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Belgrado: le reazioni

Le dichiarazioni ufficiali dei vertici politici della Serbia, le proteste a Belgrado e in altre città serbe. Alla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo seguiti incidenti nella capitale serba causati da parte di gruppi di hooligan. La cronaca della nostra corrispondente

18/02/2008, Danijela Nenadić - Belgrado

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"La Serbia non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo e Metohija". Con queste parole il presidente della Serbia Boris Tadic si è rivolto al pubblico. Nella dichiarazione registrata – andata in onda su tutte le televisioni nazionali – Tadic ha dichiarato che la Serbia continuerà a lottare per i suoi legittimi interessi con mezzi pacifici, diplomatici e legali. Tadic ha detto che lo stato farà di tutto per aiutare i propri connazionali in Kosovo.

"In questo momento per noi la cosa più importante sono le vite delle persone e la loro sicurezza. La KFOR e l’UNMIK sono obbligati a garantire la sicurezza di tutti i serbi e dei non albanesi del Kosovo, a proteggere le loro case e tutti i nostri luoghi sacri". Tadic ha fatto appello a tutti i cittadini della Serbia, così come ai serbi del Kosovo che in questi giorni facciano prevalere la ragione, aggiungendo che "la Serbia compierà delle mosse responsabili e farà tutto ciò che è in suo potere per annullare la auto proclamazione illegale dell’indipendenza del Kosovo.

Il presidente della Serbia ha invitato tutti gli attori politici del Paese a comportarsi in modo responsabile. "Chiedo a tutti i politici di rilasciare dichiarazioni che invitino i loro simpatizzanti alla pace, alla serietà e al controllo. La retorica dei partiti deve essere immediatamente messa da parte per fare in modo che lo Stato in questa situazione piena di sfide possa agire all’unanimità e in modo responsabile". Tadic ancora una volta ha sottolineato che la Serbia risolverà questa difficile situazione in modo pacifico, con dignità e in modo civile. Il presidente della Serbia è partito per New York per prendere parte alla seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza richiesta dalla Russia e dalla Serbia.

Subito dopo il termine della seduta del parlamento kosovaro, si è rivolto al pubblico anche il premier serbo Vojislav Kostunica. Kostunica ha detto che con la dichiarazione di indipendenza del Kosovo si compie la politica violenta iniziata con l’aggressione della NATO sulla Serbia nel 1999. Kostunica ha definito il Kosovo "un falso stato". Il premier serbo ha indicato come maggior responsabile per la proclamazione dell’indipendenza del Kosovo gli Stati Uniti, aggiungendo che "il presidente degli USA e i suoi seguaci europei verranno iscritti nella storia della Serbia con lettere nere, ma anche in qualsiasi storia del diritto internazionale e nell’ordinamento mondiale basato su tale diritto".

Oggi, secondo le parole di Kostunica, l’Unione europea ha assistito alla sua più grande umiliazione, ha abbassato la testa di fronte alla politica della forza condotta dall’America e dovrà assumersi tutte le conseguenze nocive dell’indipendenza del Kosovo.

Come riportato da B92, Kostunica ha dichiarato che "gli USA hanno costretto l’Europa ad abbassare la testa, ma la Serbia ha rifiutato di umiliarsi. Se non riusciremo noi a correggere l’ingiustizia, lo farà una nuova e migliore generazione". Il premier serbo ha detto che nei prossimi giorni il governo e i partiti politici organizzeranno insieme delle proteste pacifiche, durante le quali mostreranno che la dignità della Serbia è oltre la politica della forza. Le ultime parole che Kostunica ieri ha rivolto ai cittadini sono state le seguenti: "Fino a che esiste il popolo serbo, il Kosovo è Serbia".

Domenica sera si sono incontrati Tadic, Kostuncia e il leader del Partito radicale serbo, Tomislav Nikolic, e si sono accordati per una seduta urgente del Parlamento. I leader si sono accordati anche per una grande protesta a Belgrado, fissata per giovedì prossimo.

Molti ministri del governo serbo hanno atteso in Kosovo il giorno della dichiarazione di indipendenza. Il ministro per il Kosovo e Metohija Slobodan Samardzic ha visitato la parte nord di Mitrovica dove ha dichiarato che la Serbia non rinuncerà mai alla difesa dei propri interessi. Il ministro Ljajic ha visitato il sud della Serbia dove si è incontrato coi rappresentanti delle comunità albanese e serba. Dopo la visita è stato confermato che al sud della Serbia la situazione è tranquilla e senza incidenti.

I cittadini della Serbia hanno potuto vedere sulla BBC e sulla CNN la diretta della seduta del Parlamento kosovaro in cui è stata adottata la dichiarazione di indipendenza. Trasmissioni speciali e edizioni straordinarie sono state trasmesse nel tardo pomeriggio. Nelle prime reazioni a Belgrado si conferma che la Serbia è davanti a grandi sfide e che la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo è un duro colpo per la democrazia serba.

Partecipando alla trasmissione speciale "Kosovo" su B92 l’ex ministro degli Esteri Goran Svilanovic ha dichiarato che il governo kosovaro e la comunità internazionale dovrebbero garantire senza impedimento il funzionamento delle istituzioni serbe del Kosovo settentrionale, e che sarebbe negativo ogni tentativo di integrarle nel sistema kosovaro. La parola divisione è stata impiegata anche dall’analista politico Dusan Pavlovic, dicendo che si aspetta che i serbi della parte nord del Kosovo dichiarino la separazione. Invitato alla trasmissione "Utisak nedelje" di B92, il professore di Scienze politiche presso la Facoltà di Belgrado, Jovan Teokarevic ha ripetuto che adesso ci si aspetta la separazione del Nord del Kosovo, cosa che rappresenta l’ultimo atto del disfacimento della Jugoslavia. Dusan Janjic, coordinatore del Forum per le relazioni etniche e molto ben informato sulle relazioni tra serbi e albanesi non vede alcuna possibilità di divisione. Janjic aggiunge che per il momento il Piano di azione del governo previsto in caso di dichiarazione unilaterale di indipendenza è "lento e non omogeneo". Egli considera che Kostunica stia prendendo tempo e che le proteste pacifiche dovrebbe essere organizzate già nella giornata odierna, sì da prevenire violenze e proteste individuali per le strade.

Le proteste a Belgrado e in Serbia sono in corso da sabato. Prima c’è stata la protesta davanti all’ambasciata slovena, come paese che presiede l’Unione europea, organizzata dalle organizzazioni di estrema destra "1389" e "Dveri srpske", cui si sono aggiunti i tifosi della squadra di calcio della Stella Rossa. Questo meeting si è concluso senza incidenti, con l’affissione di lettere di protesta sull’ingresso della ambasciata e con una liturgia nella chiesa belgradese di San Sava. Domenica i riservisti della Serbia hanno organizzato una manifestazione con la quale hanno cercato di oltrepassare la linea amministrativa con il Kosovo presso il punto di frontiera di Merdare, ma sono stati fermati dai servizi di polizia del Kosovo.

Violenze per le vie di Belgrado sono invece iniziate nel pomeriggio di domenica. Una protesta è stata organizzata davanti all’ambasciata americana. Non si sa ancora chi siano stati gli organizzatori di quest’ultima. Davanti all’ambasciata si sono raccolti perlopiù giovani hooligan che hanno gettato petardi e torce. Nonostante fosse stato annunciato come un raduno pacifico, dopo alcune ore di sosta davanti all’ambasciata, i dimostranti hanno iniziato a lanciare sassi contro la polizia. Alcune centinaia di dimostranti si sono recati fino all’ambasciata slovena dove con lancio di sassi hanno mandato in frantumi i vetri dell’edificio. Lungo il percorso che porta all’ambasciata i dimostranti hanno divelto i cassonetti dell’immondizia e i cartelli stradali, attaccando i giornalisti e distruggendogli le telecamere.

Sono stati distrutte anche le sedi del Partito liberal democratico. Sono stati demoliti i ristoranti McDonald’s del centro della città, mentre la polizia ha impedito che venisse demolito il centro commerciale sloveno Merkator. Più di trenta persone, perlopiù poliziotti e giornalisti, sono finite al pronto soccorso. A Belgrado sono state attaccate le equipe dei giornalisti di B92, Studio B, Palma plus e della televisione croata RTL. Incidenti ci sono stati pure a Novi Sad dove hanno protestato i tifosi della squadra di calcio della Vojvodina. Sono stati distrutte alcune vetrine, compreso il McDonald’s.

Giorni di tensione e di difficoltà attendono la Serbia. I vertici di stato della Serbia, così come i partiti di opposizione, devono trovare un modo per far sì che la crisi venga canalizzata e che così vengano impedite le violenze. Nei prossimi giorni la Serbia non sarà di sicuro tranquilla e stabile, il sentimento di ingiustizia e di delusione indica al meglio il sentire della maggior parte dei cittadini della Serbia.

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