Amministrative in Macedonia, test per l’UE
Tra meno di due settimane si terranno le elezioni amministrative in Macedonia. Un appuntamento importante sia dal punto di vista della futura adesione all’UE, sia per il nuovo meccanismo di cariche derivante dalla decentralizzazione dei poteri locali
Il 13 marzo in Macedonia circa 1.700.000 elettori si recheranno alle urne per eleggere i sindaci e i consiglieri delle 84 municipalità di cui è composto il Paese. La posta è alta: ci sono una media di 4 candidati per ogni posto di primo cittadino. Il motivo sta nell’aumento delle competenze del Primo cittadino, in conseguenza del processo di decentralizzazione, il quale ha previsto l’incremento sia dell’autorità che dei budget dei governi locali.
I nuovi sindaci avranno l’autorità di fissare le tasse sulla proprietà, nominare i capi della polizia, rilasciare le concessioni edilizie, amministrare le scuole e gli ospedali. Non pochi parlamentari sono in gara col desiderio di scambiare la poltrona da parlamentare con quella da sindaco.
I sindaci sono eletti mediante il sistema maggioritario con la possibilità di un eventuale ballottaggio, mentre i consiglieri passano in un unico turno col sistema proporzionale.
La campagna elettorale è iniziata la scorsa settimana e durerà fino all’11 di marzo. L’OSCE invierà il medesimo numero di osservatori impiegato durante il referendum e le elezioni presidenziali dello scorso anno. La locale organizzazione non governativa MOST, impegnata nel monitoraggio elettorale, impiegherà un ulteriore numero di 3.500 scrutatori volontari. Il Consiglio per la radiodiffusione ha presentato delle regole rigide per i media durante la campagna elettorale. Sarà solo possibile mostrare delle brevi riprese dei raduni per le campagne elettorali, a differenza del passato quando la TV registrava interamente le campagne.
Il centro di Skopje è dominato dai poster del candidato indipendente per la poltrona di sindaco della capitale, Trifun Kostovksi, uno degli uomini più ricchi del Paese, in lizza col supporto dei partiti macedoni di opposizione. Sfiderà il sindaco uscente Risto Penov, che dopo due vittorie consecutive si candida per il terzo mandato.
Da qui al 13 marzo ci si stancherà della frase che dice "le elezioni dovranno essere democratiche e leali". Questo sarà il primo test della maturità politica del Paese dopo la consegna a Bruxelles, all’inizio del mese scorso, della richiesta di adesione all’UE. La Macedonia attende lo status di Paese candidato entro la fine di quest’anno. È chiaro inoltre che le sue possibilità di ottenere lo status poggiano tra l’altro su una pratica stabile di democrazia.
Di recente l’IWPR (Institute for War and Peace Reporting) ha messo in guardia sulla possibilità di incidenti durante lo svolgimento delle elezioni, specialmente nelle comunità dove concorrono due sindaci del blocco albanese. Quattro anni fa un uomo rimase ucciso durante il giorno delle elezioni, a causa delle violenze scoppiate nel villaggio di Kondovo nei pressi di Skopje. L’IWPR basa le sue preocupazioni sull’alta posta in gioco in questo appuntamento elettorale, ossia l’aumento di autorità dei futuri sindaci, e il fatto che il partito albanese di governo DUI si presenta per la prima volta alle elezioni locali contro il partito albanese di opposizione DPA, dominante nelle strutture locali degli Albanesi.
L’ICG (International Crisis Group) – think tank con sede a Washington e Bruxelles – recentemente ha pubblicato un rapporto in cui si dice che la Macedonia non è ancora pronta per implementare pienamente la decentralizzazione a lungo attesa.
Sul versante dei partiti macedoni, i socialdemocratici (SDMS) al governo lottano contro un’opposizione frammentata in diversi partiti della VMRO, usciti dopo il frazionamento seguito alla lotta per la guida del partito VMRO-DPMNE. Sarà inoltre un enorme test per i consensi e l’influenza politica all’interno della stessa VMRO. Le votazioni mostreranno quanto capitale politico ha amministrato l’ex primo ministro Ljubco Georgievski, ora a capo della VMRO-Narodna, per sottrarre voti al suo collega di un tempo Nikola Gruevski, ora alla guida della VMRO-DPMNE.
Recentemente un intero schieramento di parlamentari della VMRO-DPMNE è migrato nella VMRO-Narodna formando il maggior partito di opposizione al parlamento. Mentre Nikola Gruevski parla da politico moderato ed esperto di economia, Georgievski gioca invece la carta anti-albanese.
I sondaggi non sono del tutto attendibili dal momento che all’inizio della campagna elettorale i partiti li hanno usati per il loro marketing, ponendo dei netti vantaggi a loro favore. Chiunque tenga una conferenza stampa dichiara di essere in testa. L’impressione generale è che dopo un po’ di pratica di democrazia, la gente si sia già stancata. Si teme un alto astensionismo.
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