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Azerbaijan, sette figli e una figlia

In Azerbaijan nascono ogni anno molti più maschi che femmine. Questo è legato alla diffusa pratica degli aborti selettivi, un fenomeno che coinvolge anche la vicina Armenia e la Georgia. Storie da Baku

19/04/2012, Arzu Geybullayeva - Baku

Azerbaijan-sette-figli-e-una-figlia

Anam, bacım qız gelin,
Elayağı düz gelin.
Yeddi oğul isterem.
Birce dene qız, gelin

 

("Madre, sorella, sposa bambina.
La sposa verace.
Vorrei sette figli,
solo una ragazza, sposa")

 

Questa breve strofa proviene dal folklore azero ed è tradizionalmente recitata quando lo sposo va a prelevare la futura sposa dalla sua casa. Sulla vita della sposa viene posto un nastro rosso mentre queste parole sono recitate da un parente dello sposo, preferibilmente il fratello o il cugino. Queste poche parole apparentemente innocenti hanno un impatto molto più dannoso e pericoloso di quanto potrebbe sembrare e vanno ben oltre il semplice folklore.

Il dominio maschile in Azerbaijan non è una novità. A comandare in famiglia sono spesso padri, zii e cugini, così come succedeva secoli fa. Nelle famiglie più tradizionalmente conservatrici, le scelte delle giovani donne come studiare, vivere all’estero e vivere in modo indipendente sono limitate dalla volontà del capofamiglia. Non è così per i figli maschi, liberi di viaggiare e vivere come vogliono, purché ogni tanto tornino al nido, diano una mano ai genitori e si diano un’apparenza di figli amorevoli.

La discriminazione inizia già dalla nascita. Il matrimonio, sacro come in molte altre culture, porta con sé molte responsabilità, più per la sposa che per lo sposo. Deve partorire entro il primo anno di matrimonio, e guai se non è un maschio: un neonato maschio è una questione di prestigio non solo per il padre, ma anche per la madre, la suocera e le altre donne della famiglia, che potrebbero arrivare ad isolare la sposa fino al momento di programmare una nuova gravidanza. Se la coppia preferisce aspettare un po’ per il primo figlio, deve faticare molto a convincere le famiglie di provenienza e sperare nella loro apertura ad una visione più moderna del matrimonio.

Quando però il primo nato è femmina, cominciano le pressioni per avere il secondo, preferibilmente maschio. E qui entra in gioco l’aborto. Le statistiche sul rapporto fra maschi e femmine sono già allarmanti: secondo i dati più recenti forniti dal Comitato nazionale di statistica dell’Azerbaijan, nel 2010 sono nati 89.134 maschi contro 76.509 femmine. Un rapporto M/F alla nascita di 116 a 100, che supera anche il valore di 112 citato con preoccupazione da Doris Stump nella recente relazione al Consiglio d’Europa. Sempre nel 2010, molti dei 26.800 aborti effettuati in Azerbaijan sono stati selettivi. Gli indicatori per il 2011 e il 2012 non sono ancora disponibili, ma dal 2000, insieme ad un aumento delle nascite, si registra un aumento nel numero degli aborti.

  2000 2005 2007 2008 2009 2010
Totale dei nati vivi  16.994 141.901 151.963 152.086 152.130 165.643
Aborti   17.500 19.600 22.300 25.300 24.600 26.800

Cosa c’è di male ad avere una bambina?

Molte persone in Azerbaijan attribuiscono gli aborti alla tradizionale cultura patriarcale che considera generare un maschio una conferma di virilità. Le femmine sono invece viste come un peso, poiché al matrimonio lasciano la famiglia, mentre i ragazzi rimangono a prendersi cura dei genitori anziani vivendo con loro oppure, in caso si trasferiscano, tornando regolarmente a far loro visita ed aiutarli, anche economicamente. E, naturalmente, i figli maschi sono considerati preziosi per la perpetuazione della famiglia, del cognome e della reputazione.

Ci sono anche altre ragioni. Secondo Mehriban Zeynalova, direttrice della ONG locale "Clean World", l’ignoranza dei metodi contraccettivi è molto diffusa, in particolare fra le ragazze, come evidenziato da una ricerca che rileva anche l’alto numero di aborti al di fuori delle grandi città.

Nel corso degli ultimi mesi il parlamento azero ha discusso la possibilità di vietare l’ecografia per combattere gli aborti selettivi , ma non sarà certo questo a risolvere il problema. Nella sua introduzione, il parlamentare Musa Guliyev ha ammesso che il provvedimento non toccherebbe il cuore del problema, e in effetti vietare le ecografie potrebbe creare ulteriori problemi. Le famiglie con accesso ai migliori servizi medici potrebbero comunque effettuare le ecografie all’estero. E nelle regioni in cui le donne devono affrontare maggiori pressioni sociali e culturali, il divieto potrebbe aggravare il problema portandole a misure più disperate con conseguenze ancor più pericolose. Tuttavia, a differenza di Guliyev che vorrebbe lasciare al tempo la soluzione, crediamo invece che autorità e istituzioni dovrebbero agire rapidamente.

La preferenza per i figli maschi non si ferma infatti ad una semplice ecografia, ma deriva da stereotipi di genere profondamente radicati, a volte (ma non necessariamente) più persistenti nei luoghi dove l’accesso alla conoscenza è più ristretto. Eppure il fenomeno degli aborti selettivi è molto diffuso anche nella capitale, dove le famiglie benestanti hanno più facile accesso a strutture mediche private. Di conseguenza, una risposta immediata deve coinvolgere scuola, sanità e consultori: dati statistici, analisi e indicatori possono infatti raccontare solo una parte della storia.

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