Armenia: morire di leva
Continui incidenti sulla linea del cessate il fuoco tra armeni e azeri in Nagorno Karabakh fanno crescere la tensione nella regione. Nel frattempo, l’opinione pubblica armena è scioccata da una serie di morti sospette nell’esercito. Il resoconto del nostro corrispondente da Yerevan
Mentre il panico si trasformava in rabbia, a seguito dell’ultimo scontro sulla linea di contatto tra forze armene e azere in Nagorno Karabakh, altre uccisioni di soldati armeni – rese note nel mese di luglio – hanno sconvolto il Paese. Questa volta, però, non si trattava di vittime delle forze azere, ma apparentemente di soldati uccisi dai loro stessi compatrioti.
Il primo incidente, che ha portato alla morte di un ufficiale in un avamposto al confine tra Armenia e Azerbaijan, è stato scioccante. Il ministero della Difesa ha dichiarato che il tenente Artak Nazaryan, militare di carriera trentenne, si era suicidato. La famiglia del soldato, tuttavia, ha respinto con forza questa versione. La causa della morte, dicono, sarebbe da ricercare all’interno dello stesso esercito armeno.
Secondo la famiglia, il corpo di Nazaryan era coperto di ferite, subite solo poche ore prima che il loro congiunto – secondo la versione ufficiale – si fosse sparato. “Credeva in Dio e sapeva che il suicidio è un grave peccato”, ha dichiarato la madre a Radio Free Europe. “Se si è trattato di un suicidio, immaginatevi quante sofferenze e umiliazioni gli sono state inferte prima di ricorrere a quel gesto”, ha aggiunto la sorella.
All’inizio di agosto, quattro commilitoni di Nazaryan sono stati arrestati e il ministero della Difesa ha avviato un’indagine. Secondo una dichiarazione ufficiale, uno dei quattro, il capitano Hakob Manukyan, è sospettato di aver inflitto ferite corporali e di aver umiliato Nazaryan “con gravi conseguenze”.
Mentre i familiari di Nazaryan hanno espresso dubbi sull’imparzialità dell’inchiesta condotta, in Nagorno Karabakh si è verificato un incidente ancora più drammatico e inatteso. Sei soldati sono morti a seguito di una folle sparatoria avvenuta sulla prima linea. Secondo Artur Sakunts, attivista per i diritti umani, il responsabile della sparatoria sarebbe un soldato armeno.
Sakunts ha riferito che un ufficiale e un sergente avevano umiliato un giovane coscritto dopo averlo trovato addormentato nella sua postazione. Un’altra recluta, Karo Ayvazyan, ha allora sparato ai due ufficiali e a tre altri soldati che erano accorsi sul posto, prima di suicidarsi. L’incidente sarebbe avvenuto solo un giorno dopo la morte di Nazarayan.
Malgrado le condizioni di vita nell’esercito armeno siano migliorate dall’inizio degli anni ’90, il nonnismo rimane un problema serio e le morti fuori dal combattimento rappresentano ancora una grave preoccupazione. Due anni fa il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha affermato di non credere nell’imparzialità delle inchieste condotte su tali incidenti, parlando di manomissione delle prove.
Seyran Ohanyan, ministro armeno della Difesa, da parte sua ha assicurato ai media e ai familiari dei soldati morti che entrambi i casi saranno risolti. Ohanyan ha anche ricordato che il numero degli incidenti si è significativamente ridotto rispetto agli anni ’90. Tuttavia, solo nel corso del 2009 sono 18 i soldati morti durante il servizio militare, per incidenti avvenuti fuori dai combattimenti.
Secondo i critici, gli ultimi incidenti hanno evidenziato problemi seri all’interno di un esercito afflitto dalla corruzione e da violazioni dei diritti umani. In effetti, le bustarelle per evitare l’arruolamento o per svolgere il servizio di leva in luoghi tranquilli sono una pratica piuttosto comune. Questa realtà è stata messa in luce dal secondo incidente, quello che ha coinvolto il soldato Ayvazyan.
Secondo i media armeni, il ventunenne aveva una storia di instabilità mentale e aveva avuto problemi con la giustizia negli Stati Uniti, tra le altre cose per rapina e possesso illegale di armi, reati che gli erano valsi il rimpatrio in Armenia l’anno scorso. Il ragazzo sarebbe anche stato ricoverato in una clinica psichiatrica in California.
Lo zio di Ayvazyan ha dichiarato che, date le circostanze, il nipote non era adatto per il servizio militare, ma sostiene che non avrebbe potuto essere esentato senza il pagamento di una tangente di 4.000 dollari. Il ministero della Difesa, tuttavia, respinge tali affermazioni sostenendo che il ragazzo era stato arruolato perché non erano stati mostrati documenti che provassero i suoi precedenti arresti o il suo stato mentale.
I due incidenti, in ogni caso, hanno causato un putiferio nel Paese. L’opposizione extraparlamentare, guidata dall’ex presidente Levon Ter-Petrosyan, ha dichiarato che questi sono il risultato di una “atmosfera malsana e di pratiche criminali all’interno dell’esercito”. Le stesse affermazioni sono state fatte anche da un militare armeno, Karen Harutyunyan, che il mese scorso è fuggito in Azerbaijan.
Questi incidenti hanno anche confermato la presenza di soldati armeni in Nagorno Karabakh, una circostanza negata da Yerevan ma nota alla maggior parte della popolazione. In realtà vengono spesso pagate delle tangenti per evitare di svolgere il servizio militare in prima linea. “Di solito i ricchi fanno il servizio militare in Armenia, mentre i poveri vengono mandati in Karabakh”, ha dichiarato Harutyunyan ai media azeri.
Altre tre reclute armene che hanno attraversato il confine per andare in Azerbaijan all’inizio dell’anno, hanno rilasciato interviste simili. Il ministero armeno della Difesa, tuttavia, ribatte che tali interviste sono contrarie alla Convenzione di Ginevra e accusa l’Azerbaijan di propaganda.
Il governo armeno, inoltre, respinge le accuse secondo cui la situazione dell’esercito è peggiorata rispetto a quando era al potere Ter-Petrosyan, affermando che [l’esercito armeno] è ancora la forza più pronta alla guerra nella regione.
La gravità dei due incidenti, così vicini nel tempo, ha tuttavia scioccato molte persone. Nella seconda settimana di agosto sono stati destituiti 8 ufficiali, 13 sono stati degradati e 20 richiamati.
Una dichiarazione ufficiale ha collegato quegli ufficiali, compresi almeno un colonnello e due tenenti colonnelli, alle sparatorie. “Per voi la dignità di ufficiali non significa nulla”, ha affermato il ministro della Difesa armeno in una dichiarazione mandata in onda dalla televisione pubblica. “Credo che voi non abbiate più alcun posto nei ranghi del nostro esercito. La misura è colma”.
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