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Albanesi per Kerry, Serbi per Bush

A prescindere dalle dichiarazioni più o meno ufficiali e all’enfasi che ad esse viene data dalla stampa balcanica, sembra che la questione del Kosovo rimanga comunque il motore principale delle decisioni elettorali della diaspora serba e di quella albanese

29/10/2004, Luka Zanoni -

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Mancano pochi giorni all’election day delle presidenziali americane. La sfida tra il presidente in carica George W. Bush e il suo rivale John Kerry si svolge sul filo del rasoio. La domanda che interessa anche i paesi balcanici è come cambierà e se cambierà la politica estera statunitense nei confronti della regione del sud est Europa dopo il 2 novembre.

Benché il sud est europeo non sia proprio al centro dell’attenzione della politica statunitense, John Kerry non ha perso tempo nel rinfacciare al rivale Bush di aver trascurato i Balcani negli anni della sua presidenza. Inoltre, Kerry si è spinto più avanti, inviando un messaggio, il 23 luglio scorso, agli Albanesi d’America, con cui ha promesso che la sua amministrazione, una volta insediatasi alla Casa Bianca, risolverà nel minor tempo possibile lo status finale del Kosovo.

Certo il Kosovo non rientra nell’agenda più stretta dei due candidati alla presidenza USA, tuttavia non va sottovalutata la forza elettorale della diaspora serba e di quella albanese, così come le rispettive lobby in seno al senato americano.

Secondo quanto riportato da Stacy Sullivan per l’IWPR (20 ottobre 2004), la comunità albanese americana ha raccolto la considerevole cifra di 510.000 dollari per sostenere la campagna del candidato democratico. Una cifra di tutto rispetto se si considera – nota Sullivan – che si tratta di una comunità di 500.000 persone.

Gli Albanesi sono convinti che l’amministrazione americana, nelle mani di John Kerry, possa dare una svolta decisiva alla annosa questione dello status del Kosovo, tenendo presente che per la metà del prossimo anno è previsto l’inizio dei colloqui per una soluzione definitiva dello status della provincia.

La comunità albanese conta sulla presenza all’interno del team di Kerry di uomini come Richard Holbrooke, ex inviato USA nei Balcani, e Wesley Clark, il generale americano che guidò la campagna di bombardamenti della NATO contro la Federazione di Jugoslavia nel 1999. Entrambi dovrebbero ricevere degli incarichi nell’amministrazione Kerry ed entrambi hanno promesso di impegnarsi attivamente nella determinazione del futuro del Kosovo (IWPR, 20 ottobre 2004).

Di parere diametralmente opposto i Serbi degli USA. In un editoriale pubblicato il 21 ottobre dal settimanale belgradese NIN, Ljiljana Smajlović avanza una serie di considerazioni sulle preferenze serbe tra i due candidati per la Casa Bianca.

"Benché nessuno abbia interrogato i serbi d’America, si sospetta fondatamente che voterebbero per Bush. Due sono i motivi di ciò: il primo è il Kosovo e il secondo si chiama Richard Holbrooke", scrive l’editorialista di NIN.

A riprova di quanto scrive, Ljiljana Smajlović cita il sito internet www.serbsforbush.com, realizzato dai Serbi d’America per sostenere la campagna del candidato repubblicano.

Intento del sito sarebbe quello di raggruppare il maggior numero di voti a favore del presidente in carica per una sua rielezione, in particolare in quegli stati degli USA dove i Serbi sono concentrati: Wisconsin, Ohio, Arizona, Pennsylvania, Michigan, New Jersey e Florida.

Sempre secondo la Smajlović "i più liberali tra i Serbi d’America considerano il voto per Bush come un alto prezzo per la fedeltà alla Serbia, dal momento che non ci sono segnali che il futuro del Kosovo possa essere diverso sotto Bush o sotto Holbrooke e John Kerry".

Una conferma di quest’ultima affermazione la si trova nelle dichiarazioni di Michael Polt, ambasciatore statunitense in Serbia e Montenegro. Secondo Polt, intervistato dall’emittente B92, il risultato delle elezioni Usa non avrà alcuna influenza sulla politica statunitense verso il Kosovo.

"Per quanto riguarda il Kosovo, ciò che è importante per gli USA e per il presidente Bush, lo sarà anche per Kerry se dovesse vincere, sono gli stessi valori. E non vedrete un grande cambiamento di politica, a prescindere da chi vincerà. Ciò che vedrete sarà u rinforzo della richiesta di valori e di standard sui quali si discute da tempo". (B92, emisija "Kažiprst", 26 okt. 2004)

A prescindere dalle dichiarazioni più o meno ufficiali e all’enfasi che ad esse viene data dalla stampa balcanica, sembra che la questione del Kosovo rimanga comunque il motore principale delle decisioni elettorali della diaspora serba e di quella albanese.

In casa o fuori la maggior parte dei membri delle due popolazioni continua a rimanere su posizioni del tutto opposte.

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