In prigione
Corruzione e minacce. Srečko Prijatelj, uomo di punta del Partito nazionale è il primo parlamentare sloveno a finire in prigione. La vicenda coinvolge anche il ministro (ora ex) per l’Agricoltura Milan Pogačnik e il leader del partito nazionale Zmago Jelinčič
La scena era quella di un film americano: macchine della polizia, zona transennata, telecamere puntate e giornalisti al seguito. Il tutto si svolgeva il 9 marzo scorso di fronte ad un bar di Salcano, un paesotto sloveno a ridosso di Gorizia. Gli inquirenti stavano fermando un pezzo grosso della politica: il deputato Srečko Prijatelj, un uomo di punta del Partito nazionale, la compagine più xenofoba dell’articolato panorama parlamentare del paese.
La polizia lo aveva colto in flagrante. Aveva tra le mani una busta con 323.000 euro, che gli era appena stata consegnata da un imprenditore locale, che avrebbe subito una serie di minacce. Nella stessa giornata le forze dell’ordine hanno fermato anche il ministro per l’Agricoltura Milan Pogačnik e il leader del partito nazionale Zmago Jelinčič. Gli inquirenti poi hanno perquisito gli uffici del ministro e quelli del gruppo parlamentare del Partito nazionale da dove hanno sequestrato computer e documenti.
E’ la prima volta dall’indipendenza della Slovenia che la polizia entra in parlamento. Gli agenti, infatti, hanno scortato Jelinčič nel suo ufficio e poi lo hanno portato al commissariato. E’ la prima volta, anche, che un ministro viene fermato e interrogato dalle forze dell’ordine.
I due comunque non sono che “vittime collaterali” delle indagini che da tempo erano in corso su Prijatelj. Il ministro per l’agricoltura era nell’occhio del ciclone. Su di lui pendeva la spada di Damocle dell’interpellanza che era stata presentata dall’opposizione per la tragica vicenda dei Bullmastiff. Pogačnik non era per nulla sicuro di poter contare sui voti di tutti i deputati della maggioranza e, a quanto sembra, avrebbe visto di buon grado il sostegno del partito nazionale.
Lui nega di aver mercanteggiato, ma Jelinčič l’ha tranquillamente confermato davanti alle telecamere ed ha precisato che quella era la natura del suo lavoro di politico. La cosa ha fatto inorridire molti tra i suoi colleghi. Probabilmente più che per il fatto in sé per il candido modo in cui l’ha ammesso.
Jelinčič in cambio avrebbe voluto un appezzamento di terreno per costruire un faraonico museo dell’aerenautica. La struttura, che si sarebbe dovuta collocare nella Slovenia nord orientale, avrebbe del resto dovuto avere la forma di una piramide ed avrebbe dovuto dar lavoro, a suo dire, a centinaia di persone. E’ da anni che il politico del partito nazionale si sta adoperando per portare avanti il progetto.
Ad ogni modo il partito nazionale aveva dato una mano al ministro per l’Agricoltura almeno in un’altra occasione. Durante l’approvazione di una contestata legge sul demanio agricolo il provvedimento era passato proprio grazie al sostegno dei deputati del partito nazionale che però, in fase di dibattimento erano stati tra i più feroci detrattori del provvedimento Alla fine, evidentemente, hanno cambiato idea ed hanno votato per la legge proposta dal ministro.
La prima vittima dello scandalo è stato, quindi, il traballante ministro per l’Agricoltura. A Pogačnik non è rimasto altro che rassegnare le dimissioni “per questioni di principio”. Il ministro, che si reputa del tutto innocente, ha detto di andarsene per “le intollerabili pressioni” che oramai da tempo ci sarebbero su di lui e sulla sua famiglia. Il premier Borut Pahor, ha auspicato che si vada fino in fondo alla vicenda. Troppe volte, infatti, le spettacolari azioni della polizia non hanno poi visto un epilogo giudiziario.
Ora sia Pogačnik sia Jelinčič rischiano di essere accusati di corruzione. Per gli avvocati del leader del partito nazionale l’accusa è assurda. Per il partito, invece, il tutto non è che una manovra del ministro degli Interni Katarina Kresal rivolto contro la loro compagine politica, rea di essere sin troppo intransigente nella difesa dei valori nazionali e di battersi contro i “privilegi” che si vorrebbero concedere ai cancellati.
Intorno alla vicenda Prijatelj, intanto, cominciano a emergere particolari contraddittori. Al centro ci sarebbe una compravendita di terreni nella zona di Sesana per un terminal logistico del porto di Capodistria. L’operazione ha portato notevoli guadagni alle agenzie immobiliari e si specula su presunte tangenti. Tra coloro che hanno mediato nell’operazione anche l’azienda di famiglia di Prijatelj e quella dell’imprenditore che avrebbe consegnato i soldi al politico.
Prijatelj si difende precisando che quello era un vecchio debito che doveva venir saldato per un terreno venduto da sua suocera, tanto che aveva sporto regolare denuncia. Quello che resta sono però le ripetute minacce rivolte al suo “creditore” ed anche il piccolo arsenale d’armi che è stato rinvenuto a casa sua: bombe a mano e fucili mitragliatori.
Nella piccola società slovena intanto si è immediatamente cominciato a chiedersi chi fosse Srečko Prijatelj. Nato 49 anni fa a Trbovlje, una grigio centro minerario della Slovenia centro orientale, Prijatelj proviene da una zona di intensa emigrazione dal resto della federazione jugoslava. Sui giornali, così, si è subito iniziato a speculare che fosse nato in una “famiglia non slovena”. La cosa naturalmente non avrebbe nessuna importanza se Prijatelj non militasse in un partito nazionalista e in passato non avesse portato a termine, a quanto sembra, una vera e propria operazione di “maquillage”. Nel corso della sua vita, infatti, avrebbe cambiato per ben due volte le sue generalità all’anagrafe. L’operazione, del resto, in Slovenia è alquanto semplice e così un nome di chiare origini meridionali può essere trasformato in uno che suona assolutamente sloveno.
Prijatelj arrivò sul Carso nel 1983 come ferroviere, e nel 1992 prese la tessera del Partito nazionale. Da due mandati è oramai in parlamento, mentre è da tempo consigliere comunale a Sesana. Passa per un amante del lusso. Sfoggia un costoso Rolex e va in crociera a Cuba ed ai Caraibi.
Adesso, però, si trova agli arresti nel carcere di Capodistria e sembra non aver intenzione di dimettersi dalla Camera di Stato. Nella storia politica della Slovenia verrà ricordato per essere stato il primo deputato finito in prigione ed anche per la sua battaglia (per ora persa) per far sottotitolare in sloveno i programmi italiani di TV Capodistria.
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