Balcani: ripensare i manuali di storia
Una collana di volumi didattici prodotta da un’eccezionale sinergia tra storici ed esperti di vari paesi si arricchisce ora di un manuale sui conflitti balcanici degli anni Novanta
La collana di volumi didattici dedicata alle vicende del sud-est Europa promossa dal Center for Democracy and Reconciliation in Southeast Europe (CDRSEE ) di Salonicco si arricchisce con la pubblicazione dei nuovi materiali relativi alla seconda metà del Novecento. A dodici anni dalla realizzazione dei primi quattro volumi, che ripercorrevano il passato della regione fino alla Seconda guerra mondiale, sono ora a disposizione due nuovi testi: “La Guerra fredda 1944-1990” e l’ultimo capitolo intitolato “Guerre, divisioni, integrazione 1990-2008”.
Se le prime pubblicazioni del CDRSEE non avevano mancato di fare discutere, il volume dedicato alle vicende più recenti rappresenta certamente la sfida maggiore. Al centro dell’attenzione si trovano infatti eventi e circostanze risalenti al periodo bellico che sono ancora oggi motivo di forti contrasti nell’area post-jugoslava, in un dibattito pubblico che sembra sempre più distante dai tentativi di distensione di qualche anno fa.
In quasi due decenni di impegno, il progetto del CDRSEE ha coinvolto e messo a confronto studiosi provenienti da tutti i paesi dell’area: dalla Slovenia fino a Cipro. Nelle ultime settimane i nuovi volumi sono stati presentati nelle diverse capitali: Pristina, Tirana, Podgorica, Belgrado, Zagabria e Sarajevo. A testimonianza della dimensione europea del progetto, il Parlamento di Bruxelles ha ospitato una presentazione dei testi alla quale hanno partecipato il commissario per l’allargamento Johannes Hahn, diversi parlamentari ed esperti.
Le istituzioni europee, d’altra parte, hanno avuto un peso crescente nella lista di donatori che il CDRSEE è riuscito a coinvolgere nel corso degli anni. Ulrike Lunacek, vicepresidente del Parlamento europeo, ha voluto sottolineare il valore di questo tipo di iniziative in tempi caratterizzati dalla “crescita dei nazionalismi e di definizione esclusive di etnicità in molte parti del mondo, nei Balcani occidentali ma anche all’interno dell’Unione Europea a un livello che nessuno di noi avrebbe creduto possibile”.
I testi scolastici fanno parte dell’esperienza quotidiana delle nuove generazioni. Al contempo godono tradizionalmente dell’attenzione degli apparati dello stato moderno, in quanto mezzo privilegiato per la formazione dell’identità dei nuovi cittadini. I manuali di storia in particolare condensano, semplificano e rendono coerente il passato di una comunità. La logica è spesso strettamente nazionale, mentre più di rado trovano spazio l’educazione al multiculturalismo e a concezioni fluide o ibride dell’identità. Nei paesi del sud-est Europa sono numerosi gli studiosi che hanno denunciato il ruolo dei manuali di storia nel riprodurre le logiche di contrapposizione affermatesi negli anni Novanta. Al contempo, il rapporto con il passato è spesso al centro di progetti volti a promuovere una riconciliazione che non si limiti al piano diplomatico, ma che si muova dal basso attraverso la collaborazione tra i vari attori della società civile.
Ripensare i manuali scolastici in chiave multiprospettiva
Il lavoro del CDRSEE si colloca tra le esperienze di ripensamento dei manuali di storia messe in atto in Europa e nel resto del mondo negli ultimi decenni. Tuttavia, Dubravka Stojanović, storica che da tempo si occupa di libri di testo e una delle responsabili del progetto, ha evidenziato per OBCT come la metodologia utilizzata “si differenzia dalle altre pubblicazioni simili. Il famoso manuale comune tedesco-francese aveva come scopo di giungere a una narrazione, partendo dall’idea che le due storiografie avevano risolto le controversie e si era arrivati a un’interpretazione unica. Il nostro gruppo ha espresso dei dubbi rispetto a questo approccio, perché anche se le storiografie nazionali sono giunte a ‘una verità’, è possibile che diversi settori di quelle società non siano ‘d’accordo’ e abbiano le proprie ‘memorie private’ rispetto a quegli eventi. Questo è quello che è successo in ex Jugoslavia, dove si è creata una differenza tra la ‘verità ufficiale’ e quelle che i gruppi nazionali o parti di essi ‘hanno coltivato a casa, al tavolo da pranzo’. Su quelle differenze si è successivamente preparata la guerra per l’eredità jugoslava”.
Un altro esempio evocato è quello del manuale condiviso israelo-palestinese: “Qui è stata applicata un’altra metodologia. Su una colonna viene proposta la narrativa palestinese relativa a un evento, sull’altra quella israeliana, e in mezzo viene lasciato uno spazio vuoto destinato agli studenti perché scrivano quello che loro pensano”.
L’approccio del CDRSEE, spiega Dubravka Stojanović, “si differenza per il fatto che si tratta di una collezione di fonti storiche, accompagnate dalle nostre brevi spiegazioni, dalle domande e dai suggerimenti per il lavoro in classe. La metodologia principale è quella della multiprospettività: abbiamo confrontato fonti relative allo stesso avvenimento e provenienti dalle diverse parti interessate, con l’aiuto delle domande abbiamo quindi incoraggiato il dibattito sulle diverse interpretazioni. Lo scopo principale è quello di presentare agli studenti come alcuni eventi vengono visti ‘dall’altra parte’ e aprire il dibattito a lezione”.
I conflitti degli anni Novanta
Scorrendo la versione disponibile online dei nuovi materiali è possibile rendersi conto come tale approccio sia stato applicato alle vicende degli anni Novanta. Innanzitutto, gli eventi jugoslavi vengono inseriti in un quadro più ampio, che comprende le vicende di tutto il sud-est Europa fino agli anni 2000. Non vengono trattati solamente i fatti istituzionali e militari, ma anche le questioni economiche, sociali e culturali. Nel capitolo dedicato ai conflitti, superate le introduzioni generali, si incontrano le raccolte di fonti che riguardano le svolte politiche più significative e gli eventi più controversi: dalla partita Dinamo Zagabria – Stella Rossa alla battaglia di Vukovar, da Srebrenica all’Operazione Oluja fino ai fatti di Račak. Articoli di giornale, programmi politici, trascrizioni di riunioni ai vertici, testimonianze raccolte dalla giustizia internazionale offrono diversi punti di vista. L’intera struttura punta a favorire l’apprendimento attivo e la riflessione critica, stimolando la comparazione e la verifica delle interpretazioni.
Naturalmente, la multiprospettività non è priva di aspetti problematici, soprattutto quando i punti di vista confrontati finiscono per ricalcare quelli nazionali. Stefano Petrungaro, ricercatore dell’Università di Regensburg, pur riconoscendo il valore dell’iniziativa, si è domandato se nella costruzione delle narrazioni di lungo periodo non ci sia “forse il rischio che il risultato sia l’affiancamento di due o più narrazioni parallele e, di nuovo, per nulla o quasi intercomunicanti”. Il lavoro laboratoriale sui singoli temi che i materiali del CDRSEE propongono agli insegnanti e alle classi dovrà prevenire questo genere di letture.
Reazioni e critiche
Le reazioni ai contenuti dei volumi non hanno invece tardato a manifestarsi nei diversi paesi. Fino a oggi hanno avuto maggiore visibilità in Croazia, dove giudizi critici sono apparsi anche su alcune tra le principali testate giornalistiche, (fra cui Večernji list e Jutarnji list ). In particolare viene contestata l’insufficiente attenzione dedicata alle sofferenze di Vukovar e la mancanza di una netta distinzione – anche in senso nazionale – tra “aggressori” e “vittime”. Nell’arena politica la questione è stata rilanciata da Ruža Tomašić, unica parlamentare europea del Partito Conservatore Croato, che ha presentato un’interrogazione alla Commissione sulla “relativizzazione della storia croata e della Guerra patriottica".
D’altra parte, dopo anni di impegno per accreditare il proprio lavoro, il CDRSEE sottolinea come la realizzazione dei volumi più delicati dell’intera collana abbia ottenuto “il supporto di quasi tutti i ministri dell‘Educazione dei Balcani occidentali“. Il dialogo con le istituzioni rimane uno degli obiettivi principali del progetto. La scelta di proporre dei materiali integrativi, e non dei veri e propri manuali sostitutivi, è stata presa per favorire un dialogo considerato necessario alla loro diffusione. Le presentazioni delle scorse settimane nei diversi paesi hanno visto la partecipazione di titolari o rappresentati dei ministeri competenti. Mentre da più parti è stato espresso sostegno alla traduzione nelle lingue locali della prima versione in inglese e alla diffusione dei materiali didattici.
Il principale problema nei prossimi anni rimarrà tuttavia l’effettivo impatto dei volumi pubblicati. Nella logica del progetto viene data grande importanza al lavoro con gli insegnanti, per i quali vengono regolarmente organizzati workshop volti a favorire l’utilizzo dei testi. Il CDRSSE calcola in almeno 400.000 gli studenti che hanno avuto accesso ai materiali prodotti dal Centro. Tuttavia, nonostante le dichiarazioni di supporto, non mancano le resistenze al cambiamento dei programmi didattici e ancora oggi resta difficile farsi un’idea complessiva delle ricadute del progetto.
I volumi appena pubblicati comunque rafforzano un progetto di grande interesse, prodotto di un’eccezionale e longeva sinergia tra storici ed esperti provenienti da un numero di paesi particolarmente ampio. Oltre a rappresentare un’occasione per i sistemi d’istruzione della regione, meritano attenzione anche fuori dai suoi confini, sia per le modalità e le peculiarità della loro realizzazione sia come strumento utile a un pubblico più largo per approfondire una parte significativa della storia europea.
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