Albania: la questione dei Cam e la paura di Tirana
La popolazione della Cameria – territorio nel nord-ovest della Grecia abitato da albanesi fino alla seconda guerra mondiale – venne cacciata dalle proprie terre e perseguita dalle autorità elleniche con l’accusa di aver collaborato con i fascisti
L’8 aprile rimarrà a lungo nella memoria degli albanesi d’origine Cam come il giorno in cui il Parlamento bocciò una risoluzione riguardante i loro diritti. I Cam chiedono da anni il riconoscimento e la restituzione del loro patrimonio in Grecia, perso alla fine della seconda guerra mondiale, quando l’allora governo di Atene li cacciò dalle loro case con l’accusa di collaborazione con il fascismo. La risoluzione, sulla quale era stato raggiunto un accordo tra l’opposizione e la maggioranza, è stata bocciata all’ultimo momento dopo il cambiamento di rotta dei socialisti al potere su pressione greca.
Sentendosi traditi da coloro che hanno il dovere di proteggere i loro interessi, i Cam hanno protestato davanti alla sede del Parlamento in una manifestazione che è sfociata in violenza: i manifestanti si sono scontrati con la polizia cercando di entrare all’interno dell’edificio, ma sono stati bloccati dall’ingente cordone di forze speciali in tenuta anti-sommossa.
I Cam e le loro richieste
La popolazione della Cameria – territorio nel nord-ovest della Grecia abitato da albanesi fino alla seconda guerra mondiale – venne cacciata dalle proprie terre e perseguita dalle autorità elleniche con l’accusa di aver collaborato con i fascisti e i tedeschi. Circa 70 villaggi abitati da loro vennero svuotati, i beni confiscati e l’intera popolazione Cam venne espulsa.
Gli albanesi della Cameria ora chiedono l’intervento del Parlamento di Tirana e dell’Unione Europea (di cui la Grecia è membro) per riavere le loro proprietà. Richieste che durano sin dall’inizio degli anni Novanta, ma che fino ad ora sono state sempre ignorate. Ora i tempi stringono e i Cam rischiano di perdere tutto. Infatti, alla fine di quest’anno dovrebbero scadere gli effetti di una legge del Governo d’Atene per il riconoscimento dei patrimoni: quelli che non avranno presentato una richiesta entro questo termine perderanno ogni diritto sulle loro proprietà.
Ma si tratta pur sempre dei Balcani, dove i problemi diventano ancora più intrecciati del solito. Il Parlamento greco non ha ancora ratificato l’abolizione dello stato di guerra fra Albania e Grecia, il quale rimane ancora in vigore, sia pur formalmente, sin dal 1944. Gli albanesi hanno da sempre accusato Atene di ritardare questa ratifica proprio per non procedere alla restituzione dei beni ancora trattati al pari di bottino di guerra.
"È incredibile ed umiliante che il Parlamento bocci una risoluzione riguardante il proprio popolo – dice Servet Mehmeti, a capo dell’associazione ‘Cameria’ – Noi ci sentiamo delusi ed estremamente sdegnati da quest’azione. Questo – spiega – per noi significa giustificare ora, nel 2004, le azioni repressive del 1944 che erano una conseguenza della seconda guerra mondiale".
Il colpo basso dei socialisti
Dopo innumerevoli rinvii, sembrava che tutto andasse verso il giusto fine. Socialisti e democratici si erano già messi d’accordo sul testo della risoluzione, la quale era stata varata all’unanimità dalla commissione parlamentare creata appositamente per questo problema. Proprio quando sembrava che tutto ormai fosse soltanto una formalità, la notizia della bocciatura è arrivata come una doccia fredda: 55 deputati del Parlamento si sono astenuti, 53 hanno votato pro e 4 contro.
La sberla dei socialisti ha lasciato tutti a bocca aperta. Secondo i media, che citano non meglio precisate fonti all’interno del gruppo parlamentare socialista, il Premier Nano, ritenuto legato da rapporti molto stretti con Atene, avrebbe dichiarato che "l’approvazione della dichiarazione sui diritti dei Cam invece di risolvere il problema, lo avrebbe accentuato".
Invece l’opposizione di centro-destra, che ha votato a favore della risoluzione, considera "assurda" la decisione del Parlamento. "Sarebbe stato meglio non sottoporla alla votazione – ha dichiarato Fatmir Mediu, a capo del Partito repubblicano, spiegando che "bocciarla vorrebbe dire ignorare del tutto la questione dei Cam".
Da parte loro, i media hanno subito accusato Atene di aver fatto pressione sul Governo di Tirana, ricattandolo con un’altra questione, quella degli almeno 800 mila emigranti albanesi che vivono in Grecia, gran parte dei quali senza regolare permesso di soggiorno. In Albania si temeva che una risoluzione del genere avrebbe scatenato la reazione greca, la quale di fronte ad ogni problema negli ultimi anni tra i due Paesi, si è sempre tradotta nella famigerata operazione "Scopa", cacciando verso l’Albania centinaia e centinaia di emigranti tra i quali anche quelli con regolari documenti di soggiorno.
E sono stati gli stessi socialisti ad ammetterlo, su pressione dei media. Il deputato socialista Petro Koci ha dichiarato che il suo partito ha condotto una politica amatoriale sulla risoluzione dei Cam, gestendo male il problema. Spartak Braho, anch’egli socialista, ha ammesso che la causa principale della bocciatura della risoluzione è il problema degli emigranti albanesi in Grecia e la pressione di Atene che minaccia di cacciarli via. Il più duro è stato Sabit Brokaj, per il quale il problema degli emigranti è solo una giustificazione. Secondo lui, la bocciatura della risoluzione è l’ultima raccomandazione di Nicolas Gage (a capo della lobby ellenica negli Stati Uniti) ai dirigenti dello Stato e della politica albanese. Per Brokaj, salvo il Presidente della Repubblica Moisiu, tutti i vertici dello Stato sono responsabili per la bocciatura della risoluzione sui Cam.
"La forca sulla quale la Grecia tiene il governo albanese riguardo la politica degli emigranti è solo un gioco di pressioni – ha detto – al quale si sottomettono quei politici albanesi che sono legati ai monopoli greci, oppure coloro che si sono compromessi nell’economia informale o negli introiti illegali. Io continuo a pensare che i Cam abbiano ragione e debbano essere sostenuti".
In un summit a Sarajevo dei Paesi dell’Europa dell’est, il Premier Nano ha incontrato l’omologo greco Karamanlis, il quale l’ha invitato a visitare Atene nei primi giorni di maggio, dove si sono messi d’accordo per discutere, tra l’altro, anche delle richieste della popolazione Cam.
Ma a dire la sua sulla questione, pur se indirettamente, è stato anche il Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu. Il capo dello Stato, andando anche al di là delle richieste dei Cam, ha chiesto alla classe politica di non essere timida nel risolvere i problemi regionali ma di cooperare alla ricerca di alternative concrete. "Nel trattare questi problemi c’è bisogno di riflessione anche da parte dei nostri politici – ha detto – La loro timidezza non parla di realtà e coerenza". Secondo Moisiu, "la cooperazione con i vicini non viene aiutata lasciando in sospeso i problemi ma parlandone e risolvendoli".
Vedi anche:
Cameria: non cambia la posizione del governo greco (Notizie Est)
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