Albania alle urne: la fine del duopolio
Domenica l’Albania, sotto lo sguardo di UE ed USA, va al voto. Con probabilità sarà la fine del duopolio che ha caratterizzato questi ultimi anni: socialisti da una parte e Partito democratico dall’altra. Il terzo in comodo? L’ex premier Meta
I due "potenti" della politica albanese si dirigono verso il voto del 3 luglio con un sostanziale testa a testa, sotto l’occhio attento dell’Occidente che spera di trovare in questo processo elettorale i segni di una maturazione politica, e pone lo svolgimento di elezioni democratiche e senza disordini come il più importante degli standard che Tirana deve raggiungere per avvicinarsi all’Unione Europea e alla Nato.
Il duopolio "socialisti – democratici", che ha caratterizzato la scena politica sin dalla caduta del comunismo, sembra questa volta sgretolarsi. I sondaggi confermano che né Nano né Berisha riusciranno da soli ad avere una maggioranza assoluta, dando così di fatto il ruolo di protagonista delle strategie post-elettorali ad Ilir Meta, capo del Movimento socialista per l’integrazione (Lsi).
Un misero punto di vantaggio
Pochi giorni fa il movimento per la società civile "Mjaft!" ha reso noti i risultati del secondo sondaggio realizzato dalla "Gallup International": il Partito democratico (Pd) dell’ex presidente Sali Berisha è in testa col 35% degli assensi. Subito dopo, col 34%, lo segue il Partito socialista (Ps) del Premier Fatos Nano. Nonostante non ne abbia compiuto nemmeno un anno di vita, l’Lsi di Meta – creato nel settembre 2004 da una scissione dal Ps – è riuscito ad assicurarsi il 10% dei consensi.
Se il voto confermerà i risultati dei sondaggi, quell’unico punto di vantaggio non permetterà all’ex Presidente di tornare al potere poiché i suoi alleati, i repubblicani e i riformatori, riescono insieme a raggiungere a malapena un 4%, mentre una coalizione Nano-Meta sembra a tutti sempre più probabile.
La campagna elettorale
Il Codice Etico – che il Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu, fece firmare ai leader dei partiti politici agli inizi della campagna elettorale – sembra aver funzionato. Certo nessuno si aspettava che i rivali si abbracciassero, ma è un dato di fatto che la violenza verbale tipica delle campagne precedenti questa volta è scesa a livelli minimi. Minore anche il numero degli incidenti di matrice politica, ha fatto sapere la Polizia di Stato.
"Innovazione" potrebbe essere la parola giusta per descrivere la campagna elettorale dei democratici di Berisha. Il "dottore" (come viene chiamato per via della sua prima professione di chirurgo cardiaco) ha cercato ad ogni costo di mostrare un nuovo volto, di convincere che questa volta è cambiato. Lo diceva anche lo slogan scelto: "Tempo di cambiare".
Ma a detta di molti analisti è stato lo stesso Berisha a "sgamarsi ", mostrando la sua vera natura di leader totalitario. Gli attacchi infiniti indirizzati all’Ong "Mjaft!" – perché il suo primo sondaggio non lo dava in netto vantaggio rispetto ai socialisti ma solo ad un testa a testa – sono un esempio. L’odio verso i media che non gli vanno a genio, ne è un altro.
Ma se Berisha ha tentato di guardare alle politiche da seguire una volta al governo, Nano non ci ha nemmeno provato. I socialisti hanno centrato tutta la loro campagna sul ruolo del leader democratico nei disordini della primavera del ’97, quando l’Albania quasi sfiorò la guerra civile. Gli "spot anti-Berisha", come sono stati chiamati, hanno riempito le strade delle città albanesi. La foto dell’allora Presidente della Repubblica, sullo sfondo delle tragiche immagini di quei mesi, invitava i 2.8 milioni di aventi diritto al voto a "Non dimenticare!".
Il dibattito sul dibattito
Gli Albanesi hanno sperato fino in fondo di vedere ancora una volta i loro leader scontrarsi in diretta TV. Per più di due settimane in Albania non si parlava d’altro che del "dibattito Nano-Berisha": annunciato dai due, negoziato dagli staff, atteso dall’opinione e alla fine fallito, lasciando con l’amaro in bocca chi aveva tanto desiderato vederli faccia a faccia prima di decidere per chi votare.
Si è detto che il dibattito sia rimasto "ostaggio del moderatore", ma in realtà i motivi del suo fallimento sono ben più futili. All’inizio si discuteva sul bisogno di uno o due dibattiti, sul fatto che dovesse essere trasmesso da un’emittente Tv nazionale o da un network, per poi passare alla discussione sul nome del giornalista che lo avrebbe dovuto condurre. In ballo c’erano le due firme più note del giornalismo politico: Rudina Xhunga, che conduce sullo schermo di Top Channel la trasmissione "Shqip" e Blendi Fevziu, ideatore e conduttore di "Opionin" che va in onda su "Tv Klan", che aveva il vantaggio di aver già realizzato il primo e l’unico incontro davanti alle telecamere tra Nano e Berisha.
Il Premier preferiva Top Channel, emittente con la quale Berisha è in forti polemiche privilegiando così Klan. Il "dibattito sul dibattito", com’è stato definito dai media, è andato avanti per giorni senza risolvere poi niente. Come ha detto alla fine lo stesso Blendi Fevziu, "con un po’ più di buon senso, il dibattito si poteva fare".
UE e USA
L’Occidente questa volta ha parlato chiaro: con questo voto l’Albania deve mostrare di aver raggiunto gli standard internazionali di un processo elettorale libero e democratico. Il capo della politica estera dell’Unione Europea, Javier Solana, in un apposito articolo firmato da lui e pubblicato sulla stampa locale, ha precisato agli Albanesi che a Bruxelles questa volta non basterebbe "solo un passo in avanti rispetto alle precedenti votazioni".
"Quelli che risulteranno vinti devono prepararsi a riconoscere il risultato, a rispettare la legittimità delle nuove istituzioni e a rendere facile la transizione", ha ribadito Solana, sottolineando che "appena la polvere elettorale sarà andata via, e dovrà essere tolta presto, il nuovo governo e il nuovo parlamento devono pensare alle importanti sfide delle riforme".
L’ambasciatrice Usa a Tirana, Marcie Ries, ha affermato dal canto suo che "l’andamento delle elezioni inciderebbe largamente sull’avanzamento dell’Albania verso l’integrazione nelle strutture euro-atlantiche", mentre il Congresso del suo Paese esprimeva pochi giorni fa con un’apposita risoluzione la convinzione che l’Albania ce la farà a raggiungere gli standard richiesti.
Meta decide chi mandare in pensione
Domenica prossima 2.8 milioni di votanti sceglieranno i 140 membri del nuovo Parlamento. I vecchi protagonisti della politica hanno affermato che in caso di sconfitta lasceranno la scena. Ma colui che deciderà le sorti di Nano e Berisha sembra essere in realtà Meta. La posta in gioco è molto alta e Meta in politica ci è entrato da giovanissimo e sicuramente l’esperienza non gli manca.
Il leader dell’Lsi ha fatto sapere di non escludere una coalizione post-elettorale con Nano, a condizione che sia lui il futuro Premier. Interrogato dai giornalisti su una possibile collaborazione coi socialisti, ha detto: "La coalizione la facciamo noi e siamo noi a fare le regole". Per poi aggiungere: "Sono sicuro che io sarò il Premier d’Albania dopo il 3 luglio". E quel 10% glielo permette.
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