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Abkhazia: sanzioni alla Turchia

La Repubblica separatista georgiana di Abkhazia si allinea alla politica estera della Russia che prevede sanzioni contro la Turchia, ma i legami economici tra Ankara e Sukhumi restano profondi. Intanto da alcuni anni si promuove il rientro della diaspora dalla Siria

22/01/2016, Matteo Pugliese -

Abkhazia-sanzioni-alla-Turchia

L’11 gennaio 2016 è stato attivato l’articolo 4 del Trattato di Alleanza e Partenariato Strategico, siglato da Russia e Abkhazia nel novembre 2014. Tale articolo prevede un coordinamento nella politica estera dei due paesi e in concreto Mosca ha chiesto all’Abkhazia di contribuire alle sanzioni contro la Turchia, dopo il caso del jet abbattuto in Siria. Questa decisione è stata anticipata il 29 dicembre con la visita a Sukhumi di Vladislav Surkov, consigliere del presidente Putin. In quell’occasione Surkov ha dichiarato che, nonostante la Turchia non riconosca l’Abkhazia, i legami tra i due paesi sono profondi, perciò le sanzioni contro Ankara saranno studiate in modo da non indebolire la già fragile economia abkhaza.

Mappa a cura di OBC

Mappa a cura di OBCT

In effetti, oltre alla consistente presenza di pescherecci turchi nelle acque di Sukhumi, in Turchia vive la più numerosa comunità della diaspora abkhaza. Si tratta di svariate migliaia di persone, soprattutto in città costiere come Samsun e ad Istanbul, organizzate in diciotto centri culturali. In occasione delle elezioni presidenziali del 2014, circa 420 cittadini abkhazi votarono in uno di questi centri a Istanbul. La Turchia rappresenta quasi il 20% del commercio estero dell’Abkhazia, nonché la destinazione del 10% delle sue esportazioni, soprattutto carbone, prodotti ittici e metallo. Le sanzioni concordate con Mosca dovrebbero invece vertere su restrizioni temporanee alle importazioni e maggiori controlli sulle ONG turche, ma non sul divieto di pesca nelle acque abkhaze.

Ankara è considerata da Sukhumi la chiave di volta per rompere l’isolamento internazionale dell’Abkhazia, al fine di svincolarsi dal pesante protettorato russo. Tuttavia, il deterioramento dei rapporti russo-turchi rischia di frenare queste aspettative. La Turchia, in una logica atlantista, farà fronte comune con la Georgia, contro la Russia e i suoi alleati caucasici. Putin chiede un grande sacrificio all’Abkhazia e alcuni deputati dell’opposizione hanno dichiarato che le sanzioni danneggiano prima di tutto la diaspora in Turchia. In una nota, il ministero degli Esteri di Sukhumi ha perciò voluto rassicurare che le misure non colpiranno i cittadini abkhazi in Turchia.

Il rientro della diaspora dalla Siria

Dall’inizio della guerra civile siriana, l’Abkhazia ha dedicato il suo programma di rimpatrio della diaspora (attivo dal 1993) alla comunità caucasica in Siria. Si stima che solo a Damasco vivessero circa 1500 siriani di origine abkhaza, giunti nella capitale dal Golan nel 1967, assieme a 50mila circassi. Il programma di rimpatrio è uno degli strumenti, oltre alla legge sulla lingua, con cui il governo abkhazo tenta di mantenere la primazia etnica sul proprio territorio, a fronte di altre comunità come quella armena. Il censimento governativo del 2011, infatti, parla di 41mila cittadini di lingua armena e 122mila propriamente abkhazi. Inoltre, durante la sanguinosa guerra del 1992, gli armeni formarono il battaglione Bagramyan, che diede un notevole contributo bellico contro la Georgia.

Nel 2012, il governo di Sukhumi ha provveduto tramite voli charter al rimpatrio dalla Siria di circa 520 persone, sistemate in strutture di accoglienza del litorale. Tuttavia, solo 180 sono di origine abkhaza o abaza, mentre gli altri sono circassi, adighé, cabardini, carachi o di altre etnie. Migliaia di loro giunsero in Siria a metà Ottocento, a causa dell’invasione russa del Caucaso settentrionale, e si stanziarono soprattutto nel Golan e nella regione di Quneitra, dove tuttora risiedono. Per coloro i quali hanno deciso di ristabilirsi in Abkhazia, si è posto il problema della lingua, dato che parlano solo arabo o qualche dialetto circasso. Il governo di Sukhumi ha perciò organizzato corsi di lingua abkhaza e russa. Inoltre i muhajiri, così vengono chiamati, sono di fede islamica sunnita, al contrario degli abkhazi, cristiani ortodossi. Una ragione per cui alcune famiglie hanno preferito trasferirsi nelle repubbliche russe a maggioranza islamica. Lo sforzo finanziario del governo abkhazo è comunque ragguardevole, nel tentativo di integrare i nuovi arrivati o, come si preferisce definirli a Sukhumi, i ritornati.

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