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Belgrado – L’Aia, primi segnali di disgelo

A distanza di oltre un anno dalla notifica dell’accusa il generale in pensione Vladimir Lazarevic, accusato di crimini di guerra, ha deciso di consegnarsi volontariamente al TPI dell’Aia. Una decisione presa dopo ripetuti richiami da parte della comunità internazionale. Insieme con Lazarevic sono attese le consegne di altri tre generali accusati, dei quali uno risulta espatriato in Russia

01/02/2005, Luka Zanoni -

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È stato necessario più di un anno perché il primo dei quattro generali accusati di crimini di guerra dal Tribunale internazionale dell’Aia decidesse di consegnarsi volontariamente.

L’accusa contro il generale in pensione Vladimir Lazarevic e gli altri tre generali incriminati, Sreten Lukic, Vlastimir Djordjevic e Nebojsa Pavkovic, fu inoltrata dal TPI dell’Aia il 22 settembre 2003 e confermata il 2 ottobre dello stesso anno.

I quattro generali sono accusati dal Tribunale dell’Aia di crimini contro l’umanità commessi a danno degli Albanesi kosovari, e di violazione delle leggi di guerra, durante il conflitto in Kosovo nel 1999.

All’epoca della notifica delle accuse, ci furono proteste e raduni organizzati in alcune zone della Serbia (Leskovac, Nis, Belgrado) a sostegno degli accusati. Ci si ricorderà della parata a difesa dell’allora capo della polizia Sreten Lukic, organizzata dalle forze dell’ordine e appoggiata da alcuni politici locali.

Attualmente Lukic è in attesa di un controllo da parte dei medici dell’Aia a causa del suo cagionevole stato di salute a seguito di un intervento chirurgico subito di recente. Nebojsa Pavkovic nonostante abbia spesso ripetuto che non si consegnerà all’Aia, per voce del suo avvocato ha fatto sapere che sta già preparando la difesa. Mentre per quanto riguarda il generale Vlastimir Djordjevic si presume sia espatriato in Russia.

Forte dell’appoggio degli ambienti militari e di una parte della popolazione, Lazarevic fu sempre apertamente contrario alla verifica del Tribunale dell’Aia. Lo scorso anno aveva dichiarato ai media che "attraverso il nostro destino si risolve pure il destino della Serbia, perché questa accusa è un’accusa contro il nostro esercito. La Serbia con l’accettazione di tali accuse deve amnistiare i taciuti crimini dei terroristi albanesi, e perdonare il grande crimine contro la pace, portato a termine dai Paesi NATO" (B92).

Dopo l’omicidio di Zoran Djindjic, l’allora governo in carica del premier Zivkovic, scansò a piè pari la questione della consegna dei generali, appellandosi al pericolo di instabilità del Paese, nel caso si fosse presa la decisione di arrestare gli accusati.

La linea dell’attuale premier, Vojislav Kostunica, è sempre stata quella di privilegiare la consegna volontaria degli accusati dal TPI dell’Aia. Un comportamento ampiamente criticato dalla procuratrice Carla del Ponte, per la sua inefficacia.

Sotto pressione internazionale Kostunica si è affaticato nelle scorse settimane per trovare un’intesa con il generale Lazarevic. Intesa che, il 28 gennaio, è sortita nella decisione di Lazarevic di accettare la sua consegna presso il Tribunale internazionale.

Benché il quotidiano "Danas", nei giorni scorsi, scriveva che la decisione del governo americano di congelare 10 milioni di dollari di aiuti alla Serbia, fosse in realtà una mossa mediatica per preparare la gente alle imminenti consegne, vero è che dal versante internazionale, a più riprese, sono giunte preoccupanti considerazioni sulla mancata collaborazione col TPI.

Non da ultimo la decisione di Javier Solana di non far visita a Belgrado e la minaccia di un giudizio negativo sull’atteso studio di fattibilità, previsto entro la fine di marzo. Documento che rappresenterebbe un primo passo della Serbia verso l’UE.

Alla domanda se questa notizia della consegna di Lazarevic possa essere un segnale sufficiente per dimostrare all’UE che la Serbia è pronta alla collaborazione con il TPI dell’Aia Il direttore della Direzione dell’Ue per i Balcani occidentali, Reinhard Pribe, ha precisato che "non desidera contare i generali" e che "L’annuncio è un annuncio. Ciò che desideriamo è vedere una significativa collaborazione".

Dai funzionari di governo e di partito, la decisione di Lazarevic è stata letta come un primo passo nella giusta direzione, ed in alcuni casi anche con una punta di orgoglio nazionalistico.

Nel comunicato stampa del governo, Kostunica sostiene che "la decisione di Lazarevic è in accordo con la lunga tradizione dell’esercito serbo, nella misura in cui un ufficiale fino alla fine lotta per gli interessi del suo Paese e del suo popolo".

Secondo il ministro degli esteri Vuk Draskovic, Lazarevic si è comportato in modo "onorevole e responsabile". Mentre per il vice premier Miroljub Labus la decisione di Lazarevic "è il primo passo veramente significativo, ma è solo il primo". Il partito di Labus, G17 Plus, e quello di Draskovic, SPO, avevano posto delle condizioni per poter rimanere nella coalizione di governo, tra le quali figurava appunto la collaborazione con L’Aia.

Secondo quanto scrive Ivan Torov, in un editoriale del quotidiano "Politika" (30 gennaio), "benché ad alcuni darà fastidio l’enorme quantità di espressioni di ringraziamento e di eroismo sul conto degli accusati di crimini di guerra, il governo ha tenuto conto di una cosa molto semplice: per esso, la forte la sensazione tra i comuni mortali che conviene essere un accusato dell’Aia sarà un problema minore rispetto al doversi confrontare con altre questioni – dimissioni del governo, ossia perdita di potere, e sua eventuale divisione con i radicali e socialisti oppure le elezioni anticipate".

Dal canto suo il governo di Belgrado cerca di insistere sulla difesa in libertà e sulla possibilità che gli accusati vengano processati in patria. Una possibilità richiesta pure dal generale Lazarevic e dagli altri generali accusati, ma per ora rigettata dal TPI dell’Aia. Secondo Florence Hartmann, portavoce di Carla del ponte, è ancora presto per dire se il generale Lazarevic potrà difendersi a piede libero.

Vladmir Lazarevic nel 1998 era comandante del Corpo di Pristina, del quale rimase alla guida durante i bombardamenti della NATO nel 1999. Nel 2000 Lazarevic sostituisce Nebojsa Pavkovic alla funzione di comandante della Terza armata dell’esercito jugoslavo. Nell’aprile del 2002 Vojislav Kostunica lo promuove a capo del Settore terrestre dell’esercito. Viene destituito da tale funzione dal Consiglio per la difesa nell’agosto del 2003. Il presidente Boris Tadic, allora ministro della difesa, disse che non era accettabile che un capo di stato maggiore fosse accusato o sospettato di crimini di guerra.

L’arrivo di Lazarevic nella capitale olandese è previsto per la fine di questa settimana.

vedi anche:

Belgrado e L’Aia, rapporti difficili

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