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Azerbaijan: retate anti-Lgbt

Li hanno fermati per strada, nel luogo di lavoro, nei loro appartamenti. Decine di membri della comunità Lgbt azera sono stati arrestati in Azerbaijan. La colpa? Il regime non tollera la diversità

03/10/2017, Durna Safarova -

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(Pubblicato originariamente da Eurasianet.org il 27 settembre 2017)

Il 22 settembre, un ragazzo di 19 anni, un aspirante fashion designer che al momento lavora in un negozio di cosmetici, stava camminando nel centro di Baku. Un altro uomo – giovane, di bell’aspetto e ben vestito – l’ha approcciato e ha provato ad avviare una conversazione.

"Fingeva di essere gay e mi ha detto di avere un appartamento nelle vicinanze e mi ha invitato lì", ha dichiarato il designer, che ha chiesto che il suo nome non venisse rivelato, ad Eurasianet.org. "All’inizio ho provato ad ignorarlo, ma era insistente e alla fine ho ammesso di essere gay". Non appena l’ha detto è apparso un altro uomo e i due l’hanno afferrato per le braccia, spinto in una macchina e portato ad una vicina stazione di polizia. Dopo 12 ore di detenzione, è stato costretto a firmare dei documenti che non gli hanno permesso di leggere e a pagare una multa di 150 manat (circa 88 dollari).

Da allora ha smesso di andare solo al lavoro o per strada e non esce quando è ormai buio. "La polizia mi ha avvertito che la prossima volta che mi vedono in giro mi arresteranno di nuovo", ha dichiarato. "Sono diventato paranoico, se qualcuno mi sta anche solo guardando, io me ne vado via".

Dozzine di incidenti simili sono accaduti in Azerbaijan dal 15 settembre ad oggi, con persone gay e transgender fermate per strada, nei loro appartamenti e nei bar, in tutta la capitale. I gruppi a sostegno dei cittadini Lgbt affermano che almeno 100 persone sono state arrestate in questo vero e proprio blitz. EurasiaNet.org è stato in grado di ottenere informazioni su almeno 46 individui che sono stati arrestati e poi detenuti.

La polizia ha ammesso le retate e ha dato diverse giustificazioni, dalla protezione della morale pubblica alla necessità di isolare persone con malattie sessualmente trasmissibili.

"La ragione principale per queste retate sono i numerosi appelli dei residenti della capitale. Le persone si lamentano che queste persone vadano in giro, camminino per le nostre strade e si siedano nei nostri caffè. Queste sono persone che non c’entrano con la nostra nazione, con il nostro stato, con la nostra mentalità, per favore agite di conseguenza" ha dichiarato intervistato da Eurasianet.org Ehsan Zahidov, portavoce del ministero degli Affari Interni.

Zahidov non ha rivelato quanti siano stati arrestati in queste azioni di polizia ma ha detto che di quelli detenuti, sei avrebbero l’Aids e di questi, cinque hanno anche la sifilide. I primi report nei media filogovernativi hanno sottolineato che tutti gli arrestati hanno malattie sessualmente trasmissibili.

"Questo dimostra ancora una volta che sia le preoccupazioni dei nostri cittadini, sia le azioni che intraprendiamo sono giustificate. È importante per la salute del nostro popolo", ha ribadito Zahidov. "Occorre che le persone che hanno queste malattie siano isolati dalla società".

Il responsabile del Centro per l’Aids del ministero della Salute dell’Azerbaijan ha però dichiarato che la polizia non ha portato nessun sospettato al centro per essere esaminato, come richiede la legge. "Forse i detenuti sono stati controllati in altri ospedali, ma solamente il Centro per l’Aids può confermare tale diagnosi,” ha sottolineato il direttore del centro Natig Zulfugarov, in un’ intervista a EurasiaNet.org. Ha aggiunto che, secondo la legge, la polizia non potrebbe costringere i sospettati a fare i test dell’Aids senza un’ingiunzione di una corte, che in questi casi specifici non vi era.

Ci sono pochi gruppi Lgbt che lavorano apertamente in Azerbaijan e la maggior parte delle organizzazioni di difesa di questi gruppi vulnerabili lavora su casi relativi all’Azerbaijan dall’estero. Molte persone Lgbt di Baku intervistate da EurasiaNet.org si lamentavano che la comunità a cui appartengono non ha alcuna strategia né alcun coordinamento e nessuna linea diretta in caso di problemi. Molti hanno provato a chiedere aiuto alle ambasciate occidentali, ma con scarso successo. "Alcune ambasciate hanno detto che non possono aiutare, perché non vogliono irritare il governo", ha detto un uomo Lgbt del luogo che ha assunto il ruolo di rappresentante per la comunità da quando le retate sono iniziate. "Non sappiamo cosa fare".

Nessuna ambasciata o governo ha prodotto alcuna dichiarazione pubblica riguardo al recente inasprimento. "Siamo preoccupati dei report sulla detenzione e sul maltrattamento di individui sulla base di accuse non chiare", ha detto un portavoce dell’ambasciata americana di Baku a EurasiaNet.org. "Gli Stati Uniti condannano azioni mirate contro persone discriminate in base all’orientamento sessuale o all’identità di genere".

"Non abbiamo ricevuto alcuna recente richiesta di aiuto, ma seguiamo la situazione da vicino, e siamo consci dei recenti report riguardo gli arresti di persone Lgbt", ha dichiarato in un comunicato inviato a EurasiaNet.org l’ambasciata britannica.

Un gruppo di sei avvocati ha tentato di fornire assistenza legale a chi è stato arrestato: sono stati tutti accusati di disobbedienza agli ordini della polizia. Molti sono stati condannati a 20 giorni di detenzione ma alcuni sono stati multati e poi rilasciati. Lo ha reso noto Samad Rahimli, uno degli avvocati che hanno coordinato lo sforzo. Gli avvocati avevano acconsentito a rappresentare 46 tra le persone accusate e stanno ora ricorrendo in appello presso la Corte d’Appello di Baku. Quattro di questi appelli sono già stati respinti e la Corte d’Appello dovrebbe pronunciarsi sugli altri nei prossimi giorni.

"Questi tipi di retate avvengono periodicamente", ha specificato Rahimli, aggiungendo che "questa volta la dimensione della persecuzione è cresciuta".

Secondo Rahimli, non vi sono giustificazioni legali per gli arresti. "I procedimenti legali contro gli assistiti sono originati da motivi di discriminazione, piuttosto che da legittimo interesse pubblico. In più, le persone fermate sono state oggetto di maltrattamenti, incluso torture, trattamento inumano o degradante durante l’arresto amministrativo e la detenzione", ha detto Rahimli. La polizia non ha risposto alle accuse di tortura; Zahidov, il portavoce della polizia, ha riattaccato il telefono in faccia a EurasiaNet.org prima che potessimo fargli domande su queste dichiarazioni.

Molti degli arrestati non hanno accettato sostegno legale perché non hanno dichiarato pubblicamente il loro orientamento sessuale e sono spaventati dalla reazione qualora i loro parenti dovessero scoprire che sono gay.

Alcuni, in particolare quelli che sono già evitati dalle proprie famiglie, sentono di non aver invece nulla da perdere. Un transgender, parlando a EurasiaNet.org, ha descritto come è stato buttato fuori a calci da casa sua in una piccola città e adesso vive un’esistenza precaria a Baku. È un sarto, ma si lamenta della discriminazione lavorativa a causa della sua sessualità. Alle volte si è ritrovato senza un luogo in cui vivere e occasionalmente si prostituisce, adescando i clienti dal bordo della strada, cosa che stava facendo quando la polizia ha avvicinato lui e un suo amico il 17 settembre scorso. Lui è scappato, ma l’amico è stato arrestato.

Ora, ha detto, la comunità Lgbt di Baku cerca di mimetizzarsi e aspetta. “È una sorta di coprifuoco per persone gay", racconta l’uomo. "Adesso sono le 22.00, ma ho paura ad uscire fuori e comprare qualcosa da mangiare. Guardo fuori dalla finestra, tutti camminano, tutti stanno bene. Ma non noi".

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