Il Montenegro dopo il disastro ferroviario
La Serbia e Montenegro è in lutto dopo il grave disastro ferroviario, nel quale hanno perso la vita almeno 44 persone. In corso l’indagine sulle responsabilità della tragedia. Punti interrogativi anche sullo stato delle infrastrutture del Paese
Il bilancio della tragedia che il 23 gennaio scorso ha colpito il Montenegro, quando un treno locale sulla tratta Bijelo Polje – Bar, attraverso la capitale Podgorica, è scivolato dalle rotaie, con oltre 200 passeggeri a bordo, nell’abisso profondo alcune decine di metri, non può essere ancora accertato con sicurezza. Per ora si sa che 44 persone hanno perso la vita e quasi 200 sono rimaste ferrite.
È il più grave incidente ferroviario nella storia del Paese, e in Serbia e Montenegro sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale.
Il treno di quattro carrozze, partito da Bijelo Polje, piccola città nelle impervie regioni interne del Montenegro, è deragliato in circostanze in via di accertamento. Sembra confermata la versione iniziale di un problema ai freni, che tuttavia non sarebbe l’unica causa. Il treno era partito da Bijelo Polje, ma a poca distanza dalla stazione di partenza i macchinisti ne hanno perso il controllo, per un guasto ai freni. Stando all’ultima ricostruzione, pare che un macchinista fosse riuscito infatti a rallentare il convoglio in extremis, ma abbia poi commesso un errore di manovra non inserendo il freno di stazionamento e lasciando le carrozze alla mercé della forza d’inerzia su un ripido tratto in discesa. Le carrozze sono deragliate proprio all’altezza del canyon sul fiume Moraca e si sono ribaltate più volte prima di concludere il loro volo al fondo di un ripido precipizio.
Un superstite ha raccontato che si trovava a bordo di un vagone che non è deragliato e si è fermato all’interno di una galleria. "Siamo stati fortunati per via del tunnel. Ero nell’ultimo vagone, per quelli avanti è stata dura", ha detto Ivan Stanic alle tv locali.
Tragedia nella tragedia la presenza a bordo di numerosi giovani e giovanissimi, reduci da una settimana bianca sui campi di sci di Kolasin, la più nota stazione invernale del paese, e attesi nella città di origine Bar per la ripresa delle scuole.
I soccorsi sono stati abbastanza rapidi, ma la natura del terreno, estremamente accidentata, ha ostacolato le squadre dei vigili del fuoco, assistiti da polizia, reparti dell’esercito e volontari. Dall’alto sono intervenuti anche alcuni elicotteri, ma per le operazioni di salvataggio è stato necessario l’uso di rampini e cavi. Molti superstiti, feriti compresi, sono stati imbarcati uno per volta, mentre calava rapidamente il buio e un vento gelido sferzava la zona dell’incidente.
Sul luogo del disastro è subito giunto per seguire personalmente gli interventi di soccorso il presidente montenegrino, Filip Vujanovic, assieme al primo ministro, Milo Djukanovic, e ad altre autorità. Da Belgrado sono arrivati i rappresentanti del Ministero della difesa dell’Unione statale, con a capo il ministro Zoran Stankovic. Rivolgendosi ai giornalisti, il presidente del governo montenegrino, Milo Djukanovic, ha detto che questa è una delle più grandi tragedie che ha colpito il Montenegro, rilevando che tutti i servizi, le istituzioni e gli organi statali hanno dimostrato l’efficacia nel prestare aiuto ai sopravvissuti.
Il governo montenegrino, durante la seduta straordinaria convocata nella serata del 23 gennaio, ha incaricato il ministero competente di indagare sulle cause dell’incidente in modo responsabile e professionale, nel più breve tempo possibile, e di informare il governo e l’opinione pubblica sui risultati dell’inchiesta. Inoltre, sono state confermate le dimissioni del ministro dei trasporti montenegrino, Andrija Lompar, e del direttore delle Ferrovia del Montenegro, Ranko Medenica, per responsabilità oggettiva.
In questo grave incidente è stata dimostrata ancora una volta una grande solidarietà umana, perché, oltre ai cittadini e alle istituzioni del Montenegro e della Serbia, l’aiuto è stato offerto anche da tutti i paesi circostanti e il premier montenegrino, Milo Djukanovic, ha espresso la gratitudine ai paesi che hanno offerto il loro aiuto.
Il giorno seguente all’incidente, subito dopo la seduta straordinaria del governo serbo, sono partiti per Podgorica anche il presidente e il premier della Serbia, Boris Tadic e Vojislav Kostunica. Hanno visitato i feriti nel policlinico di Podgorica assieme al presidente dell’Unione statale Serbia e Montenegro, Svetozar Marovic, ai quali hanno promesso l’aiuto dei rispettivi organi dello Stato.
Il macchinista, anch’egli tra i feriti, è stato sottoposto a un provvedimento di fermo per strage colposa ed è ora piantonato in ospedale.
Dalle Ferrovie del Montenegro hanno comunicato che il treno, era stato regolarmente controllato nel 2005 ed aveva fatto soltanto il 10% dei chilometri necessari per il prossimo controllo.
Il vice presidente del governo montenegrino, Miroslav Ivanisevic, ha dichiarato il 25 gennaio, alla tv nazionale, che il Governo investe in continuazione nella infrastruttura ferroviaria.
Dall’altra parte l’emittente B92 (24 gennaio) riporta i dati sul bilancio degli incidenti avvenuti nel 2005 sulle ferrovie statali nella tratta Belgrado – Bar. Nel giugno del 2005 il treno sulla tratta Zlatibor – Jablanica con 140 bambini di Novi Sad a bordo è deragliato e la strage è stata evitata solo perché l’incidente è accaduto dentro una galleria. Soltanto un mese dopo, nel luglio del 2005 sulla tratta Kosijerici – Pozega si sono scontrate le nuove macchine per la costruzione dei binari, del valore di 60 milioni di euro, dopo di che sono state trasportate in Germania per la riparazione, ma non sono mai ritornate sulle ferrovie della Serbia e Montenegro. Nel periodo gennaio – febbraio del 2005 sono avvenute 18 frane intorno a Uzice, dopo di che un gruppo di macchinisti si è lamentato presso l’amministrazione delle ferrovie, e sono stati allontanati dal lavoro e licenziati.
Secondo quanto riporta B92 ci sono dei vagoni, popolarmente chiamati i "russi", che hanno dei problemi cronici con i freni, e questo sarebbe il segreto di pulcinella tra i macchinisti, perché oramai sono anni che non si usano i ricambi originali dall’Istituto di Riga (Lettonia), ma si usano quelli prodotti nel Paese.
Gli esperti per le situazioni straordinarie della Ferrovia del Montenegro ed il gruppo di esperti dalla Serbia assieme al giudice continuano le indagini sull’incidente ferroviario. Al Paese non rimane che aspettare i risultati dell’inchiesta e piangere le vittime della strage.
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