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Albania: Belle Air non vola più

Era ormai di fatto la compagnia di bandiera albanese. Ma ora i suoi aerei non volano più. Dietro a questa ancora confusa vicenda sembrano esserci anni di tasse non pagate e proprietari occulti vicini, anzi vicinissimi, all’ex premier Sali Berisha

29/11/2013, Marjola Rukaj -

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Sono rimasti a terra centinaia di cittadini albanesi, che avevano prenotato dei voli con la compagnia aerea Belle Air. Il 22 novembre infatti, la low cost albanese ha dichiarato di dover sospendere temporaneamente il servizio poiché le autorità albanesi avevano bloccato il suo conto bancario. Resta il mistero sul destino dei circa 50 mila biglietti venduti dalla compagnia per voli sino al marzo 2014.

Belle Air copre – o copriva si potrebbe dire – circa il 50% del traffico aereo che passa dall’aeroporto internazionale di Tirana, collegando la capitale albanese con molte città italiane, la Francia, e il Regno Unito. I più fortunati nella vicenda sono stati per ora i passeggeri delle tratte italiane che pagando circa 70 euro in più hanno potuto usufruire del servizio sostitutivo fornito dalla compagnia italiana Blue Panorama Airlines. Per il resto tutti gli scenari rimangono ad oggi aperti.

Nel blu dipinto di blu

Belle Air esiste dal 2005. Nata come una low cost su cui in pochi scommettevano nel tempo il suo logo bianco rosso e blu è quello che appare più di tutti gli altri sugli schermi aeroportuali a Tirana. Infatti, a seguito dei fallimenti di Albanian Airlines e Albatros, Belle Air è diventata di fatto la compagnia di bandiera albanese.

Eppure non sono pochi i misteri che gravano sul suo conto. Per cominciare neanche i giornalisti investigativi più addentrati nelle vicende oscure del paese balcanico, sanno dire con precisione chi siano i veri proprietari di Belle Air.

Nel registro delle imprese risulta che la compagnia sia stata fondata nel 2005 da Arjan Myrtezai, e dal 2007 partecipano alle sue azioni anche la coppia Suzana e Ilir Xhelo, tutti e tre persone non molto in vista tra l’élite politico-economica di Tirana. Ma tra gli albanesi da sempre si vocifera che i proprietari sulla carta siano solo dei prestanome e la società faccia capo ad Argita Berisha, figlia di Sali Berisha e all’attuale sindaco di Tirana Lulzim Basha.

La compagnia è stata fondata con un capitale esiguo equivalente a circa 10.000 dollari, il minimo richiesto dalla legislazione albanese, e sarebbe cresciuta fino a raggiungere un capitale di circa 13,5 milioni di dollari nel 2013. Secondo i bilanci depositati presso il registro albanese delle imprese, Belle Air ha segnato un’enorme crescita delle entrate a partire dal 2011 in seguito alla liberalizzazione dei visti Schengen per i cittadini albanesi. Lo stesso anno difatti risulta che ben 1,8 milioni di albanesi siano passati per l’aeroporto di Tirana.

Il 22 novembre 2013 però, nonostante i dati indichino una società tutt’altro che in crisi, Belle Air ha consegnato le pratiche di liquidazione e fallimento presso il tribunale di Tirana. E, secondo quanto dichiarano gli stessi rappresentanti della compagnia aerea, le autorità albanesi ne avrebbero bloccato il conto bancario.

Il governo Rama però smentisce di aver preso tali misure drastiche. Comunque sia, ciò che sta causando la crisi di Belle Air, secondo le autorità albanesi, è stata l’evasione fiscale con la scoperta di ben 5 anni di tasse non pagate allo stato albanese, 5 anni in cui le istituzioni non si sarebbero accorte di nulla.

La richiesta di fallimento altro non sarebbe che una scorciatoia per salvarsi dalle pesanti sanzioni che graverebbero su Belle Air per evasione fiscale.

Volando “inter nos”

Hanno dovuto chiudere un occhio anche i passeggeri albanesi, che nel corso degli ultimi anni hanno preferito viaggiare con Belle Air essendo quest’ultima la più economica nel mercato albanese: le alternative erano compagnie di bandiera come Alitalia, Lufthansa o Swiss Air.

Ciononostante i prezzi dichiarati low cost della compagnia albanese, sono sempre stati poco comparabili alle low cost europee. Trovatasi ad essere l’unica compagnia nazionale, Belle Air di fatto si è guadagnata sul mercato albanese i vantaggi di un vero e proprio monopolio.

Notevole libertà anche per quanto riguarda gli orari e la gestione dei biglietti: vedere passeggeri di Belle Air protestare da un bancone all’altro dell’aeroporto di Tirana era parte della routine quotidiana del terminal delle partenze e i diritti calpestati dei passeggeri da tempo non facevano più notizia.

Per quanto non si fosse verificato alcun incidente grave, la sicurezza tecnica non era il punto forte della compagnia neanche nel momento in cui le sue finanze erano in piena crescita dopo la liberalizzazione dei visti Schengen: proprio nel 2011 infatti Belle Air ha ricevuto una doccia fredda da parte dell’EASA che ha lasciato a terra alcuni suoi aerei considerati non conformi alle norme dei cieli d’Europa.

Governo che vai, amici che trovi

Per quanto non si possa parlare con certezza di molti aspetti della vicenda Belle Air, è curioso il fatto che la compagnia dichiari il fallimento esattamente a pochi mesi dall’arrivo al potere del nuovo governo. Chiunque siano i suoi proprietari sembra che godano di pochi favori presso il governo Rama.

Tra l’altro di recente il premier Edi Rama ha dichiarato di voler liberalizzare il mercato dell’aviazione civile a Tirana e aprire alle low cost internazionali che operano negli altri paesi balcanici. A dire il vero aveva affermato lo stesso anche il premier Berisha, poco prima dell’arrivo di Belle Air, ma poi non se ne era fatto nulla.

Belle Air in ogni caso non è un’eccezione. I fatti dimostrano che negli anni si è venuto a creare uno schema di dipendenza tra chi detiene il potere e la compagnia aerea privilegiata di turno. Belle Air è nata nel 2005, mentre falliva la Albatros, un’altra low cost albanese che tra i proprietari elencava il genero dell’allora presidente della Repubblica Alfred Moisiu. Inutile menzionarlo: il fallimento dell’Albatros coincideva con l’indebolimento politico del presidente Moisiu. Come sembra accadere per Belle Air oggi, la causa del fallimento di Albatros era proprio l’evasione fiscale.

Precedentemente la stessa combinazione evasione fiscale-fallimento aveva consegnato alla storia anche Albanian Airlines la compagnia aerea ufficialmente di bandiera, che tra l’altro risultava nella lista nera delle autorità aeree europee per le sue imbarazzanti condizioni tecniche.

Ora tocca a Belle Air. Sicuramente con il tramonto di quest’ultima si entrerà in una nuova fase nella storia dell’aviazione civile albanese. Tutto dipende però da come la si vorrà gestire. La vicenda potrebbe finire come per tutte le compagnie precedenti, e a perdere come sempre sarebbero i cittadini albanesi.

Sarebbe invece una svolta in positivo se le autorità riuscissero finalmente a snellire le procedure anacronistiche che spingono al monopolio e al nepotismo nel trasporto aereo, aprendo il mercato alle compagnie low cost internazionali. Il regime a visti liberalizzati, e i forti legami che gli albanesi hanno con l’estero, fanno del paese balcanico un mercato dinamico e in continua crescita, cui una maggiore competitività non potrebbe che giovare.

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