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Preoccupazione nel sud della Serbia, a Preševo e a Bujanovac. Nelle scorse settimane un colpo di bazooka contro una pattuglia di polizia e l’esplosione di una bomba. Quattro feriti, nessun morto, ma la tensione sale

20/07/2009, Danijela Nenadić - Belgrado

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Due attentati nel sud della Serbia, a Preševo e a Bujanovac, avvenuti a distanza di cinque giorni l’uno dall’altro, hanno messo in allarme gli abitanti del luogo così come i vertici della politica e della sicurezza in Serbia. I comuni multietnici in cui vivono albanesi e serbi sono di nuovo al centro dell’attenzione nel paese.

Lo scorso 9 luglio due uomini della gendarmeria sono rimasti feriti in un attentato nella località di Lučana, nel comune di Bujanovac. Nenad Nikolić e Miloš Carović stavano svolgendo regolare servizio di controllo quando sono stati colpiti da un colpo di bazooka. I poliziotti hanno riportato lievi ferite. Il presidente serbo Boris Tadić e il ministro dell’Interno Ivica Dačić hanno fatto visita ai due gendarmi. Ad ora non si conoscono i colpevoli dell’attentato.

"Il punto non è che siamo di fronte al primo attentato di questo tipo, ma al centro della questione è proprio la comunità albanese e la cosiddetta ‘zona di sicurezza’; stiamo parlando di gruppi terroristici che sono dei residui di ciò che c’era qui un tempo", ha affermato ai microfoni di B92 il ministro dell’Interno Ivica Dačić. Dačić ha dichiarato che nell’ultimo anno la polizia ha più volte confiscato importanti quantità di munizioni e di armi.

Per quanto riguarda la sicurezza, Dačić ritiene che la Serbia meridionale continui ad essere una zona sensibile e che il terrorismo provenga dal Kosovo. Per il governo serbo la questione principale è il disarmo di tutte le frange terroristiche in Kosovo, il controllo della linea amministrativa e specialmente la lotta all’attraversamento illegale dei confini e al traffico d’armi. "Metteremo in guardia Eulex che il controllo della linea amministrativa è un problema serio", ha affermato Dačić, aggiungendo che "polizia e gendarmeria sono pronte a svolgere il loro compito e a rispondere in modo energico ad ogni tentativo di attacco all’integrità territoriale e alla sovranità del paese".

Il giorno dopo l’attentato, la "zona di sicurezza" – al confine tra sud della Serbia e Kosovo – è stata visitata dal presidente Tadić, il ministro dell’Interno Dačić, il ministro della Difesa Šutanovac e il capo dell’Esercito serbo, il tenente generale Milivoje Miletić, il capo dell’agenzia informativa di sicurezza Saša Vukadinović e il direttore della polizia Milorad Veljović. Il presidente serbo ha dichiarato che l’attentato ai gendarmi nella località di Lučana è un inequivocabile atto terroristico. Tadić ha evidenziato che i responsabili saranno processati come terroristi ma ha aggiunto che la Serbia non reagirà con l’uso della forza, come avveniva in passato.

Tadić ha affermato che la responsabilità per risolvere la situazione è di Belgrado, dei rappresentanti politici del comune di Preševo, Bujanovac e Medveđa, ma anche dei rappresentanti della comunità internazionale. "La responsabilità è comune e solo con l’unione delle forze potremo risolvere questo incidente", ha dichiarato Tadić al giornale Politika. "Gli abitanti di Preševo e Bujanovac non hanno motivo di aver paura perché la polizia, come ha fatto finora, farà il possibile per proteggere le loro vite e la stabilità della regione", ha aggiunto il presidente.

Qualche giorno dopo, è avvenuto un nuovo incidente a Preševo. In un’esplosione avvenuta a fianco di un edificio in cui vivono dei poliziotti e dei gendarmi, sono rimasti feriti una donna e un ragazzino albanese di 13 anni. La bomba ad alto potenziale è stata piazzata di fronte ad un’abitazione a Preševo in cui insieme a poliziotti e soldati vivono anche albanesi che lavorano in queste istituzioni. La forte esplosione ha provocato dei danni all’edificio e alle case circostanti.

Il ministro Dačić ha trascorso la notte a Preševo, dove ha dichiarato che non ci sono più dubbi sulla natura terroristica degli attentati. "Con questi atti terroristici si pone fine alla polemica sugli episodi nella Serbia meridionale e sul dubbio che si tratti o meno di terrorismo. Lo stato deve imporre il disarmo dei gruppi terroristici ed impedire ogni possibilità di nuovi attentati", ha affermato Dačić a B92. Il ministro ha poi aggiunto che la polizia recentemente è riuscita, in una sua operazione, a bloccare il rifornimento d’armi a gruppi terroristici albanesi.

Milan Marković, ministro dell’Amministrazione pubblica e dell’autonomia locale e presidente del Corpo di coordinamento del governo serbo per Preševo, Bujanovac e Medveđa, ha dichiarato che l’esplosione a Preševo ha degli elementi che riconducono agli atti terroristici, ma che comunque è importante attendere i risultati delle indagini. "Tuttavia, sembra che questo attentato abbia lo scopo di spaventare la popolazione, di portare disordine e di compromettere la capacità dello stato di mantenere la stabilità e la pace nella Serbia meridionale", ha affermato Marković alla Radiotelevisione serba.

Anche gli esponenti politici albanesi sono preoccupati per la stabilità della Serbia meridionale. Riza Halimi, parlamentare e presidente del Partito per la partecipazione democratica di Preševo, afferma che gli attentati sono "da condannare". I leader albanesi della Serbia meridionale ritengono che la frequenza degli incidenti sia un chiaro segnale che a qualcuno la pace a Preševo e Bujanovac sia di disturbo. Secondo le loro dichiarazioni, gli attentati mostrano che nella Serbia meridionale esistono moltissimi problemi per gli albanesi, che lo stato non risolve, per cui si arriva all’aggravarsi della situazione e ad attentati armati. Halimi ha aggiunto che già dal 2005 invita alla soluzione politica di questi problemi, ma che la responsabilità della situazione a Preševo e Bujanovac è esclusivamente delle autorità di Belgrado.

Il presidente del Forum per la sicurezza e la democrazia, il generale in pensione Ninoslav Krstić, ritiene sia possibile aspettarsi nuovi attentati a Preševo e Bujanovac in quanto non sono ancora stati completamente disarmati tutti i membri dell’ex armata di liberazione di Preševo, Bujanovac e Medveđa. Il docente della Facoltà della sicurezza Zoran Dragišić è d’accordo nel dire che si tratta di attentati di stampo terroristico e non di casi isolati, per cui esiste il pericolo che simili episodi si ripetano anche in futuro. Come riportato dal giornale Politika, Dragišić afferma che si tratta di un "serio tentativo di minare la situazione di sicurezza nella Serbia meridionale e in Kosovo". Dragišić ha aggiunto che la risposta dello stato dovrebbe essere energica, decisa e indirizzata esclusivamente contro i terroristi.

Gli abitanti di Preševo e Bujanovac commentano in vari modi gli episodi degli ultimi giorni, e la preoccupazione dilaga. Mentre gli albanesi ritengono che gli attentati siano provocati dalla presenza non necessaria della gendarmeria, i serbi credono che si tratti di un tentativo di pressione nei loro confronti per farli allontanare da questi comuni.

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