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A pranzo con Ramush

Il 24 marzo l’ex premier del Kosovo Ramush Haradinaj ha festeggiato il decennale dai bombardamenti Nato a casa propria. Con un discorso e migliaia di ospiti invitati a pranzo. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

08/04/2009, Redazione -

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Di Roberto Valussi *

Considerata la portata dell’evento – il decennale dell’inizio dei bombardamenti NATO – il governo kosovaro è stato molto sobrio. Il primo ministro Thaci si è limitato a qualche dichiarazione di circostanza: "Gli anni del 98-99 assomigliano a un nuovo olocausto". Frasi ad effetto, ma niente di più. Una scelta soft che mi ha sorpreso, soprattutto se ripenso alla pompa magna con cui è stata celebrata l’indipendenza e alla stra-pubblicizzata mostra sull’ "epopea dell’UCK" di inizio marzo.

Se io ero stupito, Ramush Haradinaj era indignato. Sul Koha Ditore – il principale quotidiano locale – del 24 marzo, un articolo riportava alcune sue dichiarazioni con cui bacchettava il governo per non aver ringraziato la NATO nel decennale del loro intervento, peccando di riconoscenza e stile.

I giornali non l’hanno detto, ma Haradinaj non si è limitato all’invettiva, ha anche dato il buon esempio, organizzando per il 24 marzo nel suo villaggio natale di Glogan, tra le città di Decani e Gjakova, una manifestim i madh (grande manifestazione).

In effetti è stata piuttosto i madh, anche se nessuno ha fornito delle stime dei partecipanti. Né i giornali – che non hanno nemmeno accennato all’evento – né Eulex e la Kfor, le quali, pur presenti in loco, non hanno aperto bocca a riguardo. Da Pristina, indiscrezioni raccolte tra i poliziotti parlano di 10,000 persone, forse una cifra spropositata, non mi spingerei oltre il migliaio di presenti.

Ma 10,000 o 1,000 fa poca differenza; sarebbero in ogni caso numeri degni di nota per il Kosovo, da anni poco incline a manifestazioni di massa. Eppure, l’evento è passato del tutto in sordina. Haradinaj ha evidentemente preferito mantenere il basso profilo, testimoniato dalla scelta di pubblicizzare l’evento quasi solo a Decani, la sua roccaforte.

Al pari degli altri signori del Kosovo, Ramush gode nella sua terra di una popolarità estrema, rinsaldata negli anni da vari simboli. Nel caso di Decani, sono perlopiù raccolti nel raggio di cento metri, nel modesto centro della città. Il più visibile è senz’altro una sua gigantografia in divisa appesa alla parete di un palazzo, con la scritta "eroe di guerra e pace". Una ventina di metri dopo, c’è la statua dedicata a Luan Haradinaj, fratello di Ramush ucciso dalle milizie serbe nel ’97. Mentre sull’altro lato della strada, trova spazio uno dei numerosi memoriali ai caduti dell’UCK.

Ma a quanto pare, il decennale dei bombardamenti, nella zona di Ramush, con Ramush, non sono bastati ad attirare la stampa, che di solito si scomoda per molto meno. Aggiungo un altro dettaglio: la manifestazione era a casa sua. Va da sé, che l’abitazione in questione si adatta ai grandi eventi; un po’ come se il nostro presidente del Consiglio organizzasse una manifestazione ad Arcore.

Casa Haradinaj consiste in una sorta di parallelepipedo in pietra di tre piani, stile castello medioevale, con tanto di cinta muraria attorno. Vi si accede dopo aver varcato un ingresso regale che introduce alla collinetta dove una Kulla (la tradizionale casa albanese in pietra) separa due piccoli cimiteri. Valicata la collina, ci si trova di fronte l’umile dimora di cui sopra, con a fianco il palco per il comizio.

Al mio arrivo, stanno già smontando il palco. "Ramush ha appena finito di parlare" mi dicono "ora rimane solo un pranzo privato a casa sua". Che tanto privato non è. La sua casa è praticamente presa d’assalto, poiché l’oste offre carne, birra, e un posto a sedere a chiunque riesca a entrare. Da fuori, il clima appare rilassato, non ci sono buttafuori ingelatinati, e riesco a introfularmi anch’io.

Mi imbatto in un atmosfera da matrimonio: gente seduta ad ingozzarsi, gente in piedi, qualche donna – praticamente le uniche – in abito tradizionale, camerieri sotto pressione, pianola elettrica e canti tradizionali. Questo nelle prime due sale. La terza invece è riservata a Ramush e i suoi ospiti più stretti. La mia videocamera e la mia parvenza di giornalista mi fruttano qualche metro in avanti rispetto agli altri. Dalla mia posizione privilegiata e illegittima mi godo la vista di uno degli uomini più potenti del Kosovo. Che in quel momento sta semplicemente mangiando, bevendo e brindando. Il tutto ha una certa parvenza di Medio Evo con Ramush nei panni del feudatario, che una volta l’anno apre le porte del castello al popolo per celebrare le sue fortune e rinvigorire la sua legittimità.

Esco fuori. Un uomo vestito elegante, che fino a un secondo prima torturava i resti di un pollo, estrae la pistola e spara tre colpi in aria. Il tutto con molta discrezione, senza né un sorriso, né un urlo. Non ha ancora riposto l’arma quando gli fanno eco altri due spari, esplosi con ancora più discrezione da un poliziotto lì vicino. Con qualche variante, sembra di essere ad un matrimonio balcanico.

Inizia la girandola dei saluti. I primi ospiti di alto rango se ne vanno e Ramush li accompagna fino alla macchina, mentre riceve foto e affetto dalla gente.

Al suo rientro, è il momento del discorso di commiato, che si esaurisce in alcune frasi di circostanza. Sobbalzo, però quando un grazie particolare viene rivolto ad uno degli astanti, il generale Steven Schook, che a sua volta ringrazia e saluta in un tripudio di applausi.

Schook, ex generale americano in pensione, è stato il numero 2 di UNMIK nel 2006-07. La sua presenza è stata piuttosta discussa, anche e soprattutto a livello giudiziario. A metà 2007, infatti, l’Ufficio dell’ONU per i Servizi di Controllo Interni lo ha inquisito riguardo a dei presunti favoritismi nei confronti dell’allora ministro dell’Energia Ethem Çeku, e per verificare se avesse comunicato ad Haradinaji l’indirizzo segreto in cui si trovava uno dei testimoni del processo all’Aja contro quest’ultimo. Non una buona pubblicità per l’ONU – in Kosovo con un presunto status-neutral – che a fine dicembre non gli ha rinnovato il contratto. Nonostante l’assoluzione della Corte nel maggio 2008, le ombre su Schook rimangono, data la sua nota amicizia con Haradinaj. Amicizia tracimata nel lavoro: dal 2008, l’ex generale ed ex diplomatico ONU è diventato consulente politico ufficiale di Haradinaji. Non c’è da meravigliarsi quindi della posizione privilegiata a tavola di Schook, a pochi posti dal suo datore di lavoro e omaggiato davanti a tutti. Alla faccia dello status-neutral.

* Roberto Valussi sta svolgendo un periodo di Servizio volontario europeo per l’IPSIA a Prizren

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