Amsterdam: sull’asfalto boss bulgaro
Stava trascorrendo qualche giorno in un albergo a 5 stelle nel centro di Amsterdam. Un killer lo ha ucciso. Continuano i regolamenti di conti nei quali sono coinvolti boss mafiosi bulgari. Ed emergono le liaison pericolose con il mondo della politica.
Da Sofia, scrive Tanya Mangalakova
Lo scorso sei dicembre in pieno centro ad Amsterdam è stato ucciso a colpi di pistola Konstantin Dimitrov, alias Samokovetsa, ritenuto essere dalla polizia bulgara uno dei più grandi trafficanti del Paese. Nella sparatoria è rimasta ferita anche la ragazza che stava con lui, la modella Tsetsi Krassimirova. Il killer, un cittadino olandese, è stato fermato quasi immediatamente da alcuni passanti e testimoni oculari dell’omicidio.
Secondo il quotidiano bulgaro "Novinar" dietro all’omicidio vi sarebbe la mafia russa. "Troud" invece si chiede chi sarà la prossima vittima. "Sega" cita una dichiarazione del generale Boiko Borissov, segretario del Ministero degli Interni, secondo il quale ci saranno altre decine di regolamenti di conti all’interno della mafia bulgara.
33 anni, un passato da buttafuori in una discoteca durante gli anni ’90, Samokovetsa era una delle figure chiave del contrabbando e dei traffici illeciti in Bulgaria. Attualmente era proprietario di decine d’aziende che si occupavano di trasporti internazionali e locali, commercio e sicurezza. Tra queste la "Borogroup", la "Chamkoriya", la "Aris" e la "Borotravel". Oltre a queste era titolare di grandi proprietà immobiliari. Girava il Paese su due Mercedes blindate, cricondato da guardie che tutelavano la sua sicurezza. Secondo quanto dichiarato al fisco si occupava di export-import di patate e puree ma secondo i servizi segreti bulgari aveva un ruolo chiave nel controllo del narcotraffico in Bulgaria.
Dimitrov in passato ha fatto parte della cosiddetta "Mafia dei lottatori". Era nella struttura della holding VIS-1, espressione di quest’ultima, ma vi occupava un ruolo marginale. La sua carriera ha accelerato notevolmente quando è divenuto l’uomo di fiducia di Slavcho Hristov, il "businessman" preferito di Ivan Kostov, ex premier bulgaro. Samokovetsa è stato allora scelto per controllare molti canali del contrabbando e del narcotraffico, all’inizio quelli che passavano per i confini di Kapitan Andreevo, al confine tra Bulgaria e Turchia, e di Novo Selo, al confine con la Macedonia. Il suo nome legato ai traffici di stupefacenti era stato fatto nel 2001 addirittura in Parlamento. "Chiedete a Samokovetsa informazioni sui corridoi del contrabbando" aveva affermato in aula Tatyana Doncheva, durante il voto di sfiducia all’allora Premier Ivan Kostov. Nulla ne è seguito e Konstantin Dimitrov è apparso intoccabile anche durante il successivo governo di Simeone di Sassonia. Lo ricorda il quotidiano "Dnevnik".
"L’uccisione di Samokovetsa ha chiuso una pagina buia degli ultimi 6 anni bulgari – ha dichiarato Luben Dilov, leader del movimento ‘Gergyovden’ – è stato un personaggio creato dall’élite politica. Lo Stato ha poi rinunciato ad imporre l’ordine ed ha lasciato che fossero i gangster ad attuare la propria legge, la propria selezione naturale".
"I ‘musi’, paladini della lotta alla criminalità" titola un proprio editoriale lo scrittore Dimiter Inkiov, sul settimanale Magazine. ‘Musi’ è uno dei termini utilizzati in Bulgaria per indicare i membri dei gruppi mafiosi. "La democrazia arriverà grazie ai ‘musi’ – scrive Inkiov – hanno iniziato accumulando capitali, controllandoli col pungo di ferro, ora si sono assunti anche l’onere di combattere la criminalità". Per poi concludere "sembra recentemente lo stiano facendo con grande successo".
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