Azerbaijan: “Vieni, vota, eleggi”
Domenica 7 novembre si vota per il rinnovo del Parlamento in Azerbaijan. L’opposizione partecipa alle elezioni, nonostante le pressioni da parte del governo e le preoccupazioni espresse dagli osservatori internazionali sulla democraticità della consultazione
Mancano solo due giorni alle elezioni parlamentari in Azerbaijan, ma nel Paese l’informazione sul voto è scarsa. Sembra che le elezioni non siano una priorità in un periodo in cui i prezzi per cibo e beni di prima necessità sono in crescita mentre gli stipendi rimangono bassi. Vi è una sensazione di apatia diffusa e si prevede un basso livello di partecipazione al voto.
Candidati indipendenti e d’opposizione stanno facendo gli ultimi sforzi per raggiungere il pubblico, ma in vari casi hanno ceduto di fronte alle intimidazioni, alle pressioni verbali e psicologiche o alle verifiche aggiuntive disposte dal governo ed hanno ritirato le proprie candidature. Recenti modifiche in senso restrittivo alla legislazione sui visti di ingresso nel Paese, cambiamenti che secondo alcuni osservatori potrebbero essere legati al voto del 7 novembre limitando l’accesso di giornalisti e osservatori internazionali, contribuiscono a sostenere il clima di disillusione sulla democraticità delle elezioni di domenica.
Cambiamenti
Queste sono le quarte elezioni parlamentari in Azerbaijan a partire dal crollo dell’Unione Sovietica, e la comunità internazionale sembra interessata a monitorarne l’andamento, anche perché le autorità locali hanno dichiarato che il voto avrà luogo in modo completamente democratico. Il Paese eleggerà i 125 deputati che per i prossimi cinque anni saranno membri del parlamento in elezioni a sistema maggioritario.
Questa è la prima volta che l’opposizione partecipa attivamente al voto dopo le elezioni del 2005. Alcuni partiti dell’opposizione avevano infatti denunciato l’irregolarità di quelle elezioni, ed avevano deciso di boicottare le successive competizioni elettorali. In totale, la commissione elettorale ha registrato 691 candidati dei 1.115 che avevano fatto richiesta. Inizialmente, 704 candidature erano state approvate, ma alcuni candidati hanno deciso di ritirarsi.
Poco sorprendentemente, lo YAP (Yeni Azerbaijan Partiyasi/Partito Nuovo Azerbaijan), il partito che ha ininterrottamente governato l’Azerbaijan per gli ultimi 15 anni, è la forza politica con il maggior numero di candidati (111). Attualmente, lo YAP è il primo partito nel parlamento azero, con 63 seggi su 125 e un ampio sostegno da parte degli “indipendenti” (45 seggi). Gli altri candidati rappresentano varie forze politiche o sono indipendenti. La seconda forza politica per numero di candidati alle prossime elezioni è il Fronte Popolare Azero-Musavat (APFP-Musavat), una coalizione di due partiti con 33 candidati.
Sono presenti numerosi osservatori elettorali. Alcuni rappresentano organizzazioni internazionali, altri afferiscono ad organizzazioni della società civile locale. Il Centro per il Monitoraggio Elettorale e gli Studi Democratici (Election Monitoring and Democracy Studies Center), una ONG locale, vanta il maggior numero di osservatori sul territorio. Altre sette ONG si sono unite in una coalizione di monitoraggio elettorale, “Parlamento 2010”.
Cosa manca?
Nel 2008 è stata adottata una legge sul diritto di assemblea, ma non è stata ancora concretamente messa in pratica. Qualsiasi tentativo da parte di forze non pro-governative di organizzare una manifestazione nel centro di Baku si trasforma in una lotta, in cui le autorità locali di solito hanno la meglio e i tentativi dei candidati dell’opposizione vengono frustrati.
Secondo il più recente report dell’ OSCE/ODIHR "una manifestazione annunciata dall’APFP-Musavat per il 17 ottobre non è stata concessa dal governo locale di Baku”. Gli organizzatori hanno successivamente deciso di annullare l’evento, temendo che i loro sostenitori si ritrovassero ad affrontare “violenza o arresti da parte delle forze di polizia” o che “la partecipazione a una manifestazione non autorizzata da parte di candidati del blocco elettorale potesse essere utilizzata come motivazione per togliere i loro nominativi dalle liste elettorali”.
L’attuale codice elettorale era stato frettolosamente emendato nel giugno del 2010 e, secondo un report dell’OSCE , non soddisfa gli standard internazionali per quanto riguarda la “composizione delle commissioni elettorali, le procedure per la risoluzione di dispute elettorali, le regole per il riconteggio e l’invalidazione dei risultati.”
La questione della composizione della Commissione elettorale centrale merita particolare attenzione. Infatti, sebbene sia uno dei principali enti responsabili per la condotta delle elezioni, la sua attuale struttura è dominata da rappresentanti pro-governativi. Raccomandazioni della Commissione di Venezia e dell’OSCE/ODIHR, che suggerivano un cambiamento nella composizione di questo organo, non sono state prese in considerazione.
Sono inoltre state rilevate alcune discrepanze nel processo di registrazione tra i candidati del partito di governo e i candidati di altri partiti. Tutti i 111 candidati dello YAP infatti sono stati immediatamente registrati, mentre sono stati accettati solo 33 dei 79 candidati del blocco APFP-Musavat. Una situazione simile si è notata anche per i candidati di altre forze elettorali, a partire dal blocco “Karabakh” (30 candidati accettati su 67 presentati) e “Per l’essere umano” (19 su 50).
Alcuni candidati sono stati soggetti a pressioni e intimidazioni. Ad un candidato nel distretto di Berde, Elnur Majidli, sono state sottratte le firme raccolte da un suo stesso parente. In seguito, alcune delle firme che aveva raccolto sono state annullate perché, come Majidli ha spiegato in seguito, alcuni elettori sono stati spinti a ritirare la propria firma dalle autorità locali.
La copertura dei media locali rimane insoddisfacente, anche perché la maggior parte dei canali televisivi locali sono in un modo o nell’altro legati all’attuale governo. Di conseguenza, il pubblico generico si ritrova a seguire la copertura della campagna elettorale con poca o nessuna attenzione dedicata ai candidati dell’opposizione. Un solo canale televisivo trasmette dibattiti con tutti i candidati.
La carta stampata offre maggior varietà di opinioni, ma alcuni giornalisti sono stati vittime di ricatti. Il 25 ottobre scorso Lider Tv, un canale televisivo locale noto per la sua retorica filo-governativa, ha mostrato un video di quattro minuti e mezzo mostrando un redattore del giornale di opposizione “Azadliq”, Azer Akhmadov, mentre faceva sesso con una donna. In seguito all’episodio il redattore ha dato le sue dimissioni e si trova attualmente in Turchia.
Un ultimo cambiamento riguarda le recenti modifiche alle regole per ottenere visti di ingresso in Azerbaijan. Prima infatti era possibile ottenere un visto azero direttamente all’aeroporto di Baku, ma da metà ottobre questo non è più possibile.
Secondo Fuad Algasarov, capo del Dipartimento per il coordinamento delle agenzie per l’applicazione delle leggi presso l’amministrazione presidenziale, i recenti cambiamenti rappresentano semplicemente un passo avanti per quanto riguarda la regolamentazione dei flussi migratori. “Recenti modifiche alla procedura per l’ottenimento del visto non sono dirette contro persone provenienti dall’Europa e, più in generale, non sono dirette contro nessuno in particolare. Sono mirate ad assicurare gli interessi nazionali dell’Azerbaijan”, ha spiegato Fuad Alasgarov in un’intervista al sito di informazione Today.az, aggiungendo che “accordi per l’abolizione dei visti tra Azerbaijan e altri Paesi avvengono seguendo il principio della reciprocità.”
Il rappresentante dell’amministrazione presidenziale ha inoltre dichiarato infondate le accuse secondo cui questi cambiamenti sarebbero mirati a rendere più difficile seguire le elezioni per giornalisti ed osservatori internazionali. “Vorrei sottolineare che i cambiamenti legislativi relativi alle politiche dei visti sono stati pubblicati il 14 settembre, quasi due mesi prima delle elezioni. Tutti hanno avuto quindi il tempo di ottenere un visto alle nostre ambasciate”. Si sono comunque registrati numerosi casi di persone che non erano informate dei cambiamenti ed hanno quindi avuto difficoltà ad entrare nel Paese.
A pochi giorni dalle elezioni, vi sono poche speranze che questo voto possa soddisfare gli standard internazionali. Sembra probabile inoltre che vi sarà uno scarso livello di partecipazione e che non vi saranno significativi cambiamenti per quanto riguarda la distribuzione dei seggi all’interno del parlamento. In parte, l’elezione di candidati indipendenti o afferenti a partiti diversi da quello di governo dipenderà anche dalla trasparenza del processo elettorale, e da quanto le autorità saranno pronte a fare per mantenere le proprie posizioni e la propria influenza.
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