Albania, la TV e uno spazio pan-albanese
La televisione, più di ogni altra cosa, sta contribuendo alla creazione di uno spazio pan-albanese inedito; una comunanza, culturale ma non solo, dove le differenti realtà albanofone – Albania, Kosovo e una parte della Macedonia – interagiscono e si integrano sempre di più
L’indipendenza del Kosovo, si è rilevata per gli albanesi su entrambe le parti del confine un’occasione unica per incontrarsi, conoscersi e mettersi reciprocamente in discussione. Non si tratta del minaccioso fantasma della Grande Albania ma di una sorta di coesione naturale, che si trova ancora in fase embrionale, attuata per mezzo della comunicazione, televisioni in primis, settore in cui l’Albania ha saputo seguire il passo dei suoi vicini occidentali.
Alla vigilia della proclamazione dell’indipendenza kosovara, durante i negoziati che miravano a definire lo status del Kosovo, i telegiornali e i talk show di Tirana, hanno iniziato a dedicare approfondimenti regolari e quotidiani alla questione kosovara. Gradualmente le televisioni hanno iniziato a inviare sul posto i loro corrispondenti, che hanno colto l’occasione per presentare il Kosovo più realisticamente e da vicino che in passato, andando oltre i cliché da manuale di storia. In seguito tutte le tv, si sono trovate ad avere degli uffici di corrispondenza che, in alcuni casi, sono diventati delle vere e proprie sedi distaccate kosovare. Ha iniziato Top Channel, e il suo esempio è stato via via seguito da TV Klan, Vizion Plus e AlSat.
L’esistenza di pacchetti del digitale terrestre ha facilitato questo processo; le televisioni di Tirana, grazie anche alla disponibilità dei distributori locali kosovari, hanno così ampliato il loro mercato oltre i confini dell’Albania.
Nonostante non ci siano sondaggi in merito, la vendita dei decoder – a detta dei distributori kosovari – dimostra che le televisioni di Tirana sono molto seguite in Kosovo, spesso a tal punto da far concorrenza a quelle di Pristina. Questo perché le televisioni albanesi offrono una varietà di programmazione nettamente superiore a quelle kosovare; dispongono delle tecnologie più avanzate d’Europa; e sono tutte proprietà di magnati albanesi di diversi settori, che, grazie ad ingenti investimenti, possono permettersi di acquisire i diritti di trasmissione dei prodotti più ambiti del mercato televisivo anche a livello internazionale. Questo accade non solo in Kosovo, ma anche nella vicina Macedonia, e non solo per quanto riguarda la comunità albanese: gli slavo-macedoni seguono spesso i film trasmessi dai pacchetti televisivi di Tirana, e persino gli ultimi mondiali di calcio sono stati seguiti commentati in albanese sulle frequenze dell’albanese Alsat che ne aveva ottenuto i diritti di trasmissione per la Macedonia.
Gli albanesi di Tirana, sono arrivati quindi a Pristina e in un secondo momento a Skopje. Ma allo stesso modo anche a Tirana sono arrivate le cronache e gli accenti dei corrispondenti locali, che hanno via via sostituito gli inviati albanesi.
Nei palinsesti compaiono sempre più analisti e politici kosovari e macedoni e, in alcuni casi, i talk show di Tirana si sono trasferiti a Pristina, Skopje o Struga per trasmettere in diretta. In Kosovo e in Macedonia è opinione diffusa che i dibattiti delle televisioni di Tirana siano di altissima qualità e sempre più spesso i politici e gli intellettuali di questi territori si recano a Tirana per esprimere la propria opinione.
In quasi tutte le trasmissioni culturali, i partecipanti kosovari e albano-macedoni sono sempre più numerosi. Recentemente a Tirana sono arrivati in prima serata anche comici e show men kosovari. Inserirsi nel mondo dello spettacolo e della cultura, nella Tirana elitaria sembra essere diventato molto più facile rispetto a qualche anno fa.
Il confronto ha fornito la possibilità di conoscersi, andando oltre gli stereotipi e a volte anche proprio attraverso questi. Nella trasmissione settimanale Portokalli (la replica albanese di Zelig) da qualche anno a questa parte ogni domenica tra i vari sketch, vengono rappresentati al confronto due personaggi, uno di Tirana e uno di Pristina, creando episodi comici che prendono spunto dai numerosi equivoci linguistici e culturali. In maniera meno simpatica, le differenze culturali e gli stereotipi sono stati utilizzati per fare audience anche dagli organizzatori del “Big Brother” albanese; una ragazza kosovara, che ha partecipato a una delle edizioni del reality, ha riportato sugli schermi un sistema di valori ritenuto troppo tradizionalista in Albania, facendo leva su un pregiudizio molto diffuso.
Nel nome del guadagno inoltre, sembra che lo spazio albanofono sia stato trasformato in un mercato panalbanese, che nell’era delle comunicazione sembra privilegiare in primis le televisioni e in seguito anche altre imprese. Motivo per cui le élite di Tirana, mettendo da parte i soliti campanilismi, hanno iniziato a guardare oltre il confine della repubblica d’Albania, rompendo così il monopolio culturale dell’albanità.
Dopo l’apertura pan-albanese e in seguito alla proclamazione dell’indipendenza del Kosovo, le televisioni di Tirana sono cambiate. Sono sempre più numerose le trasmissioni in cui si discute di Grande Albania, di Cameria (la zona albanofona nella Grecia Settentrionale), spesso senza nascondere una sorta di patriottismo romantico in cui gli albanesi dell’Albania non credevano più dopo il crollo del comunismo. Parlare di Grande Albania, non costituisce più un tabù, nonostante sia lontano dall’essere preso sul serio in termini di progetti politici. Tutto questo fa pensare a un condizionamento dalle nuove dimensioni dell’audience pan-albanese, adeguandosi in particolar modo ai gusti dei kosovari e degli albano-macedoni che, secondo uno degli stereotipi più diffusi in Albania, sono dei nazional-romantici vecchio stile. Tra l’élite di Pristina tale trucco è ben noto da tempo.
Le conseguenze positive dell’apertura dello spazio televisivo sono già evidenti. Per avvicinarsi al telespettatore kosovaro, i prodotti pan-albanesi vengono sempre più spesso pubblicizzati da speaker di Pristina, che non nascondono l’accento kosovaro, ritenuto a Tirana troppo pesante rispetto all’albanese standard. Nella sede kosovara di TV Klan (Klan Kosova) i giornalisti sono kosovari e l’albanese utilizzato è meno rigido rispetto ai canoni puristi del giornalismo kosovaro tradizionale (che mira a imitare l’albanese tosk di Tirana). Le influenze linguistiche iniziano a farsi sentire anche a Tirana. Molte espressioni, per quanto possano suonare strane se consideriamo la logica dell’albanese standard, stanno acquisendo prestigio e stanno diventando trendy nel linguaggio televisivo. Il giornalista Mustafa Nano usa concludere la sua trasmissione “Déjà vu” con il saluto kosovaro “tung”. I giovani presentatori a volte utilizzano l’interrogativo “a pò” tipicamente kosovaro. E non pochi analisti iniziano a utilizzare delle strutture di sintassi che sono estranee all’albanese dell’Albania e che ricordano per molti versi la sintassi del serbo-croato.
Attraverso il mercato televisivo si è attivato uno scambio continuo e più intenso tra gli albanesi in Albania e quelli dello spazio ex Jugoslavo. Oltre la superficialità degli stereotipi stanno sorgendo nuove forme di auto-percezione dello spazio albanofono nei Balcani. Si parla di Albania statale, definendo in tal modo tutto ciò che si trova nel territorio della repubblica d’Albania; e Albania Etnica – l’insieme della cosiddetta “Albania statale” e di tutti i territori albanofoni circostanti; mentre i più patrioti preferiscono racchiudere il tutto nel neologismo di Albania Naturale.
Top Channel, Tv Klan, VizionPlus, Alsat e altre sono i nuovi mezzi di comunicazione nello spazio albanofono nei Balcani. Nato dagli interessi economici il fenomeno sta contribuendo a far aumentare il prestigio culturale e politico degli albanesi del Kosovo e della Macedonia. Il risultato sarà molto probabilmente un mondo albanofono pluricentrico caratterizzato dall’intensa coesione economica e culturale, tra Tirana, Pristina e Skopje (e forse Tetovo).
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