione della ferrovia, aggiungendo che la loro preoccupazione è la qualità di quanto viene costruito. Archil Grishashvili, direttore di China Railway 23rd Bureau Group, non ha voluto commentare in merito alle accuse rivolte all’azienda per cui lavora.

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