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Azerbaijan: Aliyev t’amo, Aliyev non t’amo

La settimana scorsa le elezioni presidenziali in Azerbaijan con la vittoria, prevista e schiacciante di Ilham Aliyev. E con gli osservatori internazionali che si dividono: per l’OSCE elezioni macchiate dai brogli, per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa tutto a posto. C’è da aspettarsi ora più democrazia o più repressione?

14/10/2013, Arzu Geybullayeva -

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I cittadini dell’Azerbaijan hanno fatto la loro scelta. O così il governo sostiene. Il 9 ottobre scorso Ilham Aliyev, 51 anni, è stato rieletto per la terza volta presidente del paese con una maggioranza schiacciante: l’84,6% dei voti.

Il suo principale contendente, Jamil Hasanli, è arrivato secondo raccogliendo un misero 5.5%.

Le reazioni ai risultati del voto sono state variegate. Alcuni sono scesi per le strade a festeggiare. Altri non erano proprio dell’umore adatto ai festeggiamenti. La sera dei primi risultati, i messaggi su Twitter mi hanno fatto venire in mente una margherita. Se ne sfogliavano i petali, c’era chi adorava Aliyev e chi riteneva invece che vi era stata l’ennesima elezione falsata dai brogli.

In un discorso alla nazione, poco dopo che i primi risultati parziali erano stati resi noti, il vecchio-nuovo presidente ha annunciato con orgoglio che si era appena tenuta un’altra elezione e che senza dubbio era stata libera e giusta.

“Queste elezioni hanno visto i cittadini dell’Azerbaijan fare la loro scelta in modo libero e trasparente. Queste elezioni presidenziali in Azerbaijan sono state il trionfo della democrazia. Esistono tutte le libertà in Azerbaijan. Il nostro paese continuerà a sviluppare la sua democrazia”.

La democrazia del voto multiplo

Se queste elezioni siano state veramente un trionfo è ancora da verificare, ma per quanto riguarda la trasparenza… vi sono un po’ di opinioni discordanti.

E’ superfluo dire che non tutti tra quel 72% di elettori che si sono registrati per votare il 9 ottobre scorso concordino sul fatto che il processo elettorale abbia rispettato i canoni della democraticità.

Molti degli osservatori indipendenti che hanno seguito le elezioni dello scorso mercoledì ritengono che, se mai si ha avuto una forma di democrazia in Azerbaijan, è quella dei voti multipli. Perché, senza dubbio, ve ne sono stati molti casi durante le operazioni di voto.

Mentre le autorità azere proclamavano elezioni trasparenti, gli osservatori indipendenti postavano sul web numerosi video e foto della giornata elettorale da cui risultava che l’unica cosa di trasparente erano le urne elettorali. Molti i casi di voti multipli riscontrati (o a carosello, come a volta li si definisce) e sono stati verificati brogli durante i conteggi.

L’OSCE/ODHIR

Secondo un rapporto preliminare redatto dall’OSCE/ODHIR “gli osservatori della missione di osservazione elettorale internazionale (IEOM) hanno definito come negative le procedure di voto nell’11% dei seggi visitati con l’osservazione di voti multipli in 37 seggi. Il conteggio è stato descritto in termini ampiamente negativi, e nel 58% dei seggi monitorati è stato definito come “negativo o molto negativo”.

Durante la conferenza stampa della missione OSCE/ODHIR i risultati del monitoraggio sono stati ampiamente contestati da sostenitori del governo e giornalisti di media allineati al governo, tant’è che ad un certo punto la conferenza stampa si è trasformata in un vero e proprio caos.

Uno dei candidati alla presidenza, Hafiz Hajiyev, si è addirittura avvicinato minacciosamente ai rappresentanti OSCE/ODHIR ed è poi stato allontanato dalla sicurezza. Il direttore del quotidiano pro-governativo SES ha affermato che il rapporto era stato preparato ancor prima delle elezioni ed ha detto che i delegati OSCE erano chiaramente di parte. Mubariz Gurbanli, vice- segretario esecutivo del Nuovo partito dell’Azerbaijan, ha definito il lavoro dell’OSCE come non basato su fatti concreti e legato a preconcetti. Gurbanli ha accusato la missione di doppi standard e di risentimenti per lo sviluppo rapido dell’Azerbaijan.

L’opposizione contesta i risultati

A seguito della conferma dei risultati preliminari e della (scontata) vittoria di Aliyev, il suo principale contendente, Jamil Hasanli, ha annunciato che avrebbe contestato i risultati adendo alla Corte costituzionale, affermando che le molte violazioni attestate durante la giornata elettorale non dovevano restare impunite. In una conferenza stampa tenutasi giovedì scorso, Halili ha affermato che le elezioni non erano state “né libere né giuste”.

Altri, tra i quali la delegazione del Parlamento europeo e quella dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), non la pensano nello stesso modo. In una dichiarazione congiunta gli osservatori delle due istituzioni si sono “congratulati con i cittadini dell’Azerbaijan per la campagna elettorale e la giornata elettorale pacifica”. Hanno inoltre lodato il cammino del paese verso al democrazia e concluso che le elezioni sono state libere e giuste. Nella dichiarazione si afferma non si sono verificate violazioni. Ci si limita poi a chiosare che c’è spazio per migliorare.

In modo simile un gruppo di osservatori USA, tra i quali membri del Congresso, hanno concluso che le elezioni sono state efficienti ed eque. Un ex membro della Casa dei rappresentanti USA, il democratico Michael E. McMahon, ha definito le elezioni “libere e trasparenti”. La delegazione USA, composta da 47 osservatori, ha affermato che non sono state rilevate alcune irregolarità nei 25 seggi da loro monitorati. L’ambasciata USA in Azerbaijan in un proprio comunicato ha scritto che “la democratizzazione è una priorità per l’Azerbaijan e le elezioni del 2013 forniscono l’evidenza dei progressi compiuti ed evidenzia le aree in cui il paese riconosce di dover ancora lavorare”.

La diplomazia del caviale

Il forte contrasto che emerge tra questi rapporti di monitoraggio internazionali lascia perplessi e ci si chiede se tutto questo sia l’effetto della cosiddetta diplomazia del caviale, che ha spinto a lasciare indifferenti rispetto al processo di costruzione democratica del Paese.

Un rapporto pubblicato nel 2012 dall’ESI e titolato “La diplomazia del caviale: come l’Azerbaijan ha silenziato il Consiglio d’Europa ” descrive dettagliatamente questa “diplomazia del caviale” evidenziando anche chi, in seno all’Assembla parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), sia “caduto” sotto l’incantesimo.

Prima che si tenessero le elezioni erano usciti numerosi articoli in cui si anticipavano di fatto i risultati. Ma si è andati ben oltre. La sera prima delle elezioni infatti, chi ha scaricato una App appositamente realizzata dalla Commissione elettorale centrale per diffondere i risultati elettorali, si è ritrovato già i nomi dei candidati con i rispettivi risultati ottenuti. La Commissione si è affrettata a intervenire, affermando si fosse verificato un disguido meramente tecnico, ma sulla credibilità della giornata elettorale è stato messo un grande punto interrogativo.

Le elezioni sono terminate. Se Hasanli riuscirà nella sua proposta di contestare l’esito elettorale sarà da verificare. Aliyev dal canto suo avvierà riforme democratiche, rilascerà i prigionieri politici, riconoscerà le sempre maggiori violazioni dei diritti umani, proverà a cambiare il paese? O il nuovo mandato implicherà un’ulteriore giro di vite?

Il terzo mandato presidenziale è appena cominciato ed è troppo presto per esprimere giudizi, ma, data l’esperienza dei due mandati precedenti e le sfide che l’Azerbaijan si trova ad affrontare, le speranze per un Azerbaijan diverso sono poche.

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