392 miliardi della politica di coesione Ue per il 2021-2027: si parte?
In quest’ultimo anno molti dei paesi dell’Ue stanno firmando degli Accordi di partenariato con la Commissione europea per la coesione. Di che si tratta? Come sono messi i paesi del sud-est Europa?
I fondi di coesione costituiscono il principale strumento di politica di investimento dell’Unione Europea nei paesi membri. L’attuale quadro di bilancio dell’UE in vigore fino al 2027 ha stanziato per la politica di coesione 392 miliardi di euro, da distribuire tra gli stati membri in base al rispettivo livello di sviluppo.
I fondi forniscono sostegno ai paesi con un reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90% della media dell’Unione. All’interno di questi una parte considerevole dei fondi strutturali è destinata alle regioni meno sviluppate che hanno un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’Unione.
L’attuale bilancio a lungo termine dell’UE è stato adottato alla fine di dicembre 2020, aprendo così la strada ai negoziati tra la Commissione europea e i singoli stati membri sulla distribuzione pratica dei rispettivi fondi strutturali. Questo rapporto viene formalizzato attraverso la firma del cosiddetto "Accordo di partenariato", che delinea la strategia generale di sviluppo del paese e le priorità di investimento per la distribuzione di questi fondi. Questo documento di riferimento è redatto dallo stato membro, in collaborazione con la Commissione, e comprende un elenco di programmi nazionali e regionali da realizzare nei prossimi anni e la rispettiva allocazione di bilancio.
In generale, i fondi strutturali sono gestiti dagli stati membri, seguendo i programmi operativi nazionali e regionali delineati nell’accordo di partenariato. Tenendo conto dell’esperienza passata nel periodo 2014-2020 e delle difficoltà riscontrate, gli attuali accordi di partenariato sono più brevi e concisi. Inoltre, la Commissione ha introdotto una nuova serie di regole per la loro gestione, con una conseguente semplificazione delle procedure e una programmazione più flessibile adatta – si auspica – alle sfide emergenti.
Ad oggi, sono stati stipulati 19 accordi di partenariato tra gli stati membri e la Commissione. La Grecia è stata il primo paese a presentare e adottare il proprio documento di riferimento, già nel luglio 2021. La sua dotazione finanziaria ammonta a oltre 21 miliardi di euro che verranno destinati alla lotta contro le disparità regionali e all’attuazione delle principali priorità dell’UE, quali la transizione verde e digitale, la crescita economica, ecc. Un anno dopo, altri cinque stati membri meridionali dell’UE hanno adottato i rispettivi accordi di partenariato, a cominciare dalla Bulgaria, il cui documento strategico ha un peso di 11 miliardi di euro. Due giorni dopo è stata la volta di Cipro, con un documento che copre un programma operativo e quattro programmi INTERREG per un valore di circa 1 miliardo di euro.
Il 19 luglio 2022 l’Italia ha formalizzato la sua posizione e dovrebbe ricevere 42,7 miliardi di euro per ridurre i divari economici, sociali e di coesione territoriale tra le sue regioni. L’accordo comprende 49 programmi nazionali e regionali e 19 programmi INTERREG. Secondo il Commissario per la Coesione e le Riforme, Elisa Ferreira, l’Italia riceverà fino al 2027 "una quantità di risorse disponibili senza precedenti", che dovrebbero incentivare nuove opportunità di lavoro, competitività e crescita economica.
La Romania è il 18mo e penultimo paese ad aver adottato l’accordo di partenariato. Quest’ultimo copre 17 programmi nazionali e regionali e riceverà circa 31,5 miliardi di euro dai fondi strutturali. Lo scorso 24 agosto è stata la volta della Croazia, con 9 miliardi di euro a disposizione per le politiche di coesione. Nel frattempo, Slovenia e Malta non hanno ancora presentato i rispettivi accordi di partenariato e altri documenti di programmazione sui fondi strutturali. La Commissione prevede di concludere il processo di adozione entro la fine del 2022.
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