Albania, voglia d’Europa
L’agricoltura unisce l’Università di Bologna e l’Albania. Lunedì 28 marzo il presidente albanese Bamir Topi è stato ospite della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna per una lectio magistralis sul ruolo dell’Albania nel processo di adesione all’Unione europea. Oltre a delineare l’evoluzione del settore agricolo, il discorso del presidente albanese ha sottolineato l’importanza di creare reti universitarie, progetti di ricerca e formazione
La presenza di Topi alla Facoltà di Agraria trova diverse giustificazioni a partire dal profilo del Presidente che si è laureato presso l’Università Agricola di Tirana, Facoltà di Medicina Veterinaria, ed ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in biologia molecolare in Italia, presso l’Università di Torino. Al rientro in Albania
Topi è stato Direttore dell’Istituto per la Sicurezza Alimentare e Veterinaria di Tirana e ha ricoperto numerosi incarichi accademici contribuendo a sviluppare i curriculum universitari in tossicologia e farmacologia.
Dopo essere passato dal mondo accademico alla politica, nel 1996 è arrivato a coprire la carica di ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. E la seconda giustificazione del legame con Bologna emerge proprio dall’esperienza come ministro, poiché durante il suo incarico Topi viene, in veste di consigliere, da Andrea Segrè, attuale Preside della Facoltà di Agraria.
L’Italia come porta dell’Albania verso l’Europa
Ma la relazione tra l’Università italiana e l’Albania ha radici ancora più profonde: oggi gli studenti albanesi in Italia sono oltre 35.000 e a questi vanno aggiunte alcune centinaia di specializzandi e dottorandi. Una comunità numerosa che testimonia la speciale relazione che intercorre tra Italia e Albania e l’importanza dell’Italia come porta dell’Albania verso l’Europa.
Il percorso di avvicinamento verso l’Unione europea è stato tra i temi portanti dell’intervento del Presidente Topi che ha iniziato ricordando come già dal 1990 gli studenti nelle manifestazioni contro il regime gridavano “E duam Shqipërinë si gjithë Europa (Vogliamo essere come il resto d’Europa)” e come la prospettiva europea dell’Albania si fondi su un’aspirazione storica caratterizzata da una forte condivisione da parte di tutta la società. Aspirazione che nasce, almeno in parte, dall’isolamento in cui l’Albania era stata confinata durante il regime comunista.
Ed è proprio dal periodo comunista che Topi è voluto partire per poter sottolineare i passi avanti di un Paese che, dopo il 1990 ha dovuto ricostruire tutto da capo: dalla costituzione alle leggi, dal sistema di difesa nazionale all’educazione, dalla sanità alle infrastrutture. In due decenni l’Albania ha trovato la forza di rialzarsi, mostrando uno straordinario dinamismo e un attivismo in termini di relazioni internazionali che ha portato il Paese all’ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (2000) e nella Nato (2009).
Il settore agricolo albanese
Le considerazioni di Topi le ritroviamo anche andando a osservare l’evoluzione del settore agricolo. Come negli altri Paesi del sud est europeo la transizione dall’economia di piano all’economia di mercato, è stata caratterizzata da numerose contraddizioni e inefficienze che, in molti casi, non hanno favorito lo sviluppo ed il consolidamento di filiere produttive che andavano praticamente ricreate ex novo. In questo scenario gli agricoltori non sono stati incentivati a modernizzare e rendere più competitivi i sistemi produttivi.
Di conseguenza il settore primario ha vissuto una prolungata fase di declino in cui è venuto meno agli obiettivi commerciali e ha svolto prevalentemente una funzione sociale, offrendo rifugio a poveri e disoccupati. La presenza ancora oggi di un numero elevato di aziende agricole orientate alla sussistenza o alla semi sussistenza è un chiaro retaggio di questa dinamica evolutiva.
E nelle aree rurali, a situazioni di povertà diffusa si aggiungono carenze di infrastrutture, di servizi pubblici (tra cui quelli socio-sanitari ed educativi) e ridotte opportunità di lavoro, al di fuori del settore primario. In questo contesto è cresciuto il fenomeno migratorio, soprattutto da parte delle fasce più giovani della popolazione. I principali strumenti di sostegno economico per la popolazione rurale sono rappresentati dalle rimesse degli emigrati e dai limitati sussidi governativi.
Ma dopo anni in cui il settore primario è stato ai margini dell’agenda politica, anche nell’Europa sud orientale, e in Albania, si assiste a un generale ripensamento delle funzioni dell’agricoltura e del ruolo delle zone rurali. E si assiste a nuove transizioni. Vuoi verso l’integrazione europea, modello di riferimento principale nella definizione delle strategie politiche, vuoi verso la sostenibilità, in termini di rielaborazione delle priorità e degli obiettivi dei sistemi produttivi.
Reti universitarie indispensabili al futuro del Paese
Per individuare strategie innovative e ripensare modelli di consumo e sistemi produttivi servono persone capaci di elaborare nuove idee e percorsi alternativi. Capitale umano e conoscenza infatti sono stati il secondo pilastro del discorso del Presidente Topi che ha sottolineato come ricerca, scambi di ricercatori e reti universitarie siano attività indispensabili per il futuro di un Paese.
Nel portare avanti questo concetto Topi si è rivolto alla nutrita comunità di studenti albanesi presente in sala, prevalentemente in rappresentanza dell’Unione degli Studenti Albanesi di Bologna. Il Presidente ha aperto un vero e proprio confronto con gli studenti, sia rispondendo ad alcune domande, sia incontrando la comunità studentesca al termine della parte più formale dell’incontro.
Gli studenti si sono mostrati interessati soprattutto a capire se il governo albanese ha intenzione di portare avanti una politica di rientro dei cervelli, favorendo il loro ingresso nelle istituzioni pubbliche e nei diversi settori dell’economia. Ma hanno anche spaziato sull’attualità chiedendo chiarimenti sulla posizione dell’Albania sul nucleare e sulla strategia per lo sviluppo delle infrastrutture, con particolare riferimento al settore ferroviario.
Sulle politiche di rientro, Topi ha mostrato grande disponibilità, fornendo rassicurazioni e concedendo un dialogo aperto. Sul nucleare invece la risposta è stata molto decisa per sottolineare che al momento sono state spese soltanto parole, e si è ben lontani da qualsiasi ambito operativo.
A unire l’intervento di Topi a quello del Rettore Ivano Dionigi e del Preside Segrè la volontà di sottolineare e dare spazio ai tanti progetti di ricerca e formazione, sviluppati in collaborazione tra partner italiani e albanesi, che negli anni hanno contribuito a consolidare la relazione tra l’Università di Bologna e l’Albania. Progetti che spaziano in vari settori, come quello agricolo-rurale (Tempus; Master; Corsi di Formazione; progetti di ricerca sull’utilizzo della sansa a fini energetici e sull’identificazione delle resistenze dei patogeni di melo e pero in Albania), quello archeologico (scavo e ricerche archeologiche nella città greco-romana di Phoinike – Antico Epiro), e quello economico (Master in gestione finanziaria e gestione dei rischi).
Ultimo in ordine di tempo, ma probabilmente il più importante considerando la sua portata, il progetto tra CINECA (Consorzio Interuniversitario per il Calcolo Automatico dell’Italia Nord Orientale), il Consorzio Interuniversitario CASPUR, l’Università di Bologna e la rete delle Università albanesi finalizzato alla creazione di una rete telematica e di un centro servizi per la gestione della rete tra le università in Albania. Progetti che forse hanno contribuito a costruire un altro pezzetto di Comunità europea in Albania.
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