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Azerbaijan-Francia, rapporti sempre più difficili

Il rapporto particolare che Parigi ha con l’Armenia, per via della diaspora armena che vive in Francia, è sempre stato percepito da Baku come troppo di parte. L’Azerbaijan ritiene quindi la Francia un mediatore poco credibile nel processo di pace dopo la guerra del Karabakh

17/10/2023, Marilisa Lorusso -

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Il mancato incontro a cinque di Granada dello scorso 5 ottobre è stato preceduto da un lungo periodo durante il quale i rapporti tra Azerbaijan e Francia sono stati sempre più difficili. La Francia ha istituzionalmente un ruolo importante nella pacificazione fra Armenia e Azerbaijan. Parigi era uno dei tre copresidenti del cosiddetto Minsk group, il gruppo che avrebbe dovuto creare i presupposti per una conferenza di pace a Minsk. La copresidenza era statunitense, francese e russa. L’uso del passato è d’obbligo, perché l’Azerbaijan ha dichiarato la fine dell’utilità del Minsk group proprio nel 2020, mentre ancora fino al 2023 i secessionisti karabakhi auspicavano un ritorno di questo formato per negoziare la pace.

Ma non è solo la funzione avuta all’interno del Minsk group che ha reso la Francia particolarmente interessata alla risoluzione pacifica del conflitto. La Francia ha da tempo un’importante e numerosa diaspora armena e un rapporto particolare con l’Armenia.

I vertici politici francesi incontrano spesso la diaspora e lo fanno sistematicamente nelle fasi elettorali. Nel 2023 è stato il ministro degli Interni Gerald Darmanin a incontrare a Parigi l’organizzazione armena di Francia, per la sua cena annuale di coordinamento. A giugno, nel pieno del blocco del corridoio di Lachin, il presidente Emmanuel Macron ha incontrato a Marsiglia i rappresentanti della comunità armena. A seguito delle dichiarazioni di Macron rilasciate in quell’occasione, a Baku è stato convocato l’ambasciatore francese in Azerbaijan, uno dei tanti episodi di scorno azero-francese.

Aliyev a tutto campo

L’Azerbaijan non ha fatto segreto della propria stizza verso la Francia e ha mosso verso il paese critiche sempre più accese in vari consessi internazionali.

Il 5 e 6 luglio Baku ha ospitato l’ufficio di coordinamento del movimento dei non allineati. Durante il discorso inaugurale il presidente Ilham Aliyev ha criticato il ruolo della Francia nel colonialismo e nel neocolonialismo. Ha notato che il movimento dei non allineati è nato in seno alla decolonizzazione, e ha espresso l’opinione che fra tutte le potenze coloniali quella che sta giocando un ruolo più neocoloniale è proprio la Francia, esortando le colonie che fanno parte del territorio francese a ripudiare questa condizione. Aliyev ha sottolineato che ritiene genocidaria la politica francese in Algeria, e ha invitato la Francia a restituire i resti dei combattenti algerini che ancora sono in Francia. Inoltre ha accusato la Francia di applicare le stesse strategie neo-coloniali e di orientalismo in Caucaso, a danno dell’Azerbaijan. Ha accusato la Francia di doppi standard dicendo che mentre invita al rispetto della minoranza armena in Azerbaijan non riconosce il corso come lingua ufficiale. Facendo riferimento in particolare al Mali e al Burkina Faso, ha ricordato che il ritiro francese dalle ex colonie dimostra che il neocolonialismo francese non ha speranze e che anzi rischia di ritorcesi contro la sicurezza nazionale, come provato dall’uccisione da parte della polizia di Nahel diciassettenne algerino e dei disordini che sono seguiti. Aliyev ha inoltre accusato la Francia di essere islamofobica.

Due settimane più tardi Aliyev ha concesso un’intervista al China Media group. L’intervista è stata concessa il 20 luglio quindi due mesi prima dell’attacco definitivo al Karabakh. La Francia era ancora fortemente critica sul blocco di Lachin e invitava a trovare una soluzione che permettesse agli armeni del Karabakh di rimanere. Più volte esponenti politici francesi avevano espresso l’opinione che fosse intenzione di Baku causare l’evacuazione completa della minoranza armena dal Karabakh. Nell’intervista Aliyev aveva dichiarato: "In questo momento stiamo affrontando, come potrei dire, degli attacchi ingiustificati da parte del governo francese. La Francia è diventata il più grande protettore dell’Armenia. Va bene, affar loro, ma così sono diventati la più grande fonte anti azerbaijana in Europa. Ci attaccano da ogni direzione. Le loro dichiarazioni di politica estera e le dichiarazioni dei politici sono al di là di ogni etica politica. Ci accusano di aver fatto cose che non abbiamo fatto durante la guerra, e non si scusano nemmeno, ci accusano adesso per quello che stiamo facendo sul nostro territorio… Ho detto che se vogliono avere una repubblica del Karabakh da qualche parte possono farlo sul loro territorio appunto, per esempio intorno alla città di Marsiglia, dove ci sono così tanti armeni. Annuncino una repubblica del Nagorno Karabakh, e noi la riconosceremo".

Le visite

I contatti fra Armenia e Francia sono molto intensi. L’Eliseo e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan parlano con una certa frequenza per telefono. Una settimana prima dello scoppio della guerra, il 12 settembre, la portavoce del ministro degli Esteri francese aveva discusso l’eventualità di una visita di Emmanuel Macron nel Caucaso per la questione del Karabakh. La Francia era particolarmente preoccupata dell’accumulo di forze militari verso la frontiera con l’Armenia e nelle immediate vicinanze del Karabakh, nonché del blocco del corridoio di Lachin e della situazione umanitaria che si era creata. La portavoce del ministero degli Esteri azero aveva liquidato queste parole come false nonché ennesima prova del fatto che la Francia è filo-amena e quindi di parte, non un mediatore credibile. Aveva ricordato che l’Azerbaijan può disporre delle proprie forze sul proprio territorio come meglio crede e che la causa della destabilizzazione regionale non erano gli spostamenti di forze azere, ma la presenza di milizie armene sul territorio dell’Azerbaijan. Ora questa presenza è stata rimossa, anche se ancora recentemente l’Azerbaijan ha accusato di rilevare la presenza di sparuti gruppi combattenti che non hanno ceduto le armi.

La ministra degli Esteri Catherine Colonna ha visitato nel 2023 due volte l’Armenia. La seconda volta la visita è stata a ridosso del vertice di Granada e le sue dichiarazioni sono fra le cause del mancato incontro a cinque. Infatti in occasione di questa visita si è parlato di armi: la Francia si è resa disponibile a divenire fornitore di armi all’Armenia, che si è trovata nettamente in affanno per via delle mancate consegne dalla Russia.

A fine mese ci dovrebbe essere un incontro tripartito a Bruxelles. Il consigliere alla presidenza dell’Azerbaijan, a scanso di equivoci, ha fatto sapere che : “L’Azerbaijan sostiene il processo tripartito di Bruxelles e l’agenda di pace regionale nel formato dell’Unione Europea, dell’Azerbaijan e dell’Armenia, facilitato dal Presidente del Consiglio dell’Unione Europea, Charles Michel, e in cui l’Azerbaijan è autore di numerose iniziative di pace, compreso il trattato di pace. A causa delle azioni di parte e della politica di militarizzazione della Francia, che minano seriamente la pace e la stabilità regionale nel Caucaso meridionale e mettono a rischio la politica complessiva dell’Unione europea nella regione e, nonostante l’insistenza ufficiale di Baku, del mancato accordo sula partecipazione della Turchia, come paese regionale, all’incontro pentalaterale, l’Azerbaijan ha deciso di non partecipare all’incontro di Granada.”

Sembra quindi chiaro che dopo il Minsk group, è morto anche il formato pentalaterale.

 

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