Albania: TAP, opportunità per pochi, rischi per molti?
Un recente rapporto mette in luce i rischi della costruzione della tratta albanese del cosiddetto Trans Adriatic Pipeline. Un’intervista ad una delle autrici, Elena Gerebizza
Molti politici albanesi, non ultimo il primo ministro Edi Rama, hanno presentato il progetto TAP come un’opportunità storica per l’Albania che porterà benefici futuri alla popolazione albanese. Il report mette però in evidenza come vi siano molti interessi privati alla base del progetto. In termini pratici, quali potranno essere i benefici reali e i costi per la popolazione albanese? E quali conseguenze comporta da un punto di vista ambientale?
In realtà è difficile rispondere, perché sono molti i punti ancora oscuri del progetto TAP. E’ chiaro che nel 2012 il governo Berisha aveva definito un pacchetto complessivo che includeva il TAP, la sua costruzione e la vendita del gas per i prossimi 25 anni, all’interno della complessa privatizzazione della compagnia petrolifera di stato, la Albpetrol. E per il governo di allora non era un problema che l’acquirente, e quindi principale beneficiario dell’operazione fosse la Vetro Energy, registrata a Singapore, un paradiso fiscale tra i più noti. L’operazione non è andata a buon fine, inchieste giornalistiche hanno svelato che il beneficiario dell’operazione doveva essere quel Rezart Taci che le autorità svizzere hanno arrestato a maggio di quest’anno per riciclaggio, corruzione e contraffazione, e che dietro di lui potrebbero esserci interessi nascosti della stessa famiglia Berisha.
Caduto in disgrazia Taci si è trovato a dover svendere il proprio patrimonio a un’altra società misteriosa, la Heaney Asset Corporation registrata alle British Virgin Island, società che rappresenta interessi azeri ma i cui beneficiari ultimi rimangono ignoti. Questo per dire che di fronte a appalti del livello del TAP, si muovono interessi tali per cui è difficile distinguere tra pubblico e privato. Sono situazioni in cui l’appropriazione dello stato da parte di interessi privati o privatistici gioca la parte del leone per facilitare profitti significativi a beneficio di pochi, e per scaricare i costi sulle spalle della popolazione. Ciò che abbiamo visto della situazione in Albania – ma anche negli altri paesi interessati dal TAP – ci sembra molto preoccupante, e difficilmente si può dire che la popolazione albanese avrà dei benefici sostanziali da questo progetto. Più facilmente potrebbe ritrovarsi a pagarne i costi.
Rispetto agli impatti sull’ambiente, la costruzione del progetto avverrà attraverso la terra di oltre 1200 piccoli proprietari, in buona parte famiglie che producono per l’autosussistenza e poco più. E’ chiaro che anche solo sospendere la produzione per alcuni anni – quanti, è difficile dirlo oggi visti i ritardi di un progetto di cui si è iniziato a discutere già nel 2004 e che allora si diceva sarebbe stato operativo nel 2012… – potrebbe segnare in maniera drammatica il futuro di queste famiglie.
La TAP è stata definita “un progetto del settore privato” e quindi teoricamente il governo non dovrebbe investire risorse pubbliche ma nella realtà non è così. Quali sono i rischi connessi all’aumento del debito pubblico albanese, peraltro già elevato?
Il proponente del progetto, il consorzio TAP AG registrato nel cantone di Zugo in Svizzera, ha sempre descritto il gasdotto Trans Adriatico come un progetto del settore privato. Tuttavia già nel 2004-2005 l’allora proponente, la società svizzera EGL, ha registrato una sede in Italia per poter chiedere – e ricevere – 3 milioni di euro in fondi strutturali europei (quindi fondi pubblici a perdere, che TAP non ha dovuto restituire) per realizzare la progettazione e lo studio di fattibilità del TAP.
Da allora la società e i governi che da sempre hanno voluto questo progetto – non da ultimo quello svizzero – si sono mossi per ottenere prima il riconoscimento del progetto come "di priorità europea" da parte della Commissione europea e quindi per presentare alla Banca europea degli investimenti la richiesta di un prestito massiccio: 2 miliardi di euro, il più grande nella storia dell’istituzione finanziaria dell’UE.
Difficile parlare del TAP come un progetto privato quindi. Anche perché i prestiti della BEI richiedono delle contro-garanzie pubbliche, e nel caso del TAP non è chiaro chi le pagherà. Saranno i governi coinvolti, inclusa quindi l’Albania? La Commissione europea? E in che misura? L’Albania ospita una parte importante del progetto, circa 250 km, e condivide con l’Italia la tratta in mare, molto complessa a livello tecnico e con un alto livello di incertezza vista la questione non risolta del punto di approdo in Italia. Quello che sappiamo è che si tratta di un progetto da circa 10 miliardi – una cifra esatta e definita, complessiva e divisa per paese ad oggi non c’è – che per un’economia come quella albanese potrebbe diventare un buco nero per le risorse dello stato. Di questo parliamo nel rapporto, ponendo delle domande che secondo noi sono centrali per capire se il progetto conviene o no alla popolazione dell’Albania.
Il Progetto TAP può dare il via ad un effetto domino ed attirare così investitori stranieri? Può considerarsi un beneficio derivante dal progetto?
Certo chi propone il progetto vede nell’investimento diretto estero un beneficio per il paese. Ma come si traduce poi questo beneficio? Non in tasse, visto che il progetto opera in un regime di esenzione IVA, e il consorzio proponente è appunto registrato in Svizzera e lì trasferirà i suoi utili. In posti di lavoro? Per la costruzione si parla solo di lavori temporanei, mentre le posizioni a lungo termine dovrebbero aprirsi quando il progetto sarà operativo e saranno qualche centinaio. Per un progetto da svariati miliardi non sembra sia questo il beneficio principale. Per il gas? Forse, in un futuro remoto, visto che oggi in Albania né la produzione industriale né quella energetica né tanto meno le reti per l’uso domestico sono attrezzate per utilizzare il gas. E in ogni caso, il TAP sarà un gasdotto di transito pensato per vendere non in Albania ma sul mercato europeo. Certo tra oggi e quando il progetto sarà costruito tutto potrebbe cambiare ed essere rinegoziato, ma a questo punto bisogna vedere a che prezzo il gas verrà venduto, e se le famiglie albanesi di cui sopra potranno permetterselo. Tutte domande aperte, visto che i contratti che contengono le informazioni vere sono tutti secretati.
Alla luce delle relazioni instaurate con gli altri paesi coinvolti, si può affermare che con questo progetto il governo albanese va alla ricerca di un qualche tipo di ruolo internazionale?
In un suo discorso recente il primo ministro albanese Edi Rama ha parlato del TAP come di molto più di un investimento, ma di una pietra angolare per la costruzione di altri gasdotti che vorrebbero collegare l’Albania con il Montenegro, la Bosnia e la Croazia. Oltre che per rafforzare i legami tra l’Albania e l’UE, nella prospettiva un giorno di entrare nell’Unione. Lascio ad altri giudicare se il TAP sia il miglior veicolo per garantire questo al paese.
Sappiamo come l’apertura di un “corridoio meridionale del gas” sia un argomento d’interesse per l’UE inoltre abbiamo visto che la recente riforma della giustizia ha avvicinato l’Albania alle istituzioni europee. Crede che questo progetto possa facilitare ulteriormente la strada dell’Albania verso l’UE?
Come dicevo prima, è difficile esprimere un giudizio di merito su questo. La domanda che poniamo noi, più volte in questo rapporto, riguarda quale sarà il costo reale del TAP per i cittadini albanesi. Solo con una risposta informata a questa domanda sarà possibile mettere sui piatti della bilancia le due cose, e decidere se ne vale la pena oppure no.
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