Azerbaijan: il limbo dei rifugiati politici
Sono frequenti le espulsioni da paesi dell’Ue di richiedenti asilo provenienti dall’Azerbaijan. Spesso chi di loro è coinvolto in attività politiche, una volta obbligato al rientro, viene arrestato
(Pubblicato originariamente da Global Voices , il 25 agosto 2022)
L’attivista politico e blogger Ravil Hasanov, che vive in Germania dal 2018 con la moglie, è certo che un arresto imminente lo attenda nel caso venga deportato in Azerbaijan. Ad aprile Hasanov, stremato dalla permanenza in alloggi invivibili, aveva richiesto una nuova sistemazione alle autorità tedesche per l’immigrazione, che per tutta risposta gli hanno comunicato l’espulsione. Questa decisione è stata presa nonostante i tentativi di Hasanov di spiegare alle autorità tedesche che la sua vita è in pericolo se viene rimandato in Azerbaijan.
Il 29 agosto un tribunale tedesco deciderà se concedere a Ravil la possibilità di una seconda domanda di asilo. La sua precedente domanda è stata respinta nel marzo 2021 e ad oggi non ha diritto di impugnare la decisione in tribunale. Quest’ultimo gli ha lasciato una sola scelta: nascondersi per evitare di essere deportato.
Perché i cittadini azerbaijani chiedono asilo politico?
La repressione politica non è l’unico fattore che spinge le persone a lasciare il paese. Difficoltà economiche , mancanza di opportunità e ricerca di un futuro migliore per le famiglie con bambini sono tra le principali cause che spingono all’estero i cittadini dell’Azerbaijan. Tuttavia, nell’ultimo decennio è stata proprio la repressione a costringere decine di attivisti politici, giornalisti, difensori dei diritti umani e le loro famiglie all’estero in Europa, Stati Uniti e Canada.
Nel sopracitato periodo, infatti, il curriculum del paese in tema di diritti umani e libertà è peggiorato, come si evince da numerosi rapporti internazionali. L’Azerbaijan viene classificato "non libero" nel rapporto annuale “Freedom in the World ” di Freedom House. Secondo il World Press Freedom Index 2022 di Reporter senza frontiere (RSF), si trova al 154° posto su 180 paesi. Un altro rapporto internazionale che classifica la percezione della corruzione colloca l’Azerbaijan al 128° posto su 180 paesi.
È dal 2014 che il presidente Ilham Aliyev sradica ogni forma di libertà reprimendo il dissenso.
Come risultato di queste misure repressive, la società civile del paese è stata in gran parte emarginata, messa a tacere o distrutta. Quasi l’intero settore dei media è ora sotto il controllo del governo . Non ci sono stazioni televisive o radiofoniche indipendenti e tutti i giornali indipendenti e di opposizione sono stati chiusi. A dicembre 2021, il parlamento ha adottato una nuova legge sui media che mira a limitare ulteriormente il diritto di cronaca.
Le proteste organizzate dai partiti politici dell’opposizione, dagli attivisti e dai cittadini comuni non sono tollerate. L’intervento della polizia durante queste proteste è spesso violento e arresti di massa, detenzioni e multe sono all’ordine del giorno.
Per molti azerbaijani in fuga dal paese, non solo attivisti politici ma anche migranti regolari, la Germania è diventata una destinazione frequente. Ma non tutti sono stati accolti o hanno ottenuto lo status di rifugiato, come attesta la recente ondata di deportazioni di cittadini azerbaijani dalla Germania.
Gli ultimi dati del governo federale tedesco mostrano che il governo ha deportato 11.892 persone dalla Germania nel 2021. Di queste, 219 erano cittadini azerbaijani. Uno sguardo più attento mostra che il numero delle deportazioni è in aumento dal 2017, mentre il calo nel 2020 è probabilmente dovuto alla pandemia di COVID-19 e alle conseguenti restrizioni agli spostamenti.
Secondo i dati ufficiali forniti dal Consiglio pubblico del Servizio statale per la migrazione della Repubblica dell’Azerbaijan, dal 2014 al 2021 2.063 richiedenti asilo azerbaijani sono stati rimpatriati dall’Europa in Azerbaijan, la maggior parte dalla Germania.
Sebbene altri stati membri dell’UE come Svezia, Paesi Bassi, Lettonia, Italia, ecc. abbiano deportato cittadini azerbaijani in passato, la Germania è ora tra i principali paesi dell’UE per numero di deportazioni. Questa procedura viene eseguita sulla base dell’accordo di riammissione firmato tra l’Azerbaijan e l’UE nel 2014.
Nazim Turabov, capo del Dipartimento per le questioni di riammissione del Servizio statale per la migrazione, spiega che l’Azerbaijan ha firmato un accordo di riammissione sia con l’Unione europea (che copre 25 stati), nonché con Norvegia, Svizzera e Montenegro.
La procedura basata su questo accordo prevede che il paese ospitante contatti il paese di origine, effettuando vari accertamenti relativi alla cittadinanza. Una volta confermata la cittadinanza, l’accordo entra in vigore e inizia la procedura di riammissione, spiega Azer Allahveranov, altro funzionario del Servizio statale per la migrazione dell’Azerbaijan.
Tuttavia, è anche possibile che l’indagine rimanga senza risposta per un periodo di tempo prolungato o indefinito, perché in alcuni casi è impossibile identificare se il richiedente sia effettivamente un cittadino azerbaijano, aggiunge Allahveranov.
Le deportazioni hanno destato molta attenzione in Azerbaijan. Nel 2019 sono emerse segnalazioni di traffico di esseri umani e frode migratoria con collegamenti a uno dei partiti politici in Azerbaijan. Ma con le deportazioni più recenti e con i successivi arresti di coloro che sono stati rimandati in Azerbaijan, chi aspetta risposte sul proprio status di rifugiato in Germania e altrove teme ora per la propria sicurezza, nel caso di un eventuale ritorno.
L’anno scorso, almeno sei richiedenti asilo azerbaijani che erano stati espulsi dalla Germania sono stati arrestati al loro rientro. Vale la pena notare che in Azerbaijan, a causa della scarsità di dati resi pubblici dal governo, vi sono pochissime statistiche su chi ogni anno è stato deportato da altri paesi. I dati ufficiali indicano solo che tra il 2014 e il 2021 sono stati deportati, in totale, 1.722 cittadini azeri. Famiglie e amici di chi è stato arrestato al rientro affermano che le accuse loro mosse sono false e che il vero motivo dell’arresto è il loro attivismo politico in Europa.
Il giornalista azerbaijano in esilio Afgan Mukhtarly, che segue da vicino le deportazioni, ha scritto un post su Facebook il 22 luglio, affermando che molti degli ex richiedenti asilo che sono stati arrestati in Azerbaijan sono oggetto di accuse fasulle.
Allo stesso modo Nura Ashurova, moglie dell’attivista deportato e poi arrestato Samir Ashurov, ha dichiarato che l’attivismo politico di suo marito in Europa ha portato al suo arresto quando è stato deportato in Azerbaijan dalla Germania nel marzo 2022.
Attivisti politici all’estero
È pratica comune tra alcuni richiedenti asilo azerbaijani organizzare proteste e manifestazioni negli stati membri UE in cui risiedono, spesso in occasione delle visite ufficiali del presidente Ilham Aliyev in quei paesi. Gli attivisti spesso chiedono al presidente e al suo gabinetto di dimettersi, rilasciare i prigionieri politici e attuare riforme.
Altri immigrati politici utilizzano i social media per continuare il loro attivismo dopo essersi trasferiti in un altro paese. I canali YouTube, le pagine Facebook e i profili creati dagli azerbaijani in esilio vengono utilizzati per condividere apertamente le loro critiche su quanto accade in Azerbaijan. Ravil Hasanov afferma di aver partecipato alle proteste in Europa e teme di poter subire conseguenze se verrà rimandato in Azerbaijan.
“Alcune persone che avevano preso parte ad una protesta a Monaco durante la visita di Ilham Aliyev sono state arrestate dopo la loro deportazione in Azerbaijan. Sono state anche sottoposte a tortura durante la detenzione”, ha dichiarato Hasanov.
Tornare a casa a mani vuote
Anche per i comuni cittadini azerbaijani che vengono rimpatriati il trasferimento nel paese d’origine è un processo impegnativo. Spesso queste persone lasciano l’Azerbaijan avendo venduto tutte le loro proprietà e rimangono quindi senza mezzi di sostentamento. Ma il governo e le istituzioni statali non hanno avviato alcun programma per aiutarli. Un piccolo aiuto è disponibile per coloro che lasciano volontariamente lo stato dell’UE. Tuttavia, questo importo è insufficiente per costruire una nuova vita in Azerbaijan. Azer Allahveranov specifica che lo stato offre loro diritti come cittadini e nient’altro.
Nel frattempo, di fronte alla mancanza di risorse e assistenza e alla possibile detenzione al ritorno, Ravil Hasanov e innumerevoli rifugiati e richiedenti asilo come lui aspettano nel limbo, alla mercé dei governi dell’UE e di uno stato che mira a reprimere il dissenso e opprimerli.
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