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Adozioni internazionali: braccio di ferro Romania-UE

Mentre il governo rumeno dà il via libera a nuove adozioni internazionali, il Parlamento europeo denuncia la scarsa tutela dei minori adottati e sollecita una normativa più restrittiva sulla questione.

29/04/2004, Mihaela Iordache -

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Lo scandalo delle adozioni internazionali è ormai in Romania un argomento che, talvolta dalla maggioranza, altre volte dall’ opposizione e dagli organismi internazionali è stato periodicamente discusso negli ultimi dieci anni. Anche in Europa, quando si parla di bambini abbandonati si fa di solito riferimento anche alla Romania. Una piaga dolorosa che da anni non riesce ad essere curata nemmeno con l’aiuto dell’Unione Europea che due mesi fa ha fatto la voce grossa con la Romania, lasciandola per qualche settimana con il fiato sospeso per la paura di vedere interrotti i negoziati sull’adesione.

Nel suo ultimo Rapporto, infatti, il relatore per la Romania, la baronessa Emma Nicholson, ha accusato il paese candidato di aver violato la moratoria sulle adozioni internazionali che vige dal 2001, consentendo l’adozione di 105 bambini da parte di famiglie italiane. Il parlamentare europeo ha parlato di corruzione nell’ambito delle adozioni internazionali, di minori che hanno subito abusi da parte dalle famiglie adottive o di casi di bambini rumeni vittime del traffico di organi. Davanti alle valanghe di accuse da parte di Emma Nicholson, una "vecchia conoscenza" delle autorità romene, il Governo di Bucarest si è difeso citando statistiche, studi ed evidenze ma niente ha potuto convincere i parlamentari di Bruxelles, scandalizzati dal fatto che un paese che fra due anni dovrebbe entrare nell’Ue sia coinvolto in drammi i cui protagonisti sono i bambini.

Le trattative non sono state sospese, anche se le autorità lo hanno realmente temuto (tanto da mandare a Bruxelles delegazioni miste maggioranza/opposizione per dimostrare che le cose non stanno proprio come dice la Nicholson), tuttavia la versione finale del rapporto ha raccomandato di riorientare la strategia di adesione della Romania. In particolare, la Romania dovrà adottare una legislazione che tuteli di più i diritti dei minori, affrontare la corruzione presente in tutti settori e rendere efficiente il sistema giudiziario. La baronessa Emma Nicholson ha anche ricordato che il Documento finale del Consiglio Europeo di 2003 non garantisce in modo assoluto l’adesione della Romania nell’Ue nel 2007 ma stabilisce la data dell’adesione nel caso in cui la Romania sia pronta.

Nel 2001, in seguito alle raccomandazioni dell’Ue, il governo Nastase ha istituito una Moratoria che sospende le adozioni internazionali finché non sarebbero state varate leggi per la difesa dei diritti dei minori. La moratoria del 2001 blocca le adozioni, ma ciò non vuol dire che in questi ultimi tre anni non siano state approvate adozioni internazionali. Infatti sono stati adottati più di 500 bambini da parte di famiglie di Grecia, Spagna, Israele, Italia e Stati Uniti, poiché la legge stessa, pur vietando le adozioni in generale, consente di risolvere i cosiddetti "casi speciali". Si tratta soprattutto di casi in cui le pratiche di adozione erano già state avviate prima dell’istituzione della Moratoria nel 2001. L’approvazione nella riunione del governo del 18 dicembre 2003 di 105 richieste di adozioni da parte delle famiglie italiane e 82 di famiglie di altri paesi, ha però scatenato le accuse di Emma Nicholson che ha affermato che la Romania sta "inducendo in errore l’Ue sul caso delle adozioni".

Oggi in Romania, secondo i dati dell’Autorità Nazionale per la protezione del bambino, più di 84.000 bambini vivono senza genitori, orfani o abbandonati. L’80 % di questi sono stati sottratti alla potestà dei genitori perché ripetutamente vittima di abusi e molestie. Il resto sono bambini abbandonati da famiglie troppo indigenti per crescerli. Ed è proprio la povertà che spinge molte famiglie ad abbandonare negli orfanotrofi i propri figli. Le organizzazioni internazionali hanno segnalato che quasi l’80% delle famiglie con 3 o più bambini vivono sotto la soglia della povertà. La maggior parte dei bambini che vivono in istituti si concentrano nella capitale, Bucarest e in due città della Moldavia – Iasi e Suceava. La capitale romena ha anche il tragico primato della città col numero più alto di bambini che vivono nei canali (fogne). Centinaia di bambini abbandonati o che sono stati costretti dalla povertà a lasciare le famiglie vivono per strada. Devono affrontare le stagioni, la fame e la paura in un mondo in cui la legge la fa il più forte. Su di loro si sono scritti libri, fatti dei reportage sui mass-media nazionali ed internazionali. Le ONG hanno creato centri sociali dove questi giovani possono avere un pasto caldo al giorno oppure fare una doccia. Con molti di loro si è provato anche l’integrazione che però spesso fallisce a causa dell’inerzia creatasi che spinge i ragazzi a scegliere la "libertà della strada", come loro stessi la definiscono. Molti di loro finiscono nelle reti dei pedofili.

Le opinioni del relatore Nicholson trovano di certo corrispondenze nella realtà e non sono isolate. Ci sono ONG che sanno bene di cosa si tratta. In un suo studio recentemente presentato a Roma l’ONG "Save the Children" ha ricostruito passo dopo passo il ciclo del traffico di minori dall’Est verso l’Occidente, via Italia e Spagna – paesi di transito – verso Danimarca e Gran Bretagna – paesi di destinazione. Secondo i dati veicolati da "Save the Children", negli ultimi anni migliaia di bambini di età tra 8 e 18 anni sono stati vittime di questo traffico. La documentazione su questo fenomeno fornisce pure i prezzi dei bambini: un neonato costerebbe 15.000 euro, mentre una bambina è venduta a 7.000 euro. La maggior parte dei bambini provengono da paesi come Romania, Bulgaria, Albania, Moldova o Russia e finiscono nei paesi occidentali dove sono costretti a prostituirsi o diventano vittime delle reti dei pedofili.

In Italia, il fenomeno della prostituzione coinvolge tra 10.000 e 13.000 persone con un’incidenza di minori tra il 4,2% e il 6,2%. Questo vuol dire fra 542 e 663 vittime provenienti soprattutto da Albania, Moldavia, Romania e Nigeria. Secondo le ONG nel 2003 il traffico di bambini dalla Romania è cresciuto del 36% nonostante gli sforzi delle autorità di Bucarest di combattere il fenomeno. Sono cifre preoccupanti che parlano da sé, argomenti forti evocati anche dall’UE affichè la Romania blocchi ogni adozione internazionale. Tutto questo in un contesto in cui non si sa ancora dove sono finiti 400 bambini romeni che sono stati adottati tra il 1990 e il 1995 e di cui le pratiche sono stranamente scomparse dal Tribunale di Bucarest. In tutti questi anni nessuno ha mai risposto per i dossier perduti. Il ministero della giustizia romeno ha aperto un’inchiesta sull’ultimo scandalo che ha anche avuto eco a Bruxelles, dove rappresentanti europei hanno affermato che ci sono stati casi evidenti di corruzione e decine di sentenze di adozione sarebbero state adottate in un solo giorno dallo stesso giudice.

Dopo la doccia fredda, la Romania ha accelerato i tempi e le procedure per la ratifica di una nuova legge richiesta con insistenza da Bruxelles e che dovrebbe proteggere più efficacemente i diritti dei bambini. La stessa legge, che dovrà essere ratificata nelle prossime settimane, renderà molto più difficili le adozioni da parte di stranieri se non ci sono rapporti di parentela di primo o secondo grado tra i bambini e i nuovi genitori che vivono all’estero. Secondo il nuovo regime giuridico in materia, i bambini sotto due anni non potranno essere adottati e si specifica allo stesso tempo che i fratelli devono rimanere insieme. Inoltre è ben precisato il diritto del bambino di restare in contatto diretto con i suoi parenti, cioè genitori, fratelli, nonni. La nuova normativa elaborata sulle esigenze dell’Ue entrerà in vigore solo dopo sei mesi dalla sua votazione. Rimangono quindi ancora sei mesi in cui bambini romeni potranno essere adottati da parte delle famiglie straniere secondo le vecchie regole. In molti si chiedono perché, per quali interessi la legge verrà applicata con questo ritardo?

La normativa ha attirato critiche anche nell’ ambito politico. Il senatore liberale Radu F. Alexandru ha chiesto le dimissioni della direttrice dell’Agenzia per la protezione del bambino e le adozioni, Gabriela Coman in quanto ha dimostrato la sua incapacità nel gestire le adozioni internazionali. Il senatore critica duramente il progetto di legge sulle adozioni internazionali e aggiunge che l’atto normativo prevede misure assurde e contrarie alle norme internazionali.

Da tre anni la legislazione in materia veniva richiesta da Bruxelles mentre il Parlamento di Bucarest non dava segni di voler accelerare, perché, dicono ora le autorità romene, Bucarest ha aspettato che gli esperti europei dessero il loro parere. In questo modo le cose sono state ritardate per anni mentre la moratoria era in vigore e di adozioni internazionali non si doveva nemmeno parlare. Nel momento in cui l’Unione Europea insisteva per la moratoria le richieste da parte dei paesi come USA, Israele, Italia, Francia, Spagna continuavano ad arrivare e negli incontri ufficiali l’argomento del via libera sulle adozioni ritornava con regolarità. Il messaggio da Bruxelles sembra dire che la Romania non deve essere più un paese che "esporta" bambini. Solo dal 1997 fino al 2000, secondo le statistiche ufficiali, sono stati adottati 10.000 bambini romeni. L’argomento delle adozioni internazionali è molto sensibile e richiede molta attenzione, si deve infatti discutere su quali siano i veri diritti del bambino. Allo stesso tempo resta aperto il dibattito sul diritto del bambino di poter avere una famiglia e di poter vivere meglio.

Vedi anche:

Romania: l’ambiguità delle adozioni

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