Albania: le inchieste sul traffico di bambini
Le autorità albanesi hanno accertato l’esistenza del traffico di bambini ma negano l’esistenza in Albania di cliniche in grado di eseguire trapianti illeciti di organi destinati ai paesi vicini: Italia e Grecia
Traffico di organi: opportunismo giornalistico?
Secondo un lungo commento del giornale "Panorama" la storia del traffico di organi è stata inventata dalla stessa stampa albanese, presentando così gli albanesi come "i peggiori del mondo".
Secondo il giornale anche la denuncia del commissario delle politiche estere della UE Chris Patten si basava sulle informazioni date dai media albanesi indicanti l’esistenza nella città di Fieri di una clinica specializzata in trapianti di organi.
L’intera vicenda è stata alimentata anche da un cosiddetto "rapporto segreto" dell’Ambasciata greca di Tirana, che è servito come punto di riferimento per i giornali greci precipitatisi a riprendere il tema dopo che la vicenda è apparsa sui quotidiani albanesi. Tuttavia quando il tema del traffico di organi di bambini è diventato dominante, i giornali greci hanno smesso di preoccuparsene e hanno preferito non dare ulteriori indicazione sulla vicenda.
"La morale di tutta questa storia, tanto comica quanto tragica, resta nel fatto che mettendo dei titoli di apertura scandalistici i media pensano a come sfruttare il momento opportuno piuttosto che alla loro professione", scrive "Panorama".
Le smentite ufficiali
Tuttavia la vicenda ha messo in movimento tutte le strutture dello stato albanese e delle organizzazioni che si occupano della difesa dei bambini.
Così che da un controllo eseguito dalla polizia e dalle autorità sanitarie nella città di Fieri, nel presunto luogo della famigerata clinica, al posto di organi umani sono stati trovati 61 kg di eroina ed un intero arsenale di armi sofisticate.
Il ministro albanese della sanità Leonard Solis, ha dichiarato che da tutti i controlli effettuati nelle cliniche private "non ci risulta che esista alcun servizio di questo tipo. Le nostre cliniche non hanno le capacità necessarie per fare una tale operazione. E se questo tipo di servizio ancora non è offerto negli ospedali, figuriamoci nelle cliniche private", assicura il ministro.
Altri specialisti del settore dichiarano che il giorno in cui anche in Albania saranno possibili i trapianti sarà un giorno particolarmente importante per le strutture sanitarie locali. Perché nel paese delle aquile muoiono centinaia di persone all’anno a causa dell’impossibilità di sottoporsi ad un trapianto di organi.
Maksim Cikuli, medico, ed ex ministro della sanità del Partito Democratico (di opposizione) afferma che "il miglior modo per eseguire il trasporto degli organi è lo stesso corpo umano. In Albania esiste il traffico di persone e per questo riceviamo le critiche dalla UE, ma non quello di organi".
Nel frattempo anche la Procura della Repubblica nega ogni esistenza sul territorio albanese di cliniche in grado di trafficare con gli organi umani.
Il direttore della lotta contro il crimine organizzato della Procura Generale della Repubblica, Zamir Shtylla, intervistato da "Gazeta Shqiptare" respinge ogni accusa della stampa greca, la quale sostiene che in Albania esistano cliniche in grado di eseguire il trapianto di organi. E se Shtylla nega in modo netto l’esistenza del traffico di organi dall’Albania, Artan Bajraktari, capo dell’Interpol albanese, ribadisce che i suoi colleghi greci non hanno inviato alcun rapporto a conferma di questa notizia.
I bambini vittime del traffico
Dal canto loro gli attivisti per la difesa dei bambini esprimono una certa preoccupazione per un eventuale aumento del traffico dei bambini albanesi verso la confinante Grecia, durante i giochi olimpici di questa estate.
"I giochi olimpici attireranno circa 4,5 milioni di spettatori, ma potrebbe essere anche un grande mercato per i trafficanti di minorenni", dice Vincent Tournecuilleret, capo della missione della organizzazione internazionale "Terre des homes" attiva a Tirana.
I rappresentanti dell’Istituto Nazionale dell’Integrazione degli Orfani e della Associazione dei Rom in Albania hanno chiesto all’inizio della scorsa settimana che durante lo svolgimento delle Olimpiadi ad Atene le case degli orfani albanesi ed altri centri residenziali vengano posti sotto la difesa della polizia. Ilir Çumani, direttore dell’Istituto dell’Integrazione degli Orfani, dichiara al quotidiano "Shekulli" che "il traffico di bambini non è nella sua fase iniziale, perché questo fenomeno esiste ormai da 14 anni, da quando cadde il regime comunista in Albania. Lo si voglia o meno, questa attività esiste con tutte le sue forze, come una struttura criminale, sofisticata e organizzata in modo perfetto", dice Çumani.
Secondo un sondaggio effettuato da questo istituto, la maggior parte dei bambini trafficati sono bambini rom. Secondo le statistiche circa il 5% della popolazione albanese e di origine rom, vale a dire circa 150.000 persone, delle quali 1.300 sono orfani. Mentre si calcola che il 30% dei rom risulta non registrato all’anagrafe, fornendo così "la preda più ambita" delle organizzazioni criminali. Questo gruppo sociale è anche il più povero della società con solo 0,8 $ al giorno.
Da quando è caduto il regime comunista nel 1991, migliaia di bambini albanesi sono stati venduti, acquistati per essere sfruttati economicamente e sessualmente nei ricchi paesi vicini, come l’Italia e la Grecia. Dal 1999 la fondazione "Terre des homes", attiva nella lotta contro il traffico dei bambini albanesi verso la Grecia, ha evitato il trasferimento di circa 15.000 bambini. Attualmente in Albania ci sono circa 500 bambini ad "alto rischio", la metà dei quali è già stata trafficata attraverso la Grecia. I bambini albanesi, vittime del traffico illecito, sono obbligati a passare a piedi la frontiera albano-greca, un terreno di difficile controllo da parte della polizia greca. Un’altra rotta è quella marittima verso la Grecia e l’Italia, mentre la più costosa è quella che attraversa la Macedonia.
Inchieste giudiziarie
Artan Bajraktari, capo della Interpol albanese, dice che per la mafia albanese il traffico di bambini non è così redditizio come quello dei narcotici e delle prostitute. "Si tratta di gruppi minori con attività sporadiche che oltre a mandare bambini all’estero, curano altre forme di traffico, come quella del trasporto delle madri incinte che partoriscono in Grecia, e che poi abbandonano i loro figli in cambio di una somma simbolica di denaro" spiega Bajraktari.
Una coppia di Korça (città nel su-est del paese), zona vicino alla frontiera con la Grecia, e stata condannata dalle autorità giudiziarie nel 2002 per avere costretto due donne albanesi incinte a partorire nella località di Janica, vicino a Salonicco, e a vendere i propri figli per 200 euro, prezzo che in altri casi è consistito nel regalo di un tv a colori. "Il vero problema è che non si sa niente di questi bambini, i quali possono essere usati anche per il trapianto degli organi", dice Bajraktari.
Secondo la procura albanese, le autorità giudiziarie e di polizia greca non hanno dato alcuna informazione al riguardo. Il giornale "Shekulli" del 14 marzo ha scritto che 510 bambini albanesi sono spariti nel periodo 1998-2002 dalle istituzioni greche che operano nella riabilitazione dei bambini di strada. Una tale informazione, sempre secondo il giornale, è stata scambiata tra gli uffici dell’Ombudsman dei due paesi, Grecia e l’Albania.
A Tirana il Tribunale per i reati gravi ha iniziato la scorsa settimana un processo contro 4 albanesi sospettati di essere membri della cosiddetta "banda Petalli", che ha trafficato 63 bambini in Italia. Altri sei membri della "banda Petalli", inclusa anche la coppia Petalli, sono sotto processo in Italia. Per i suoi presunti legami con questa attività la giustizia italiana sta investigando anche su Ramadan Paja, attualmente vice direttore del SHISH (servizi segreti albanesi) di Durazzo, il più grande porto albanese. "Lo scandalo scoppierà quando l’Interpol italiana spiccherà un mandato d’arresto contro di lui", dice Bajraktari. Tra i casi di traffico di bambini Bajraktari mette in evidenza quello dell’orfanotrofio di Elbasan (Albania centrale), dal quale nel 1993 sparirono 20 bambini.
Secondo le statistiche del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, in Albania durante 1996-2004 sono state effettuate 552 adozioni. L’Istituto degli Orfani e altre strutture specializzate chiedono adesso allo stato albanese di avviare le indagini su tutte le procedure di adozione avvenute durante gli ultimi 13 anni.
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