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Azerbaijan, in attesa delle elezioni

C’è chi ha proposto di rinunciare alle elezioni per finanziare il fondo pensionistico. Ciononostante, le elezioni in Azerbaijan si terranno puntualmente a novembre. Ma recenti modifiche alla legge elettorale riducono gli spazi di manovra per l’opposizione

03/08/2010, Arzu Geybullayeva - Baku

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L’Azerbaijan, un paese che conta 8.6 milioni di abitanti, si recherà alle urne il 18 novembre per il prossimo turno delle elezioni parlamentari. Sono passati 5 anni dalle ultime elezioni, e, se si guarda al passato, risulta palese come il clima elettorale sia decisamente mutato. Il paese ha guadagnato l’indipendenza nel 1991, mentre le prime elezioni parlamentari si sono tenute nel 1995. Nel corso degli anni, la legislazione elettorale è cambiata più volte, e anche quest’anno vi sono state importanti modifiche alla legge riguardante il periodo pre-elettorale e le votazioni.

Il 24 giugno, il PACE (Parliamentary Assembly of the Council of Europe) ha fatto appello alle autorità azere affinché si attenessero pienamente agli standard europei nel corso delle prossime elezioni e affinché ci siano “le premesse indispensabili per una campagna elettorale all’insegna della correttezza”. Tuttavia, nonostante l’ennesimo appello, vi sono scarse speranze che questa volta le elezioni siano diverse da quelle precedenti, svoltesi in un clima elettorale teso e tutt’altro che democratico.

Regole più severe

Sin dal periodo post-elettorale del 2005, in cui molti cittadini azeri contestarono l’esito delle votazioni, il governo ha messo in atto misure atte a limitare l’indipendenza dei partiti di opposizione, arrivando addirittura a cambiare i regolamenti elettorali. Nel 2005 infatti la durata del ciclo elettorale è stata portata da 75 a 60 giorni, mentre la durata delle campagne elettorali è passata da 28 giorni a 23.

Al momento, un candidato o un partito d’opposizione soffre di serie limitazioni nella realizzazione di campagne elettorali e nella distribuzione di materiale promozionale. Oggi, a differenza di 5 anni fa, un candidato può affiggere manifesti elettorali soltanto in luoghi previamente autorizzati dalle autorità locali.

Anche gli spazi elettorali all’interno del palinsesto televisivo hanno subito una drastica riduzione. Nel 2005, i canali statali dedicavano parte della programmazione alle campagne elettorali, mentre oggi non lo fanno più; a propria volta, i canali televisivi privati dedicano sempre meno spazio ai partiti di opposizione.

Nel 2005 inoltre i comizi elettorali si tenevano vicino al centro-città, mentre oggi i candidati sono costretti a spostarsi verso aree sempre più periferiche e sempre previa autorizzazione delle autorità locali. È di fatto il governo a decidere i tempi e le modalità di rilascio delle autorizzazioni ai comizi che si terranno in previsione delle prossime elezioni, e anche se l’ufficio OSCE di Baku sta trattando con le autorità riguardo a queste limitazioni, la scelta dipende in toto dalle autorità governative.

Lasciamo perdere le elezioni, alziamo piuttosto le pensioni

Eppure, nessun membro dell’attuale governo ammetterà mai che queste misure sono un segno di deterioramento del clima democratico nel paese. Il 18 giugno 2010, nel corso di una riunione di parlamentari tenutasi nella capitale, il segretario esecutivo del partito di maggioranza Ali Ahmadov ha affermato che la maggior parte delle riforme avrebbero generato “un miglioramento del processo elettorale e un ulteriore conquista verso l’adeguamento agli standard internazionali”. Secondo Ahmadov infatti “non c’è nessun bisogno di pensare a lungo prima di decidere per chi votare”.

Mazahir Panahov, direttore esecutivo della Commissione elettorale centrale, sostiene anch’egli che le modifiche recentemente apportate non costituiscono affatto un ostacolo per le prossime elezioni. “Molti sostengono ciò, ma non è assolutamente vero” sostiene Panahov in un articolo pubblicato su Radio Free Europe Azerbaijan. “Non ci saranno problemi circa il ciclo elettorale, e se confrontiamo le riforme effettuate in Azerbaijan con quelle realizzate in altri paesi democratici, il bilancio è sicuramente positivo. Anzi, oserei dire che le nostre riforme sono ancora più progressiste. Gli emendamenti apportati al codice elettorale non ostacoleranno in nessun modo lo svolgersi delle elezioni in un clima di libertà, democrazia e correttezza”.

Questi commenti sono tutt’altro che sorprendenti, visto che soltanto un anno fa Aydin Hasanov, membro del partito di maggioranza, aveva proposto di posporre le elezioni parlamentari previste per il 2010 sino alla risoluzione completa della disputa territoriale in corso per il Nagorno Karabakh. Hasanov ha proposto di utilizzare per le pensioni i 50 milioni di manat (1 euro = 1.05 manat) allocati per lo svolgimento delle elezioni. In seguito, l’iniziativa di Hasanov è stata scartata e anche i membri del suo partito hanno preferito considerarla un battuta piuttosto che non una proposta concreta. Tuttavia, la boutade di Hasanov ha contribuito a instaurare un clima di tensione tra il pubblico e i partiti di opposizione del paese.

Le sfide per il futuro

Vista la situazione, non c’è motivo di essere ottimisti riguardo a possibili miglioramenti democratici in occasione delle prossime elezioni . Sebbene le organizzazioni internazionali possano ricoprire un ruolo importante, nei fatti è compito delle autorità locali creare un clima favorevole alla tornata elettorale.

Mancano ancora 4 mesi. Il governo ha ancora un’opportunità per realizzare dei cambiamenti, stavolta in positivo

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