17° Sarajevo film festival
Apre oggi la diciassettesima edizione del prestigioso Sarajevo film festival, l’appuntamento più importante con il cinema dell’Europa orientale. I film e i documentari in concorso dal 22 al 30 luglio
Si apre con un capolavoro l’edizione numero 17 del Sarajevo Film Festival (www.sff.ba ). L’appuntamento più importante con il cinema dell’Europa sudorientale ospita stasera “Le Havre” del finlandese Aki Kaurismaki. Il regista, grande deluso dell’ultimo Festival di Cannes (ma non è la prima volta per lui), sarà nella capitale bosniaca per presentare la sua favola (nelle sale italiane a Natale) contro il pregiudizio e il razzismo ambientata nella città sulla Manica in un’atmosfera quasi da anni ‘30.
I film in concorso
La competizione ospiterà otto lungometraggi, dei quali ben sette a opera di esordienti e tutti senza attori celebri, in una stagione che sta vedendo un numero di produzioni inferiore al passato. In prima mondiale c’è lo sloveno “Izlet – A Trip” di Nejc Gazvoda, una vacanza in spiaggia per tre amici fin dal tempo del liceo con segreti e non detti che arrivano a complicare i loro rapporti.
Due film sono già stati applauditi rispettivamente ai festival di Berlino e Cannes: la coproduzione greco-albanese “Amnistia” di Bujar Alimani e il bulgaro “Avè” di Konstantin Bojanov. L’unico non esordiente, il romeno Catalin Mitulescu di “Come ho trascorso la fine del mondo”, costituisce la delusione dell’anno in chiave balcanica.
“Loverboy”, con i giovani, belli e talentuosi, George Piştereanu e Ada Condeescu e con Clara Vodă, è una storia d’amore tra giovanissimi attirati dalla vita facile ma zeppa di banalità e inconcludente. Atteso è il turco “Broken Mussels – Kirik midyeler” di Seyfettin Tokmak: due ragazzini che vogliono emigrare in Germania incontrano a Istanbul madre e figlia profughe dalla Bosnia.
Amore e thriller in “Spots – Fleke” del croato Aldo Tardozzi, mentre il greco “Wasted Youth” di Argyris Papadimitropoulos e Jan Vogel è un ritratto di una società in crisi in un’Atene estiva. Premiato a Cannes, nella Quinzaine des realisateurs, è “Breathing – Atmen” dell’austriaco Karl Markovics, su un diciannovenne rinchiuso in riformatorio che trova lavoro nell’obitorio cittadino.
Fuori concorso sarà mostrato il montenegrino “Ascent – Posljednje poglavlje” di un altro debuttante, Nemanja Bečanović. E proiezione di gala per il capolavoro “The Turin Horse – A Torinoi lo” dell’ungherese Béla Tarr, gran premio della giuria alla Berlinale.
Documentari
Al solito molto interessante e affollata di titoli (ben 25) è la competizione documentari, con opere da tutti i paesi dell’area e temi molto vari, dalle tradizioni bosniache allo sport, dalla cronaca nera alla diffusione dei telefonini, dai reporter di guerra alla montagna, dalla vita dei single a “Cinema Komunisto” di Mila Turajlić.
E nutrita è la sezione “Panorama” con il meglio della produzione mondiale recente in anteprima, con titoli come “Melancholia” di Lars Von Trier o “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne. E c’è “Beli, beli svet – White, White World” del serbo Oleg Novković, premiato un anno fa a Locarno. Pellicola di chiusura sarà il danese “In un mondo migliore” di Susanne Bier, fresco di Oscar come miglior film straniero.
Per i bambini e i ragazzi c’è la sempre affollata Teen Arena, con l’aggiunta del week end in 3D nel complesso di Skenderija con la proiezione sabato de “Il re leone” (1994) e domenica dell’atteso “Cars 2”. L’unico film italiano in questa sezione è “Amore 14” di Federico Moccia. Almeno in questo caso si poteva scegliere di meglio.
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