Acque agitate tra Cipro e Turchia
La minaccia da parte della Turchia di congelare le relazioni con l’Unione europea se Cipro ne assumerà la presidenza di turno nel 2012, si aggiunge alle recenti tensioni dovute alle attività d’estrazione di idrocarburi da parte della Repubblica di Cipro. E le accuse incrociate fra Nicosia e Ankara ostacolano l’andamento dei negoziati fra greco e turco-ciprioti
I già difficili rapporti fra il governo cipriota e quello turco sono divenuti nelle ultime settimane ancora più tesi a causa degli accordi di cooperazione stretti fra il governo cipriota e quello israeliano per l’esplorazione dei fondali al largo delle rispettive coste e l’imminente avvio delle trivellazioni da parte della Repubblica di Cipro all’interno della propria zona economica esclusiva .
La delimitazione delle rispettive zone d’influenza è alla radice delle tensioni con la Turchia. Cipro è fra i Paesi che hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS ), il documento che definisce i confini delle acque territoriali, delle zone contigue e delle zone economiche esclusive dei Paesi firmatari.
Nel dicembre 2010 Israele e Cipro hanno stipulato un accordo ufficiale per la delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive. Le attività di esplorazione ed eventuale estrazione all’interno della zona d’influenza cipriota saranno gestite dalla compagnia statunitense Noble Energy Inc. e avranno luogo da una piattaforma situata a soli 12 km da un’area di trivellazione israeliana. La compagnia statunitense titolare della concessione potrebbe dare inizio ai lavori già il 21 settembre ed in ogni caso entro l’1ottobre, come previsto dagli accordi.
La Convenzione sul diritto del mare non è stata ratificata dalla Turchia e pertanto il governo cipriota giudica paradossale da parte di Ankara il tentativo d’ostacolare le annunciate iniziative invocando il diritto internazionale.
Le tensioni con Cipro
Fra Turchia e Repubblica di Cipro non sono mancati negli ultimi anni fasi di attrito a causa di attività di esplorazione dei fondali dell’Egeo finalizzate all’estrazione di idrocarburi. Esponenti di primo piano del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) hanno ribadito in più occasioni che il governo turco giudica inaccettabile il tentativo greco-cipriota di procedere unilateralmente alla ricerca di risorse energetiche al largo delle coste dell’isola. In primo luogo perché, non avendo ratificato la menzionata UNCLOS, Ankara considera le aree in cui hanno luogo tali attività esplorative come “acque internazionali” e non zona di esclusiva pertinenza cipriota. In secondo luogo, il governo turco ritiene che in ogni caso tali iniziative non possano prescindere da un previo accordo con la comunità turco-cipriota, altrimenti esclusa dagli eventuali benefici economici connessi.
Il Presidente Erdoğan, in una recente intervista ad Associated Press, ha espresso l’intenzione di intensificare i controlli navali nella zona economica esclusiva turca: “Tutti i pro e i contro sono stati considerati. Eravamo in queste acque in passato, ci siamo nel presente e continueremo ad esserci in futuro”.
Il ministro turco per gli affari europei, Egemen Bağış, le cui posizioni sono state sempre caratterizzate dalla moderazione, ha fatto ricorso a contenuti e toni ben poco conciliatori. Dalle colonne di Zaman ha dichiarato che Ankara non rimarrà spettatrice di fronte all’inizio delle operazioni estrattive, ricordando inoltre la rapidità con cui le navi turche hanno raggiunto le acque in cui sono state recentemente condotte attività esplorative per conto del governo cipriota. Il ministro ha quindi aggiunto che la Turchia mantiene un esercito e addestra i propri soldati anche per fronteggiare tali evenienze. Prevedibilmente le sue parole sono state accolte a Nicosia come inaccettabili provocazioni.
Fin qui le cause della tensione con la Repubblica di Cipro. Esiste tuttavia un’altra dimensione nel cambio d’indirizzo della diplomazia turca: Ankara intende ostacolare gli interessi economici isareliani e gli accordi di cooperazione stretti con Cipro offrono un possibile bersaglio.
Le tensioni con Israele
Il governo turco ritiene che il diritto all’esplorazione ed estrazione rivendicato da Israele in certe aree al largo delle proprie coste potrebbe essere legittimamente avanzato anche da altri Paesi, in particolare dal Libano. Dietro questo principio di equità, tuttavia, vi sono ulteriori e più materiali ragioni d’attrito fra Turchia e Israele. A partire dall’Operazione Piombo Fuso si è infatti registrato un progressivo inasprirsi delle relazioni fra i due Paesi. Inoltre il rifiuto da parte del governo israeliano di presentare scuse formali dopo l’incidente della Freedom Flotilla costato la vita a nove attivisti di nazionalità turca, e il successivo rapporto della commissione ad hoc delle Nazioni Unite, secondo cui l’embargo israeliano su Gaza sarebbe legittimo, hanno indotto la Turchia ad assumere posizioni sempre più rigide.
Diverse possibili interpretazioni
Il nuovo corso della cosiddetta "diplomazia della cannoniere" sta suscitando perplessità fra i commentatori internazionali. Da un lato alcuni di essi colgono una contraddizione fra il deteriorarsi dei rapporti tra i due Paesi e l’assenso dato da Ankara all’installazione nel proprio territorio di un sistema di difesa missilistica statunitense in grado di proteggere Israele da eventuali attacchi iraniani. D’altra parte la cooperazione con Washington potrebbe rappresentare un’abile mossa per evitare critiche nella gestione dei rapporti con Israele proprio in una fase in cui la Turchia sta adottando un atteggiamento provocatorio verso l’indiscusso alleato di un tempo.
La rottura delle relazioni diplomatiche e della cooperazione in campo militare con Israele avrà certamente ricadute negative, ma alcuni analisti osservano che l’AKP potrà investire in politica interna l’indubbia popolarità guadagnata presso l’opinione pubblica islamica globale. Proprio in questi mesi infatti il Partito della Giustizia e dello Sviluppo è impegnato nel tentativo di riforma della Costituzione, ostacolato dalle critiche dei partiti d’opposizione. Gli opinionisti notano che la fermezza mostrata verso Israele potrebbe rivelarsi per l’AKP un ottimo argomento contro le accuse di scarso patriottismo nell’impianto ideologico e nelle pratiche del partito da parte del blocco kemalista-ultranazionalista, formato da CHP e MHP.
Le posizioni turco-cipriote
Lo stallo nei negoziati per la soluzione della questione cipriota e per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea rappresentano due ulteriori fattori di tensione nell’Egeo. I due empasse si mantengono e consolidano reciprocamente: qualora i negoziati tra greco e turco-ciprioti continuino ad essere improduttivi sarà improbabile la riapertura del dialogo fra Unione Europea e Turchia, allo stesso tempo l’eventuale protrarsi del gelo fra Bruxelles e Ankara annullerà un fondamentale incentivo alla flessibilità turca e turco-cipriota nei confronti della Repubblica di Cipro.
Agli inizi di settembre il leader turco-cipriota Derviş Eroğlu ha dichiarato che il governo greco-cipriota non dovrebbe svolgere alcuna attività estrattiva “in mare semi-aperto” senza il consenso di un importante Paese confinante come la Turchia. Eroğlu ha aggiunto che se i greco-ciprioti andranno avanti con la loro iniziativa, la Repubblica Turca di Cipro del Nord inizierà autonome esplorazioni dei fondali al largo delle proprie coste. Kudret Özersay, rappresentante speciale del leader turco-cipriota, ha sottolineato che tali operazioni finora non sono state avviate semplicemente per non compromettere l’andamento dei negoziati. Secondo Özersay è infatti prevedibile che, qualora anche la Repubblica Turca di Cipro del Nord decida di procedere unilateralmente nella ricerca di altri giacimenti, possano insorgere nuove controversie fra greco e turco-ciprioti: “Senza dubbio ciò produrrà contrasti su dove inizino e finiscano i confini marittimi di questi due stati che non si riconoscono reciprocamente”. Egli ha evidenziato una contraddizione nell’atteggiamento della Repubblica di Cipro: “da un lato siamo impegnati con loro in negoziati per definire un futuro comune, dall’altro i greco-ciprioti cercano di essere gli unici a determinarlo”.
L’autonoma decisione greco-cipriota di procedere con i preparativi per l’estrazione di idrocarburi è stata definita “un atto volto a creare tensioni durante una fase critica dei negoziati”. “Non si tratta di una coincidenza”, ha concluso Özersay. Le posizioni rimangono quindi inconciliabili e nessuna delle parti coinvolte sembra disposta ad aperture.
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