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35 anni per Martic

Milan Martic, ex leader della autoproclamata Repubblica serba di Krajina, è stato condannato a 35 anni dal Tribunale dell’Aja per la pulizia etnica condotta all’inizio degli anni ’90 in Croazia. Caduta l’accusa di sterminio. Nostra traduzione

21/06/2007, Redazione -

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Di Merdijana Sadovic*, Sarajevo, per IWPR, Tribunal Update, 16 giugno 2007 (titolo originale: "Serb Rebel Leader In Croatia Gets 35 Years")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta

I giudici del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja hanno condannato la scorsa settimana l’ex leader dell’autorità ribelle serba in Croazia, Milan Martic, a 35 anni di prigione per crimini commessi contro la popolazione non serba all’inizio degli anni ’90.

Il 12 giugno Martic è stato ritenuto colpevole di nove accuse di crimini contro l’umanità e di sette imputazioni per crimini di guerra, che includono persecuzione, omicidio, tortura, deportazione e attacchi ai civili.

È stato invece prosciolto dall’imputazione di sterminio, dato che il numero delle vittime secondo i giudici non giustificava l’accusa.

Nella sua requisitoria finale, nel gennaio di quest’anno, l’accusa chiedeva per Martic la reclusione a vita, sostenendo la gravità dei crimini di cui egli era accusato.

La difesa all’opposto chiedeva il suo proscioglimento.

Durante la guerra del 1991-95 in Croazia, Martic era il presidente dell’autoproclamato Distretto autonomo serbo (SAO) di Krajina, ed è stato accusato di aver guidato le locali forze di polizia ed altre forze armate nell’espulsione e nell’uccisione dei non-serbi in Croazia durante lo stesso periodo.

I giudici del Tribunale hanno concluso che Martic aveva fatto parte di una associazione a delinquere che annoverava tra i suoi membri l’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic e che aveva lo scopo di creare un nuovo Stato a predominio serbo attraverso "il trasferimento forzato della maggior parte della popolazione croata, musulmana e comunque non serba da approssimativamente un terzo del territorio della Croazia, e larghe parti della Bosnia".

Leggendo il sommario della sentenza, il giudice presidente Bakone Justice Moloto ha detto: "È chiaro che la leadership del SAO Krajina, incluso Milan Martic, aveva fatto propria la visione di Slobodan Milosevic di creare uno Stato a predominio serbo".

La corte ha stabilito anche che Martic, in qualità di presidente del SAO Krajina, aveva esercitato una autorità assoluta sulle sue forze armate e di polizia. Di conseguenza, Martic era obbligato a prevenire o punire crimini, ma i giudici hanno concluso che, invece, egli "abusò della propria posizione e favorì un’atmosfera di sospetto e di paura" in cui la popolazione non serba era fatta oggetto di crimini diffusi e sistematici.

Martic è stato anche giudicato colpevole di aver ordinato attacchi con razzi sul centro città di Zagabria il 2 e 3 marzo del 1995, un bombardamento in cui sette persone morirono e più di 200 rimasero ferite.

Diverse dichiarazioni rese in pubblico durante la guerra sono state citate nel sommario della sentenza, inclusi alcuni estratti da un’intervista radiofonica del 5 maggio 1995 in cui Martic ammetteva di aver ordinato gli attacchi su Zagabria.

"Quell’ordine è stato dato da me personalmente, come ritorsione verso il presidente croato Franjo Tudman ed il suo staff, per l’ordine da lui dato di aggredire la Slavonia occidentale", dichiarava Martic in quell’intervista.

La difesa ha sostenuto che gli attacchi su Zagabria erano rappresaglie legittime secondo il diritto internazionale consuetudinario, e che c’erano degli obiettivi militari in Zagabria al momento degli attacchi nel maggio 1995, inclusi il ministero dell’Interno, il ministero della Difesa, l’aeroporto di Zagabria e il palazzo presidenziale.

Ma la corte ha respinto queste tesi sostenendo che "le rappresaglie possono essere usate solo come ultima risorsa e solo quando tutti gli altri mezzi si sono dimostrati essere inefficaci".

I giudici hanno anche stabilito che la maggior parte dei crimini di cui Martic è stato giudicato colpevole furono commessi contro persone anziane, persone in stato di reclusione e civili.

Nel definire la sentenza, essi hanno tenuto in considerazione gli effetti di questi crimini sulle vittime e sulle loro famiglie, ed hanno notato che virtualmente l’intera popolazione croata e comunque non serba fu espulsa dall’area sotto il controllo di Martic.

In Serbia ci sono state sorprendentemente poche reazioni alla condanna di Martic.

Solo membri del Partito radicale serbo hanno espresso la loro opinione, dichiarando al Parlamento serbo che il verdetto era "vergognoso" e che Martic "era stato condannato solo per aver difeso i diritti dei serbi in Croazia".

Le autorità croate intanto hanno espresso la loro soddisfazione per l’esito del processo.

"È confortante sapere che la mano della giustizia è lenta ma arriva lontano", ha detto il sindaco di Zagabria, Milan Bandic, all’agenzia di stampa AFP dopo che l’annuncio della sentenza.

Il presidente croato Stjepan Mesic ha detto che la condanna di Martic era "pienamente meritata, equivalente alla prigione a vita", come riportato dai media locali.

Il Primo ministro del Paese, Ivo Sanader, ha dichiarato che Martic era stato uno degli attori chiave nella ribellione dei serbi di Croazia all’inizio degli anni ’90 e che era "certamente responsabile della morte di molte persone innocenti".

Anche alcuni rappresentanti serbi in Croazia hanno accolto bene la sentenza.

"Martic ha simbolizzato una politica di persecuzione, omicidio e distruzione, ed è nell’interesse dei serbi di Croazia non solo che davvero ci si lasci alle spalle questa politica, ma anche che tutti coloro i quali presero parte ad essa insieme con Martic siano puniti", ha detto ai giornalisti il deputato serbo al Parlamento croato Milorad Pupovac dopo l’annuncio del verdetto.

Il primo atto d’accusa contro Milan Martic fu emesso il 25 luglio 1995. Dopo sette anni di latitanza egli si consegnò volontariamente al tribunale, il 15 maggio 2002.

Anche se il suo costituirsi avrebbe dovuto rappresentare una circostanza attenuante, la camera di giudizio vi ha dato solo un minimo peso, ha detto il giudice Moloto.

Il processo era incominciato nel dicembre 2005 e si è concluso il 13 gennaio 2007.

Non è ancora chiaro se la difesa o l’accusa presenteranno appello contro la sentenza.

*Merdjana Sadovic è programme manager di IWPR all’Aja

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