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Area: Croazia

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Autostrade croate, work in progress

Le autostrade rappresentano uno dei nodi fondamentali per lo sviluppo di un paese. La Croazia ha fatto passi rilevanti in questo campo, numerose infrastrutture sono state messe in cantiere. Restano però questioni irrisolte, a partire dai finanziamenti – mancanti – per completare alcune tratte già iniziate

30/11/2010, Anita Clara -

Autostrade-croate-work-in-progress

Quest’autunno la HAC-Hrvatske Autoceste (l’equivalente croata delle Società Autostrade Italia) ha sottoscritto con la BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) un nuovo accordo di finanziamento per la continuazione dei lavori di costruzione della rete autostradale croata. Altra notizia è che il termine per i lavori della A1 tra gli svincoli di Ravča e Ploče – inizialmente preannunciato per il 2010 – è ora previsto per la fine del 2012. Il ministro dell’Economia Ivan Šuker, intervistato dal quotidiano croato Slobodna Dalmacija, afferma che la priorità sono i nuovi passaggi doganali con la Bosnia Erzegovina riguardanti il tratto di A10 previsto tra Ploče e Ljubuški. Intanto, per il collegamento della A1 con Dubrovnik, ancora non è stato deciso se si sceglierà il passaggio sulla terraferma attraverso la bosniaca Neum o se si sfrutterà il progetto tutto croato del ponte – peraltro già iniziato – sulla penisola di Pelješac.

La A1, chiamata anche Dalmatinska Autocesta, è stata definita l’autostrada più bella d’Europa: espressione della forza umana che si snoda imponente attraverso lo straordinario paesaggio naturale della Croazia. Ormai da anni è uno dei principali cantieri europei per quanto riguarda la costruzione di reti autostradali: poco più che inesistente prima del 2000 è attualmente quasi completata. Chi fosse stato assente dalle spiagge croate nell’ultimo decennio, tornandoci adesso, si stupirebbe: i tempi di percorrenza sono dimezzati rispetto alle strade costiere e le strutture sono all’avanguardia, esiste perfino un servizio webcam in tempo reale disponibile sul sito della HAC per il monitoraggio del traffico in molteplici punti critici.

Ma la costruzione della A1 è tuttora in continua e rapida evoluzione: al momento comprende un totale di 456 chilometri tra Zagabria e Ploče; l’ultima uscita, nei pressi della costa dalmata, è a Ravča, a 76 km a sud di Spalato (l’apertura risale a dicembre 2008) e, anche l’uscita presso la foce della Neretva, lo svincolo di Ploče – porto strategico anche per i collegamenti verso l’interno – è completata. Mancano però da terminare i chilometri cruciali per collegare l’A1 a Dubrovnik, collegamento che fino all’anno scorso sul sito della HAC era pomposamente fissato per il 2010.

Il problema è che i lavori a sud di Ploče sono del tutto fermi a causa della mancanza di fondi: il tratto Doli-Dubrovnik era stato “promesso” durante l’ultima campagna elettorale, ma un articolo intitolato “False Promesse”, pubblicato a fine luglio dal quotidiano Slobodna Dalmacija, accusava che con i 60 milioni che saranno stanziati mediante il prossimo finanziamento della BERS, non si realizzerà nemmeno un metro del tratto autostradale verso Dubrovnik. Questi finanziamenti sono infatti destinati esclusivamente alla continuazione dei lavori dell’asse C del corridoio paneuropeo 5, che corre in Slavonia, per collegare Osijek a Budapest, e in Dalmazia, per congiungere Ploče a Sarajevo.

Così, dopo che l’anno scorso si era arrivati alla rottura del contratto tra il governo e la HAC (a sua volta firmataria di contratti con appaltatori locali per un totale di 4 miliardi di kune – 560 milioni di euro – che non c’erano allora e non ci sono oggi), pare adesso che occorrerà aspettare fino al 2015 per vedere realizzato il tratto finale della A1.

Attualmente si lavora sul tratto fra lo snodo di Ravča e lo snodo di Ploče, che, secondo quanto dichiarato recentemente da Anto Filipović – il direttore tecnico della HAC – dovrebbe venir ultimato entro la fine del 2012, al più tardi entro marzo 2013. Si tratta di 27 chilometri lungo i quali si susseguono 13 viadotti e 5 tunnel. Ma mancano circa 300 milioni per ultimare il tutto, così che la società Autostrade Croate deve per forza sperare in una revisione del budget o in un aumento del credito concesso dalla BERS. Da quanto è stato reso pubblico, il costo medio della costruzione di quel tratto, che corre sul confine tra le contee spalatino-dalmata e raguseo-narentana, è stato di più di sei milioni di euro a chilometro, cifra decisamente superiore a quelle per altri lavori su tratti della A1 tra Spalato e Zagabria. La ragione di questa cifra è la conformazione del territorio della regione, decisamente molto più duro da modellare in funzione del passaggio di un’autostrada. Alla costruzione di questo tratto lavorano tra i 300 e i 400 operai, e nelle assunzioni sono stati facilitati i lavoratori locali. Uno dei grandi traguardi di questa faticosa impresa è il completamento del viadotto “Kotezi”, nei pressi dell’omonimo villaggio: lungo 1214 metri, largo 27,8 metri, ha 320 piloni che in altezza misurano fra i 15 e i 36 metri; per la sua realizzazione sono stati utilizzati 56 mila metri cubi di calcestruzzo e 8600 tonnellate d’acciaio; ci hanno lavorato gli operai di 5 aziende differenti alternandosi in 2 turni per 15 mesi.

Una volta ultimato il collegamento Ravča-Ploče, oltre al problema finanziario si porrà anche un dilemma di natura politica: il tratto mancante fino a Doli non è stato ancora tracciato, nemmeno su carta. Due possibili percorsi sono in ballo: si tratta infatti di scegliere se far proseguire l’autostrada sulla terraferma e farle attraversare Neum, lo sbocco bosniaco sul mare che “interrompe” la costa croata, oppure creare un’alternativa attraverso un ponte che, sormontando il braccio di mare per congiungerla con l’antistante penisola di Pelješac, la farebbe correre interamente in territorio croato. Tutto dipenderà dal raggiungimento o meno di un accordo con la Bosnia Erzegovina anche se, ad oggi, il governo croato sembra propenso ad evitare una futura dipendenza dalle autorità bosniache di un tratto così importante della A1. In ogni caso il Ponte di Peljesac, la cui costruzione è iniziata nel 2007 con la posa dei terminali nord e sud ed è proseguita nel 2008 con l’inizio dei lavori per le fondamenta dei piloni, verrà utilizzato comunque: se non per l’autostrada, come deviazione della Jadranska Magistrala, la strada statale che si snoda lungo la costa.

E mentre la rete autostradale croata non è ancora completata, già si prospetta l’introduzione delle vignette autostradali, che sostituirebbero l’attuale sistema dei pedaggi, con prezzi che variano tra le 105 kune (circa 14 euro) per il tratto Zagabria-Zara e le 187 kune (circa 25 euro) per la Zagabria-Ravča. La proposta della vinjeta croata viene da un gruppo di esperti della facoltà zagabrese di Ingegneria dei Trasporti e dell’Istituto croato per i Trasporti. Lo studio è stato inoltrato a settembre al ministero del Mare, Trasporti e Infrastrutture, che dovrà dare una valutazione e quindi decidere se sottoporre il documento all’attenzione del governo e del Parlamento, per l’accettazione definitiva.

Considerando che le autostrade croate sono tra le meno praticate in Europa e dunque garantiscono scarsi guadagni ai concessionari e minori opportunità di sviluppo all’economia nazionale, gli esperti hanno optato per due soluzioni, che dovrebbero garantire un maggiore uso di queste infrastrutture, ossia l’entrata in vigore di bollini sia nazionali che regionali. I primi sarebbero suddivisi in tre categorie: bollino da 10 giorni (prezzo: 90 kune), da 60 giorni (360 kune) e da un anno (900 kune, pari a 123,6 euro). Nel corso dell’alta stagione turistica, i bollini della durata più breve avrebbero un costo maggiorato del 25 per cento. Secondo gli autori dello studio, si tratterebbe di bollini a prezzo conveniente, che garantirebbero ai cittadini croati e ai visitatori stranieri di percorrere in modo illimitato tutte le autostrade della Croazia nel periodo di durata del bollino. Il sistema dei bollini contribuirebbe inoltre all’eliminazione delle code ai caselli, snellendo la circolazione e facendo aumentare la movimentazione veicolare lungo questi assi viari, dando un impulso al comparto economico e alle aree che fiancheggiano le autostrade.

Si è pensato poi di introdurre un bollino di carattere regionale, suddividendo il territorio croato in cinque maxiregioni dei trasporti: Istroquarnerino, Croazia Centrale, Lika, Slavonia e Dalmazia. Gli abitanti dell’Istria e del Quarnero pagherebbero annualmente 490 kune (67,3 euro) per il bollino, che consentirebbe loro di percorrere a piacimento i tratti autostradali compresi nelle due regioni nordadriatiche, incluso la cosiddetta Ipsilon istriana e il tunnel del Monte Maggiore. Gli automobilisti della Croazia centrale verserebbero invece 630 kune all’anno (86,5 euro) e in compenso potrebbero viaggiare a volontà sulla Fiume–Zagabria fino a Bosiljevo e sulle autostrade in direzione di Slovenia, Ungheria e Belgrado.

Con questo sistema di pagamento, le entrate per la HAC potrebbero arrivare fino a 2 miliardi e 227 milioni di kune, pari a 306 milioni di euro, mentre oggigiorno le aziende concessionarie incassano un miliardo di kune (137 milioni di euro) in meno.

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