Il furto del secolo scuote la Croazia
Si tratta del più grosso scandalo di corruzione della recente storia croata. Un giro enorme di tangenti che ha coinvolto alti funzionari del Fondo per la privatizzazione, istituzione ai vertici della quale siedono pure membri del governo Sanader. L’opposizione chiede le dimissioni del governo
Stando alle prime valutazioni, con l’arresto dei responsabili del Fondo croato per la privatizzazione (HFP) accusati del ricevimento di tangenti per un importo che ammonta a milioni di euro, la Croazia si è trovata di fronte al più grosso scandalo di corruzione della sua storia recente. Mentre i tre vicepresidenti del Fondo (il quarto vicepresidente è in fuga) e i tre avvocati si trovano già agli arresti, l’opinione pubblica sta gradualmente venendo a conoscenza dei dati sulle proporzioni del furto, le quali sono talmente grandi che il premier Ivo Sanader ha annunciato l’abolizione di questa istituzione.
Gli agenti segreti hanno seguito per un anno i funzionari del Fondo croato per la privatizzazione, l’istituzione fondata per la privatizzazione delle ex imprese statali. Proprio la privatizzazione e il modo in cui essa è stata condotta in Croazia vengono spesso descritti come il "furto del secolo", durante il quale molte imprese, alberghi, banche e immobili di alto valore – in breve, l’enorme ricchezza nazionale – sono stati venduti in circostanze e a prezzi sospetti.
"Il centro della corruzione, il suo hardware, è il Fondo per la privatizzazione. Non sappiamo dove sia il software, siamo arrivati solo all’hardware e lo romperemo" – ha detto il presidente croato Stjepan Mesic sabato scorso ai giornalisti confusi che non sapevano nemmeno di cosa stesse parlando. Mentre Mesic parlava di questo ai giornalisti, la polizia stava arrestando i sospetti. L’intera azione è stata svolta in grande segretezza. Gli agenti dei servizi segreti, presentandosi come uomini d’affari, trattavano con i direttori del Fondo sull’acquisto delle aziende concesse in privatizzazione, per poi portargli il denaro che questi chiedevano per il servizio.
"Erano così arroganti e così pieni di denaro che, solo per poter iniziare il loro lavoro, vi chiedevano 50.000 euro, ‘per il caffè’, come dicevano loro", riferisce il principale avvocato di Stato Mladen Bajic, quando si è vantato davanti ai giornalisti che l’azione col nome in codice "Maestro" è stata conclusa con successo. Interessante il fatto che l’azione abbia preso il nome da uno dei vicepresidenti del Fondo che era noto per essere un bravo cantante di canzoni italiane.
I direttori del Fondo chiedevano e ottenevano enormi somme di denaro per aiutare gli acquirenti di alcune imprese, alberghi o immobili di valore, a giungere in possesso di enormi ricchezze a prezzi molto più bassi di quelli effettivi. Nonostante fosse un segreto di pulcinella che per tali servizi venivano richieste tangenti comprese tra il 10 e il 15 per cento del valore di ciò che si vendeva, questo comportamento è stato tollerato per anni. Nel frattempo, queste percentuali crescevano, così, – affermano i ben informati – negli ultimi anni si era giunti a chiedere persino il 30 per cento, e in alcuni casi anche il 50 percento del valore di ciò che veniva venduto.
Il premier Ivo Sanader, consapevole delle proporzioni della corruzione che regnava nel Fondo, ha annunciato subito che lo scioglierà e che formerà una nuova agenzia composta di uomini completamente nuovi. Sanader ha cercato subito di marcare il fatto di aver smascherato questo grande scandalo di corruzione grazie alla risolutezza del suo Governo nell’affrontare la criminalità. Ma l’opposizione non è soddisfatta di queste spiegazioni e degli arresti dei "pesci piccoli".
Siccome nel Comitato amministrativo del Fondo per la privatizzazione sedevano il vicepresidente del Governo e altri due ministri, l’opposizione chiede le dimissioni del gabinetto di Sanader. Il Comitato amministrativo del Fondo vaglia tutte le decisioni importanti relative alla privatizzazione ed è difficile cancellare la responsabilità dei suoi membri.
"Invece di applaudirci, chiedono la nostra responsabilità", ha detto Sanader, commentando le richieste dell’opposizione. È difficile, invece, stabilire fin dove arriverà l’indagine e dove è collocato il "software" di cui parlava il presidente Mesic. In ogni caso l’opposizione userà lo scandalo per danneggiare il più possibile Sanader e il suo partito nel periodo che precede le elezioni parlamentari che si terranno quest’autunno.
Il maggior partito di opposizione, il Partito socialdemocratico (SDP), che secondo tutti i sondaggi sull’opinione pubblica, vincerebbe le lezioni se si tenessero oggi, ha annunciato che, se dovesse arrivare al potere, chiederà la restituzione dei soldi rubati durante il processo di privatizzazione. Quest’idea è sostenuta fortemente dal presidente Stjepan Mesic che già tempo fa si era dichiarato a favore dell’iniziativa di fare una legge contro le speculazioni di guerra, con la quale si toglierebbe la proprietà alle persone che in guerra – mentre la maggior parte dei croati difendeva la patria – si sono arricchite con il contrabbando e la criminalità.
Nonostante più volte abbiano cercato di punire i responsabili del "furto del secolo" relativo alle privatizzazioni, e nonostante sia stata fatta persino la legge sulla revisione delle conversioni, non ci sono mai stati risultati spettacolari. È prevalsa la logica che è stata espressa da un deputato parlamentare, e che è entrata del gergo politico, che dice: "Chi ha rubato, ha rubato!" Ma il nuovo capo del SDP, Zoran Milanovic, ha annunciato che quando i socialdemocratici arriveranno al potere questo simpatico detto, che simbolizza l’accettazione del furto, sarà riformulato in "Chi ha rubato, restituirà!".
Le conseguenze della privatizzazione sono state dannose, la ricchezza nazionale è stata svenduta a diversi imprenditori sospetti che compravano fabbriche, alberghi e immobili statali senza un soldo in tasca, e poi quello che hanno facilmente comprato o lo vendevano o mettevano sotto ipoteca gli immobili ottenendo enormi profitti, e il denaro ottenuto in questo modo veniva trasferito sui conti all’estero. Centinaia di migliaia di lavoratori delle aziende rovinate in questo modo si sono trovati sulla strada, senza la speranza di trovare un lavoro da qualche altra parte.
Con l’arresto dei direttori del Fondo per la privatizzazione, la Croazia sta entrando in un’estate bollente, che proseguirà fino all’autunno, quando prenderà il via la campagna per le elezioni parlamentari che si terranno, come annunciato, a novembre.
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