Azerbaijan: il crollo del manat
Nonostante le rassicurazioni del potere anche l’Azerbaijan è stato colpito da una grave instabilità finanziaria. In un giorno solo il manat, moneta nazionale, è stato svalutato del 30% rispetto all’euro, con forti perdite per i risparmiatori e un conseguente aumento dei prezzi
(Originariamente pubblicato da Eurasianet.org il 23 febbraio 2015, titolo orginale Azerbaijan Loses Its Manat Mojo )
Per migliaia di cittadini dell’Azerbaijan, come ad esempio Nargiz, insegnante di scuola superiore cinquantottenne, il crollo della moneta nazionale azera, lo scorso 21 febbraio, ha spazzato via molti dei risparmi. E’ stata quindi un’illusione il credere che l’Azerbaijan non venisse colpito dall’instabilità finanziaria che ha caratterizzato altri stati dell’Eurasia.
La Banca centrale dell’Azerbaijan, lo scorso 21 febbraio, ha svalutato il manat, moneta nazionale, del 33,5% contro il dollaro e del 30% contro l’euro. La mossa ha causato a Nargiz, che ci ha permesso di pubblicare solo il nome proprio, l’equivalente di 4.500 dollari, un decennio di risparmi. Una cifra che ammonta a tutti i salari ottenuti negli ultimi tre anni da insegnante in una scuola secondaria della capitale Baku.
“E’ una grave perdita per la mia famiglia”, afferma. “Mia figlia mi diceva che rischiava di accadere, ma non l’ho ascoltata. Ora me ne pento amaramente”.
Nargiz può però essere giustificata per aver creduto che il manat, e l’economia dell’Azerbaijan, avrebbe retto. Le autorità hanno infatti espresso soventi e numerose rassicurazioni che tutto stava andando per il meglio. Nonostante in gennaio il prezzo del petrolio al barile fosse sceso sotto i 50 dollari, il presidente Ilham Aliyev aveva ad esempio sottolineato che la caduta del prezzo non avrebbe avuto “effetti negativi” sul manat. “Al contrario l’AZN [manat] è addirittura più forte”, avrebbe affermato secondo la stampa azera il 28 gennaio scorso.
I simboli di un manat forte abbondano a Baku. Nell’ultimo decennio la città è stata infatti inondata di denaro e trasformata in un panorama futuristico di grattacieli. Ora la città si sta preparando per la prima edizione, in estate, dei Giochi Europei, una sorta di rivisitazione in chiave minore delle Olimpiadi.
I primi sintomi di problemi vi sono stati lo scorso 16 febbraio, quando la Banca centrale ha smesso di ancorare il manat al dollaro, preferendo legarlo ad una combinazione euro/dollaro. Il presidente della Banca centrale, Elman Rustamov, ha dichiarato allora al Financial Times che la banca aveva speso dall’inizio dell’anno “circa un miliardo di dollari” delle sue riserve in valuta straniera per cercare di sostenere il manat.
Nonostante il presidente Aliyev avesse dichiarato poco prima che l’Azerbaijan aveva notevoli riserve, la Banca centrale ha evidentemente deciso di non attingervi ulteriormente. Il tasso di cambio è stato posto ora a 1.05 rispetto al dollaro e 1.19 rispetto all’euro, rispetto a quelli del 20 febbraio scorso che ammontavano rispettivamente a 0.78 e 0.89.
La Banca centrale ora afferma che la svalutazione mira a diversificare l’economia, rafforzare la sua competitività sui mercati internazionali e spingere l’export del paese, evitando la crescita del debito.
Per molti azeri però il 21 febbraio è divenuto semplicemente noto come il “sabato nero”.
Durante il fine settimana la gente ha invaso le agenzie di cambio in tutto il paese tentando di acquistare dollari. Molte agenzie hanno di conseguenze semplicemente smesso di vendere dollari. Anche alcuni supermercati della capitale Baku hanno chiuso le serrande perché la gente, impaurita dall’aumento dei prezzi, aveva avviato una corsa all’accaparramento.
Secondo i media locali anche i centri commerciali a Baku hanno chiuso i battenti, per permettere ai loro gestori di ricalcolare i prezzi, considerando il valore più basso del manat.
Secondo l’analista politico Gubad Ibadoglu, direttore del Centro per la ricerca economica, istituzione non-governativa, ora i prezzi alimentari cresceranno come conseguenza della svalutazione.
In alcuni dei mercati di Baku i prezzi del pane sono raddoppiati. L’Azerbaijan importa la maggior parte dei suoi beni di consumo alimentari. Secondo i media locali la maggior parte dei prezzi al dettaglio sarebbero già aumentati del 30%.
Un negoziante di 31 anni, proprietario di un negozio di vestiti, ha dichiarato a EurasiaNet di non aver avuto altra possibilità che di aumentare i prezzi. “Sono dispiaciuto di essere stato costretto a farlo. Non mi sarei aspettato tale tradimento dal governo”, ha affermato Yavuz, che non ha voluto si pubblicasse il suo cognome, riferendosi alle rassicurazioni arrivate dalla Banca centrale sul fatto che la valuta sarebbe rimasta stabile.
Nessun funzionario governativo si è reso disponibile per commentare la decisione del 21 febbraio della Banca centrale.
Alcuni politici vicini alla compagine di governo, ripetendo la linea ufficiale rispetto al migliorare l’export, hanno cercato di minimizzare gli effetti che la svalutazione sta avendo sull’economia azera. “Vi è piena stabilità nel paese e non vi è nulla di cui preoccuparsi”, ha dichiarato a EurasiaNet Fazail Agamali, a capo del partito Ana Vatan (Madrepatria). Voci di una possibile rivolta sarebbero solo “pompate ad arte da chi ha un atteggiamento anti-azero e desidera mettere a repentaglio la stabilità del paese”.
Il 21 febbraio, il ministero per l’Economia ha reso noto sul proprio portale web che avrebbe intrapreso “misure” ed “azioni legali” contro coloro i quali utilizzeranno la scusa della svalutazione per gonfiare i prezzi. I funzionari del ministero non hanno però fornito alcun criterio di valutazione per definire chi è un approfittatore e chi no.
Vi sono state notizie di dimostrazioni sparse in varie regioni, tra cui quella di Lenkaran. Ciononostante a Baku molti sembrano aver trattenuto lo scontento oppure lo hanno veicolato solo tramite social network. La gente è ben consapevole che lo scorso anno il governo ha usato il pugno duro contro ogni forma di dissenso e che quindi manifestare pubblicamente il proprio dissenso significa facilmente finire in galera. Il 22 febbraio, a Baku, sono stati in 15 a manifestare anche se su Facebook più di mille avevano dichiarato che avrebbero partecipato alla manifestazione.
Alcuni analisti economici sostengono che questa drammatica svalutazione sia conseguenza di incapacità di gestione da parte del governo. La svalutazione “è un’ulteriore prova che l’economia del paese, sin dall’indipendenza del 1991, è stata gestita con strumenti amministrativi, piuttosto che seguendo logiche economiche”, ha sottolineato l’analista politico Gubad Ibadoglu.
Di fatto non si è mai diversificata l’economia per rendersi indipendenti dagli idrocarburi, che generano la gran maggioranza delle entrate dell’Azerbaijan. “L’economia nazionale non è capace di gestire una crisi”, ha aggiunto Ibadoglu.
Piuttosto che svalutare drasticamente il manat, in un giorno solo, la svalutazione sarebbe dovuta arrivare gradualmente, per permettere agli operatori economici di adattarsi, ha affermato l’economista Natig Jafarli, segretario esecutivo del movimento di opposizione ReAL.
* Nargiz Rashid è lo pseudonimo di un giornalista freelance specializzato sull’Azerbaijan
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