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Armenia: minoranze sessuali, l’alternativa alla violenza è il silenzio

La situazione degli appartenenti alla comunità LGBT in Armenia è drammatica. E molti di loro, per non subire lo stigma sociale e a volte anche violenze fisiche, scelgono di non rivelare la propria identità sessuale

12/11/2018, Armine Avetisyan -

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Gli appartenenti alla comunità LGBT non sono assolutamente accettati in Armenia. Alcuni di loro, già fortemente stigmatizzati dalla società, sono anche soggetti a violenze fisiche nel caso di esternazione del loro orientamento sessuale; altri vivono nel silenzio, scegliendo di mantenere la loro vita privata strettamente confidenziale.

Quando ho scoperto di essere "diverso"

Levon (il nome è stato cambiato), 33 anni, vive a Yerevan da 5 anni, ma è originario della regione di Lori. Dice che la ragione per la quale si è trasferito nella capitale è stata la rivelazione di se stesso.

"Quando ho compiuto 25 anni, i miei genitori iniziarono a provare a convincermi che era tempo di sposarsi. Vivevo in un villaggio. Nel nostro villaggio a 25 anni si è già vecchi e secondo la legge non scritta si dovrebbe già essere padri di famiglia a quell’età. Iniziarono a cercare per me una sposa. A quel tempo non avevo ancora realizzato che le ragazze non mi interessavano del tutto, che avevo un altro mondo dentro. Senza ancora aver capito me stesso, rifiutai tutte le proposte che mi arrivarono. Alla fine, mi sembrava mi piacesse una ragazza di un villaggio vicino. Organizzammo il matrimonio, portammo la sposa a casa nostra e vivemmo per circa un anno sotto un solo tetto. Ogni giorno della nostra vita insieme è stato un inferno per entrambi", si ricorda Levon.  

All’età di 27 anni, con il pretesto di problemi finanziari, Levon partì per la Russia per un lavoro all’estero. In realtà, come racconta, fu una fuga dalla sua vita di incomprensioni.

"Nessuna ragazza mi attirava. Ho vissuto la maggior parte della mia vita mentendo a me stesso. Ho provato a convincermi che il motivo per il quale non mi piacesse nessuna ragazza è che sono un perfezionista; e che inoltre ero disgustato da loro perché non avevo trovato la ragazza perfetta. Mi sono convinto che a Mosca avrei trovato una bella ragazza con un aspetto slavo, che avrebbe dato un senso alla mia vita. Ma niente di tutto questo accadde. Risparmiai soldi per metà anno, andai dallo psicologo, gli chiesi se potesse aiutarmi ad amare le ragazze. Ma lo psicologo mi mostrò un’altra strada. Mi fece diventare onesto con me stesso. Non ero uno stupido e non è che non avessi capito che ero attratto dagli uomini. Semplicemente ho sempre avuto paura di parlarne. Convinsi così anche me stesso che non fosse il mio caso. Con l’aiuto dello psicologo, imparai a essere sincero, a parlare dei desideri sessuali. Stetti lì per circa sei mesi, ritornai poi al nostro villaggio e divorziai da mia moglie", racconta Levon, il quale pensa che l’errore più grande della sua vita sia stato proprio sposarsi.

"Ho sottratto 2 anni alla vita di mia moglie. L’ho ferita per 2 anni, dal momento che avevo paura di essere diverso, di essere condannato per questo", sottolinea.

Dopo aver parlato chiaramente con la sua ex moglie, fu il turno dei suoi genitori. Levon ricorda che raccontare ad una famiglia tradizionale armena di essere gay è come entrare in un film horror. Alla fine, fu convenuto che nessuno avrebbe parlato del vero orientamento sessuale di Levon; e il ragazzo lasciò la casa.

"Ora sono felice. Vivo a Yerevan. Ho un compagno che è appena andato via da casa come me. Sfortunatamente vedo raramente i miei genitori. Mi hanno proibito di avere qualunque contatto con loro. Una volta all’anno vado nel mio paese, è una loro richiesta, in modo che ai paesani sembra che sia molto occupato. Io però i miei genitori non li posso dimenticare", racconta Levon.

Voglio solo amore

La ventinovenne Anush ha lasciato l’Armenia 10 anni fa. Già da molto giovane ha realizzato che non aveva bisogno di un ragazzo, ma che solo una ragazza sarebbe stata al suo fianco.

"Mi considero una donna felice. Ero adolescente quando leggendo della letteratura ho capito chi ero e mi sono resa conto di non riuscire ad indossare vestiti femminili, truccarmi e passeggiare con i ragazzi. Volevo essere un ragazzo e abbracciare una ragazza… Quando realizzai completamente cosa volevo, lo dissi ai miei genitori. Ringrazio Dio che hanno fatto nascere solo me. Mi ascoltarono con calma. Naturalmente so che li stavo ferendo con quella notizia, ma cercarono di aiutarmi. In Armenia il cambiamento di sesso è vietato. Mi aiutarono a raccogliere dei soldi e sono venuta in Europa. Qui ho ricevuto un’istruzione superiore, ora ho un buon lavoro e risparmio per realizzare il mio sogno: sottopormi all’intervento chirurgico", ha detto Anush.

Secondo Anush, essere un rappresentante della comunità LGBT in Armenia è un problema serio. Non sono accettati, vengono condannati e nessuno offre loro un lavoro.

"Ho degli amici in Armenia che sono finiti al centro di diverse storie dolorose quando hanno provato a raccontare delle loro aspirazioni sessuali, a proteggere i loro diritti. Forse sbaglio, ma credo che non sia necessario sottolineare così marcatamente di essere diversi. La vita sessuale di una persona non dovrebbe essere così pubblicizzata. Quando qualcuno si lamenta con me di essere stato picchiato da alcuni uomini che hanno saputo che era gay, rispondo: ‘Sei responsabile per questo; se vedi che la persona non ti capirà, non parlarci, non provare a spiegargli nulla, è privo di senso in ogni caso. Vivi per te stesso con calma’".

Anush si sente una semplice mortale che sogna l’amore e sogna di essere amata. Al momento non ha una partner, è ancora alla ricerca. Vuole trovare qualcuno come lei, che sogni l’amore e sogni di vivere una vita tranquilla. "Non ho mai partecipato a nessuna parata LGBT in Armenia, per me non ha senso. So che verrò criticata per queste parole ma provo a spiegarmi: in Armenia il modello di famiglia tradizionale è così ben radicato che penso sia impossibile combattere contro questo. Suggerisco sempre ai miei amici di venire in Europa o di vivere silenziosamente, altrimenti la loro vita si trasformerà in un caos".

La violenza contro i diversi

Secondo il report sulla "Situazione dei diritti umani delle persone LGBT in Armenia, 2017" presentato dalla ONG "Pink Armenia", nel 2017 sono stati registrati 30 casi di attacchi basati sull’orientamento sessuale e/o sull’identità di genere. 8 di questi casi sono finiti a processo mentre per 14 casi non sono stati avviati procedimenti legali per circostanze varie. Per 4 casi inoltre il tribunale non ha proceduto a seguito di un accordo tra le parti e ritiro della denuncia. Infine per due casi non si è avviato alcun procedimento per assenza della vittima e per altri due la vittima non ha voluto rivelare la propria identità e non ha sporto alcuna denuncia. 8 dei casi che non sono finiti a processo riguardavano violenze domestiche in cui le vittime non volevano sporgere denuncia contro i familiari.

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