Albania: il dramma dei suicidi
L’Albania nei giorni scorsi è stata sconvolta dal susseguirsi a breve tempo di una serie di suicidi tra gli adolescenti. I media del Paese indagano le cause di questo fenomeno, in alcuni casi mostrando una scarsa professionalità
Il quotidiano "Panorama" in un articolo di alcuni giorni fa (22 febbraio), faceva un elenco di consigli su come prevenire il suicidio degli adolescenti. Tra i segni più caratteristici l’articolo metteva "minacce di commettere suicidio, paura della morte, scrivere poesie, saggi o dipinti che si riferiscono alla morte, cambi rapidi e drammatici della personalità, comportamenti irrazionali o anche strani, dimostrazione di un profondo senso di colpa, vergogna, calo ingiustificato nei risultati scolastici, etc".
In quest’ultimo periodo la stampa albanese ha accennato in continuazione al fenomeno dei suicidi. Questo soprattutto dopo i suicidi consecutivi di 4 adolescenti, 3 dei quali erano ragazze. Le prime reazioni dei giornali e delle TV ponevano l’accento sui legami delle vittime con alcune sette religiose. La più nominata era quella dei "Testimoni di Geova". Trattando il tema della possibile influenza religiosa dei "Testimoni di Geova" il giornale "Panorama" (19 febbraio) pubblica un articolo titolandolo: "Non si può imporre la religione ai minorenni".
L’articolo viene affiancato da un’intervista con il Capo del Comitato statale dei Culti religiosi, Ilir Kulla. Kulla informa che dopo il 1990 in Albania svolgono la loro attività religiosa 42 organizzazioni e sette. Il capo del comitato spiega che in Albania non esiste ancora una legge sulle comunità religiose e che questa legge è in preparazione con la collaborazione del Ministero di Giustizia. In condizioni della mancanza di una legge lo Stato non può esercitare il controllo sulle organizzazioni religiose, dice Kulla. Riferendosi ai casi dei suicidi dei ragazzi, Kulla conferma che non sussiste alcun fatto o informazione che possa accusare i "Testimoni di Geova". D’altro canto, lo stesso Kulla aggiunge che i rappresentanti di questa organizzazione stanno collaborando con il Comitato dei culti, mettendo a disposizione tutti i materiali necessari.
Sullo stesso giornale compare pure una dichiarazione del rappresentante dei "Testimoni di Geova", Artan Duka, il quale respinge le accuse e dichiara che le minorenni suicide e le loro famiglie non avevano alcun legame con la sua organizzazione. Duka aggiunge anche che la letteratura religiosa dei "Testimoni di Geova" esclude in maniera categorica il suicidio.
Qualche giorno più tardi sempre "Panorama" pubblica un articolo intitolato "Lo stress e la povertà: le cause dei suicidi" (20 febbraio). L’articolo si riferisce ad un medico della città di Fier (120 km a sud di Tirana), una zona dove si segnalano ripetuti casi di suicidio. Il medico, Mihal Petushi, indica tra le cause la situazione familiare, lo stress, la disoccupazione e l’indifferenza della società.
Dopo le cause religiose e la povertà, la stampa ha cominciato a riportare le parole di medici e psicologi nel tentativo di spiegare le cause dei suicidi tra i bambini e i ragazzi. L’opinione degli intervistati converge nel definire l’età dell’adolescenza come una fase di sviluppo molto delicata, sulla quale la famiglia e la società esercitano una grande influenza. Cominciano a venire alla ribalta i problemi che avevano in famiglia le vittime, problemi coi genitori, in alcuni casi figli di genitori divorziati oppure suicidati, problemi con gli insegnanti,
Nell’articolo del 24 febbraio dal titolo "I bambini suicidati, quelli con non vogliono restare anonimi", il quotidiano "Panorama" si riferisce ad un medico pediatra che tenta di spiegare le possibili cause psicologiche che spingono i bambini al suicidio. Secondo la dottoressa Ilira Gjika, la causa non sta nel legame tra i bambini e la religione. La dottoressa afferma che i medici, gli insegnanti, i genitori devono conoscere la psicologia dei bambini per prevenire i tentativi di suicidio. Secondo lei, i bambini più vulnerabili sono quelli che cercano di essere qualcuno. Se sentono di rimanere anonimi cercano di attirare l’attenzione tramite il suicidio. Il medico prevede una crescita di questo fenomeno durante il periodo di transizione che sta attraversando il Paese.
Un altro quotidiano, "Shekulli" (25 febbraio), nell’articolo "In classe, la violenza tra insegnanti e studenti" si concentra sulle relazioni problematiche tra insegnanti e studenti. Il giornale scrive che da 5 mesi a Tirana per la prima volta è stata introdotta nelle scuole l’istituzione della "impiegata sociale", che si occupa di problemi degli allievi. Riferendosi ad una di queste specialiste, l’articolo rivela che gli insegnanti albanesi non sono in grado di capire il mondo dei bambini e molto spesso esercitano violenza fisica su di loro. La specialista spiega che nella maggior parte dei casi gli insegnanti hanno una considerevole differenza di età rispetto ai loro studenti, rendendo così difficile l’intesa tra le due parti.
La stampa albanese ha anche dato spazio alla pubblicazione di statistiche. Il quotidiano "Korrieri" (23 febbraio), riporta le statistiche dell’INSTAT e dell’Istituto per la Salute Pubblica, le quali parlano di circa 200 persone che si suicidano ogni anno, mentre sarebbero circa 400 i tentativi falliti. L’Istituto per la Salute Pubblica ha realizzato questa statistica basandosi su un sondaggio effettuato tra 4.500 giovani. Il 25% dei quali hanno dichiarato che si sente senza speranza, mentre l’8% ha ammesso di aver pensato seriamente al suicidio. Il sondaggio rivela che le donne sono le più vulnerabili, perché soffrono la violenza psicologica di mariti, fratelli e altri parenti. Gli specialisti dell’Istituto per la Salute Pubblica ritengono che tra i motivi principali dei suicidi vi siano "l’incapacità di risolvere i conflitti socio-economici e la forte pressione per raggiungere il successo". Gli esperti non escludono neanche i casi di suicidio provocati dalle grosse differenze generazionali all’interno della famiglia.
Nel suo editoriale del 23 febbraio "Perché ci suicidiamo" il quotidiano "Korrieri" informa che il numero dei suicidi è più alto di quello delle vittime di crimini. La conclusione del giornale è che la gente si suicida quando il Paese e la società non offrono alcuna speranza per realizzare i sogni e gli scopi nella vita. Il giornale accusa la classe politica per la perdita della speranza tra i giovani.
Dal canto suo, il giornale "Zeri i Popullit" (24 febbraio), organo del Partito Socialista al potere, accusa la stampa quotidiana per la mancanza di etica nell’informare sui casi di suicidio. "Queste tragedie si trasformano in show informativo", scrive il giornale.
Secondo l’articolo in un’economia capitalista in cui lo Stato non esercita la tutela sulle persone come durante il comunismo, la famiglia acquista un ruolo importante. Il giornale afferma che i genitori dei bambini si devono assumere le responsabilità sul loro comportamento, sulle loro relazioni sociali, sui circoli culturali e religiosi che frequentano. L’opinione espressa è che l’educazione religiosa deve essere in linea con la tradizione albanese, sottintendendo un certo scetticismo verso le sette religiose che operano fuori dalle comunità religiose tradizionali albanesi. L’articolo accusa anche le organizzazioni non-governative , "le quali devono lavorare con i settori più fragili della società, invece di fare progetti inutili".
La società albanese ha passato un periodo di transizione molto traumatico, che ha lasciato il segno sui bambini. Il suicidio dei bambini, che nell’articolo è considerato come "una deformazione culturale", viene visto come conseguenza del degrado morale della società albanese e lancia un appello per migliorare le loro condizioni di studio e di intrattenimento.
In definitiva, la "storia" dei suicidi dei giovani ha messo in rilievo due aspetti, a) il ruolo dei media, e b) la reazione della società. Una caratteristica in comune sembra essere il disorientamento e la mancanza di conoscenza dei problemi legati all’adolescenza e all’infanzia. La stampa e le TV private hanno dato un importante contributo nell’informare il pubblico sulle realtà albanesi fuori dai confini della capitale. Gli articoli pubblicati e le immagini trasmesse molto spesso ci fanno vedere e capire che intere zone del Paese versano in uno stato di abbandono e povertà. Ma d’altro canto, la stampa e i media elettronici hanno dimostrato che soffrono di una mancanza di professionalità nel coprire i vari problemi sociali. Questi casi vengono analizzati fuori dai contesti sociali e le cause vengono individuate solo in quei fattori che si presumono siano più interessanti per il pubblico. I suicidi vengono trattati come fenomeni assurdi ed improvvisi. Si esprime quasi uno scalpore e il fenomeno viene visto come "fuori dalla tradizione e dalla natura albanese".
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua