Il ritorno di Đukanović in Serbia
Il 9 dicembre scorso il premier montenegrino Milo Đukanović è stato in visita a Belgrado segnando di fatto il disgelo dei rapporti tra Serbia e Montenegro, dopo 10 anni "nel congelatore"
La visita del premier montenegrino Milo Đukanović a Belgrado è stata al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica serba per un giorno soltanto, quello della visita, lunedì 9 dicembre. Nessuna grande sorpresa e nessuno che ha espresso soddisfazione per il miglioramento dei rapporti fra Belgrado e Podgorica che la visita segnava, rapporti che avevano iniziato a raffreddarsi dopo l’assassinio del premier serbo Zoran Đinđić oltre 10 anni fa, e dei quali nessun politico si è mai lamentato.
In breve, l’allontanamento dei due paesi, incoronato con la dichiarazione di indipendenza del Montenegro nel 2006 e con la decisione del Montenegro di riconoscere l’indipendenza del Kosovo, non aveva causato grandi scosse politiche, allo stesso modo nemmeno l’annuncio di un miglioramento dei rapporti tra i due paesi ha portato grosse agitazioni d’animo.
Questo a dimostrazione che l’opinione pubblica montenegrina e serba sono ormai abituate al fatto che esistano due stati indipendenti e separati, ma se ne trae anche che il livello dei rapporti fra questi due paesi non ha un’importanza decisiva né per la rispettiva stabilità economica e politica né per quella regionale.
La visita di Đukanović è stata senz’altro un punto politico a favore del primo vicepresidente del governo serbo e leader del Partito progressista serbo (SNS) Aleksandar Vučić, il quale ancora una volta davanti alla comunità internazionale ha dimostrato di essere pronto a migliorare i rapporti con i vicini. Vučić inoltre dimostra che la Serbia non desidera fare pressioni per cambiare la posizione del Montenegro e che la decisione di Podgorica di riconoscere l’indipendenza del Kosovo non è più un grosso problema per i rapporti fra i due stati.
Soddisfazione palesata anche dal governo montenegrino, come riportato dai media locali. La visita di Đukanović può infatti essere presentata come esempio del successo della politica condotta nell’ultimo decennio. Non è stato infatti il Montenegro a cambiare il proprio atteggiamento né sulla propria indipendenza né sull’indipendenza del Kosovo, ma praticamente è stata la Serbia ad accettare la posizione di Podgorica.
Nuovo capitolo
Il nuovo governo guidato dal SNS e da Vučić ha mostrato di essere pronto a chiudere in modo pragmatico il capitolo relativo all’unione col Montenegro e di voltarsi verso il futuro. Questa mossa non gli crea in casa nessun problema politico, perché il Partito democratico della Serbia (DSS) dell’ex premier Vojislav Koštunica, la cui politica negli anni passati è stata il principale ostacolo per il cambiamento dell’atteggiamento verso Podgorica, da un anno e mezzo è ridotto a piccolo partito di opposizione.
Đukanović a Belgrado ha posto una corona di fiori sulla tomba di Zoran Đinđić, volendo così dimostrare che i rapporti fra il governo serbo e quello montenegrino nel breve periodo del governo Đinđić sono stati un modello cui sarebbe utile tornare. Naturalmente è sottointeso che l’indipendenza del Montenegro in nessun modo potrà essere messa in questione.
Dopo l’assassinio di Đinđić, il DSS dell’allora presidente dell’Unione di Serbia e Montenegro Vojislav Koštunica aveva preso il potere in Serbia. Come noto Koštunica si è sempre opposto fortemente alla separazione del Montenegro. I rapporti con il leader del DSS non sono mai migliorati e il partito tutt’oggi è sulle stesse posizioni di allora.
L’uscita di scena del DSS non ha portato ad importanti cambiamenti. Al governo è poi salito il Partito democratico (DS) di Boris Tadić, ma il DSS rimaneva il suo partner di coalizione. In parte limitato dai partner di coalizione e in parte convinto che l’atteggiamento di Đukanović non fosse corretto, Tadić non ha mai voluto cambiare in modo significativo la politica verso il Montenegro.
I rapporti fra i due stati dopo l’indebolimento dell’influenza di Koštunica sull’ esecutivo in Serbia sono in parte migliorati, ma di base sono rimasti tesi fino alla recente visita di Đukanović a Belgrado. Đukanović già da quasi 20 anni tiene saldo il timone montenegrino e ha dimostrato di avere abbastanza forza e pazienza nell’aspettare che le circostanze a Belgrado cambiassero per voltare pagina, e nel modo a lui congeniale.
Non solo politica
Non sono solo motivi strettamente politici ad aver portato a questo inatteso miglioramento dei rapporti fra Serbia e Montenegro. In patria, gli strenui avversari di Đukanović, hanno infatti sottolineato come negli ultimi tempi i media e i politici serbi abbiano quasi del tutto smesso di parlare di Đukanović come di un politico che ha conquistato posizione e ricchezza personale con il contrabbando di sigarette durante gli anni novanta e grazie ai legami con il sottobosco criminale locale e straniero.
Va rilevato inoltre che, insieme alla visita di Đukanović, è giunto anche l’annuncio che l’ex capo dell’Ufficio per la comunicazione del governo di Đinđić, Vladimir Beba Popović, ha creato a Belgrado una branca del suo Istituto per la politica pubblica, che ha contribuito a fondare assieme ad un gruppo di politologi a Podgorica. Popović in Montenegro è alla guida delle campagne elettorali di Đukanović e dai media in Serbia è ritenuto tra i principali avversari del DSS e di Koštunica, che Popović collega con l’omicidio di Đinđić.
Nel periodo in cui Koštunica era premier e quando poteva vantare molta influenza in Serbia, era stato lo stesso Popović ad essere stato indirettamente accusato dai tabloid di essere responsabile dell’omicidio di Đinđić. La responsabilità per l’omicidio veniva attribuita anche ad altri funzionari del DS, nonostante il procedimento giudiziario abbia dimostrato che gli assassini siano stati i membri delle unità speciali della polizia segreta serba, tutti condannati in giudizio.
Oltre ad essere in forte conflitto con il DSS e con Koštunica, Popović è in forte conflitto anche con Tadić e altri funzionari del DS, tanto che fino a poco tempo fa era inimmaginabile pensare di fondare a Belgrado un istituto che potrebbe influenzare le circostanze politiche locali. L’annuncio dell’apertura dell’istituto di Popović è passata senza troppo clamore in Serbia. I tabloid serbi, che negli anni passati non si tiravano indietro nel castigarlo senza pietà, questa volta si sono soffermati sulla comunicazione della notizia, evitando commenti.
Nessuna coincidenza
Anche se non c’è nessuna conferma che il miglioramento dei rapporti fra Belgrado e Podgorica e l’istituto di Popović a Belgrado abbiano una qualche correlazione, è chiaro che non si tratta di una coincidenza. Popović, come minimo, ha sfruttato la vicinanza con Đukanović per, quanto meno indirettamente, riaffacciarsi sulla scena politica in Serbia. Inoltre, probabilmente anche a Đukanović va bene rafforzare, attraverso Popović, la sua presenza a Belgrado.
Gli avversari di Đukanović in Montenegro speculano sul fatto che dietro tutto questo vi sia l’uomo d’affari Stanko Subotić Cane, del quale si dice che si sia arricchito col contrabbando di sigarette durante gli anni novanta. Subotić è stato abbastanza vicino a Đinđić e l’opposizione montenegrina ritiene che sia vicino anche a Đukanović. Affermazioni che però non sono basate su prove evidenti. Subotić a luglio dell’anno scorso è stato tolto dalla “Lista rossa” dell’Interpool e la pressione di Belgrado su di lui è notevolmente diminuita.
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