Amministrative in Serbia, risultati preliminari
Ancora non definitivi i risultati delle elezioni amministrative che si sono tenute, insieme alle politiche, domenica 11 maggio. La coalizione guidata da Boris Tadic risulta in vantaggio in 15 città, compresa la capitale, sul totale di 23. La cronaca della nostra corrispondente
Secondo i dati preliminari la Coalizione "Per una Serbia europea – Boris Tadic" (ZES) alle elezioni amministrative ha ottenuto il maggior numero di consiglieri nelle assemblee di 15 città, compresa Belgrado, sulle 23 dell’intera Serbia. La coalizione filo europea avrà la maggioranza dei consiglieri a Belgrado, Nis, Novi Sad, Valjevo, Kraljevo, Krusevac, Leskovac, Novi Pazar, Pancevo, Pozarevac, Sombor, Subotica, Uzice, Sabac e Zrenjanin.
Il Partito radicale serbo (SRS) ha ottenuto la maggioranza dei consiglieri in tre città, Smederevo, Loznica e Vranje. La coalizione del Partito democratico della Serbia – Nuova Serbia (DSS-NS) ha ottenuto la maggioranza dei consiglieri solo a Cacak, base tradizionale di Velimir Ilic, leader di NS e per molto tempo sindaco della città.
Una vittoria significativa è stata registrata dalla coalizione formata dal Partito socialista della Serbia – Partito dei pensionati uniti – Serbia unita (SPS-PUPS-JS). La vittoria di questa coalizione va attribuita a Dragan Markovic Palma, leader del JS. A Kragujevac, città nota per la fabbrica di automobili "Zastava" ha ottenuto la vittoria il sindaco uscente Veroljub Stevanovic, che alle amministrative si è presentato con il partito G17 plus.
La coalizione "Per una Serbia europea" ha ottenuto il maggior numero di consiglieri anche nella maggior parte dei comuni minori della Serbia. I risultati delle elezioni amministrative rispondono solo parzialmente ai risultati delle elezioni per il parlamento. In molte città e comuni gli elettori hanno votato per una lista, mentre alle amministrative hanno scelto più per le persone che per i programmi.
L’analista Jovan Komsic in un commento per il quotidiano "Blic", a seguito delle significative differenze nei risultati delle elezioni locali e parlamentari in molti comuni, ha scritto che "i cittadini nelle elezioni locali si fermano davanti al foglio coi candidati e pensano a sostenere persone determinate, ossia un politico personalmente".
Per questo motivo, a Cacak il maggior numero di voti è andato alla coalizione DSS-NS, mentre per le politiche la maggior parte dei cittadini ha votato per la lista "Per una Serbia europea". A Kikinda, piccola città della Vojvodina, l’SRS che fino ad ora guidava il consiglio comunale, alle amministrative ha preso il 38 percento di voti, mentre il Partito democratico (DS) il 31 percento, mentre per le politiche i cittadini hanno votato al 44 percento per la lista "Per una Serbia europea", di cui fa parte il DS, mente per i radicali si è espresso il 29 percento degli elettori.
I risultati più interessanti delle elezioni locali riguardano le maggiori città della Serbia. In particolare sono curiosi i risultati delle elezioni a Belgrado, perché questa città per molti rappresenta "uno stato nello stato", e la maggior parte degli analisti ritiene la funzione del sindaco di Belgrado come la terza carica dello stato, subito dopo il presidente e il premier della Serbia.
Belgrado ha pressappoco ricalcato i risultati delle elezioni politiche. "Per una Belgrado europea – Boris Tadic" (ZEB) ha ottenuto il 39,75 percento di voti, l’SRS 35,05; DSS-NS 11,28; LDP 7,01% e SPS-PUPS-JS 5,29%. Comparati con le elezioni parlamentari è chiaro che la parte di elettorato che alle politiche ha votato per l’SPS a Belgrado ha votato per il radicali, così come la percentuale di appoggio al LDP a Belgrado è quasi del due percento superiore a quella ottenuta alle politiche.
Se dobbiamo tener fede agli analisti, questi trend possono essere intesi come un abile calcolo degli elettori. Le indagini mostrano che l’elettorato medio cambia più facilmente il proprio orientamento alle amministrative, dove si perde di meno e dove c’è meno interesse che alle politiche.
L’assemblea della città di Belgrado è composta da 110 consiglieri. La ZEB ha 45 seggi, SRS 40, DSS-NS 12, LDP 7 e l’SPS 6. Per la formazione del governo della città è necessaria la maggioranza di 56 consiglieri. Le combinazioni post elettorali sono già iniziate anche a Belgrado e ci si aspetta che l’assemblea belgradese sia formata quando i leader dei partiti avranno un’idea più chiara su chi governerà il Paese.
Il governo che era in carica fino ad oggi era formato dal DS e dal DSS, ed entrambi i partiti ritengono che quel governo sia stato stabile e funzionale. Dragan Djilas, candidato per la ZEB a sindaco di Belgrado, non nasconde che, per lui e per la coalizione che rappresenta, la cosa migliore sarebbe formare la stessa coalizione di governo, ossia proseguire con la collaborazione con il DSS.
Alla conferenza stampa, il leader del G17 plus, Mladjan Dinkic ha riferito che la ZEB ha già avviato le consultazioni per la coalizione anche a Belgrado. Dinkic afferma che il candidato del DSS a sindaco di Belgrado, Aleksandar Popovic, è filo europeo, pertanto si aspetta un appoggio per la formazione di una coalizione naturale tra ZEB e DSS. Dinkic ha aggiunto, però, che ciò non sarà possibile se dai vertici del DSS giungerà il divieto di accordi post elettorali con la ZEB.
È interessante aggiungere che a Belgrado i radicali hanno perso ancora una volta. Per la città circolano voci non confermate sul fatto che il loro candidato a sindaco, Aleksandar Vucic era visibilmente afflitto dopo aver comunicato che la ZEB aveva ottenuto la maggioranza dei voti nella capitale. Vucic era particolarmente deluso perché la sua campagna, secondo le valutazioni dei media locali, era in modo convincente la migliore e la più moderna. Però, il giorno dopo le elezioni Vucic, alla conferenza stampa, ha comunicato di essere lui il vincitore morale, perché i radicali a Belgrado hanno registrato il miglior risultato degli ultimi otto anni.
Il secondo dato che si attendeva con trepidazione riguardava i risultati della principale città della Vojvodina, Novi Sad. Dopo quattro anni di governo dei radicali, i cittadini di Novi Sad hanno deciso di dare la maggioranza dei voti alla coalizione "Per una Novi Sad europea" (32,83%). Seguono SRS 27,41%; la Coalizione Insieme per la Vojvodina – Nenad Canak 9,65%; la lista civica Maja Gojkovic 7,57%; DSS 6,07%. Interessante il fatto che a Novi Sad né LDP né SPS hanno passato lo sbarramento del 5%.
La vera sorpresa elettorale è stata rappresentata dalla sindaca uscente Maja Gojkovic, dissidente delle file del SRS, che i radicali hanno cacciato per la sua "posizione europea" troppo marcata. Per quanto abbiano cercato di sminuire l’importanza di Maja Gojkovic, è del tutto chiaro che l’ex sindaco ha conquistato una parte dell’elettorato del SRS, pertanto i suoi colleghi di ieri dovranno trattare con lei per avere la maggioranza all’assemblea della città.
Aleksandar Popov, direttore del Centro per il regionalismo di Novi Sad, in una dichiarazione per il quotidiano "Danas" ha detto che "sono state rispettate tutte le aspettative dei cittadini e delle cittadine, perché finalmente dopo quattro anni i radicali lasciano il governo di Novi Sad".
L’effetto della firma dell’Accordo di associazione e stabilizzazione è molto evidente nell’esempio della città di Kragujevac. Ricordiamo che il sindaco uscente Veroljub Stevanovic, insieme con il presidente Tadic e il ministro Dinkic, ha firmato l’Accordo di intesa con la Fiat italiana solo alcuni giorni prima del silenzio elettorale. Era chiaro che Kragujevac sarebbe stata la cartina di tornasole di questa mossa, per valutare se l’avvicinamento all’Unione europea potesse convincere gli elettori della convenienza economica di questa strategia. Evidentemente i cittadini di Kragujevac hanno inteso questo accordo come l’occasione per far rivivere la fabbrica della Zastava che ha quasi sfamato l’intera città.
Infine riportiamo due insoliti e forti risultati. Entrambi registrati dalla coalizione capeggiata da Boris Tadic. Nel comune centrale di Belgrado, Vracar, la lista "Per una Belgrado europea" avrà la maggioranza assoluta e non dovrà cercare alleanze. A Indjia, comune nella periferia di Belgrado, Goran Jesic (DS), sindaco per due volte, ha ottenuto addirittura il 45,4% di voti, cioè 18 consiglieri sui 37 totali, pertanto gli manca solo un consigliere per formare senza problemi il governo della città.
Goran Jesic è noto per aver amministrato con successo un comune relativamente piccolo, tanto da farne un buon esempio di cui si parla in tutta la regione. Il comune di Indjia, ricordiamo, è il luogo in cui suonarono i Red Hot Chili Peppers, che fecero andare in delirio la Serbia. Fu un’idea di Goran Jesic, derisa da molti. Che sia per i Red Hot o per le industrie, Jesic ha vinto di nuovo. Forse si tratta di un esempio anche per gli altri comuni.
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