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Il crocifisso e la Croazia

Le reazioni di politici ed opinione pubblica alla proposta di introdurre il simbolo del crocifisso nelle aule e negli edifici statali. Dall’opposizione allo yoga alle polemiche sul concerto di Marilyn Manson all’arena di Pula, le relazioni pericolose tra religione, politica e società in Croazia

24/08/2005, Drago Hedl - Osijek

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La Croazia accoglierà la recente proposta di Papa Benedetto XVI, collocando il crocifisso in tutti gli uffici pubblici e delle istituzioni statali? Malgrado il crocefisso, simbolo cristiano, sia già presente in Croazia in molte stanze degli ospedali, in aule scolastiche, negli asili o negli uffici di alcuni uomini politici, la collocazione obbligatoria rappresenterebbe qualcosa di diverso.

In un Paese nel quale la Chiesa ha un’enorme influenza sula vita politica, il governo ha reagito in maniera molto cauta alla proposta papale. Un portavoce ufficiale ha semplicemente detto che questa idea sarebbe stata considearata attentamente, prendendo in questo modo tempo per sondare l’opinione pubblica.

Diversamente dalla posizione cauta assunta dal governo del Premier Ivo Sanader, l’opinione pubblica da subito non ha accolto con eccessivo entusiasmo l’idea. Solo rari uomini politici, come il presidente del Partito Croato dei Diritti (HSP), Ante Djapic, hanno accolto senza riserve l’iniziativa papale. Il rappresentante della destra ha dichiarato di aver già diramato una circolare, dal proprio ufficio di sindaco di Osijek, perchè anche il crocefisso, insieme allo stemma e alla bandiera croata, compaia negli spazi pubblici.

Il più forte partito di opposizione, SDP (Socialdemocratici), che negli ultimi mesi è cresciuto significativamente in popolarità e che – secondo i sondaggi della pubblica opinione – attualmente gode del sostegno di più elettori di quanti non ne abbia l’Unione Democratica Croata (HDZ) al potere, ritiene che, se il crocefisso venisse messo per legge negli uffici pubblici, in quanto simbolo di una sola fede, questo violerebbe seriamente il diritto costituzionale dell’uguaglianza tra i cittadini. Persino all’interno del Partito Croato dei Contadini (HSS), tradizionalmente vicino alla Chiesa cattolica, si ritiene che l’esposizione del crocefisso sia una questione personale di ogni individuo e che questa questione non dovrebbe essere regolata diversamente tramite imposizioni o prescrizioni.

Sembra peraltro che neppure all’interno della stessa Chiesa cattolica croata ci sia una totale concordanza rispetto all’idea del Papa. Da un lato, immediatamente dopo la dichiarazione di Benedetto XVI sull’importanza che «Dio sia presente nella vita pubblica, con il simbolo del crocefisso, nelle case e negli uffici statali», ci sono state dichiarazioni non ufficiali sul fatto che già lo scorso autunno i vescovi croati avevano inviato una richiesta esplicita sull’esposizione del crocefisso negli uffici dello Stato. D’altro canto, però, il capo redattore dell’influente settimanale cattolico «Glas koncila» Voce del Concilio, Ivan Miklenic, ha spiegato che non sarebbe opportuno interpretare alla lettera la proposta del Papa, pronunziata nella predica tenuta a Castelgandolfo, in occasione della festività dell’Assunta:

«La presenza di Dio nella vita pubblica, questione di cui il Papa si preoccupa, è più importante rispetto a quella di dove sarà esposto il crocefisso. Il Papa sottolinea l’importanza del rispetto della dignità dell’individuo, della libertà, della pace, della solidarietà e dei diritti sociali. Dovunque tali valori si manifestino, lì Dio è presente nella vita pubblica e questo, secondo me, è molto più difficile da realizzare rispetto all’affissione di un qualsiasi simbolo. Per questo ritengo che le parole pronunciate dal Papa in una Messa non siano volte a fare in modo che venga condotta in ogni dove un’azione per la sistematica affisione del crocefisso nei luogi pubblici», ha dichiarato Miklenic.

La nota teologa liberale Ana Marija Grunfelder, che ha spesso criticato singole iniziative della Chiesa, afferma di non comprendere cosa abbia condotto Benedetto XVI a presentare una tale idea. La Grunfelder dice di credere che la possibile causa di ciò sia l’influenza esercitata dal cristianesimo barocco della Germania meridionale, nela cui atmosfera il Papa è cresciuto, e la ricchissima presenza di simboli nelle chiese bavaresi. Nonostante il fatto che – aggiunge la Grunfelder – questo elemento non sia presente nella teologia di Benedetto XVI:

«Forse Ratzinger ha tratto la conclusione che gli attuali credenti non siano più nella condizione di stabilire una comunicazione con un Dio astratto, e che per questo sia necessario il crocifisso in ogni luogo. Tutto il resto sono solo speculazioni e tentativi di penetrare il senso profondo di questo postulato di Ratzinger, il cui vero significato io non riesco a comprendere», ha dichirato Ana Marija Grunfelder.

Gli osservatori della politica della Chiesa cattolica in Croazia fanno notare che, molto probabilmente, nonostante la Chiesa non intenda rivendicare la attuazione letterale della proposta papale, sia però orientata a richiedere la presenza obbligatoria del crocefisso in tutte le istituzioni statali. Da nessuna parte in Europa, si fa tuttavia notare, la questione è risolta in questo modo. Così viene richiamata l’attenzione sul caso avvenuto nella vicina Italia dove, poco prima di due anni fa, a L’Aquila, a seguito dell’istanza avanzata dal capo della locale comunità musulmana, un Tribunale aveva statuito che – per la parità di diritti religiosi – i crocefissi avrebbero dovuto essere rimossi da asili e scuole statali.

La Chiesa cattolica locale è spesso considerata da una parte dell’opinione pubblica croata come latrice di posizioni intolleranti ed esclusive. Permane ad esempio il ricordo della forte opposizione esercitata dalla Chiesa nei confronti dell’introduzione dello yoga nelle scuole. La Chiesa temeva infatti che lo yoga avrebbe potuto suscitare l’interesse degli studenti nei confronti delle religioni orientali. Allo stesso modo, ci fu una grande discussione e furono presentati pareri molto diversi rispetto all’obbligo di introdurre il catechismo nella scuola dell’obbligo e negli asili. La Chiesa era tuttavia riuscita a perseguire con successo queste proposte.

Allo stesso modo, due anni fa, la Chiesa aveva esercitato una forte pressione per ottenere la chiusura domenicale dei negozi. Il governo dell’allora Premier, il socialista Ivica Racan, aveva ceduto alle pressioni facendo approvare dal Parlamento una legge che limitava rigorosamente il lavoro domenicale dei grandi centri commerciali. La Corte Costituzionale aveva poi annullato quella legge, ma la Chiesa ha continuato ad insistere per ottenere quel divieto.

Proprio in questi giorni, quasi contemporaneamente con la proposta del Papa di introdurre il crocefisso in tutti gli uffici pubblici, nuovamente su iniziativa della Chiesa, è iniziata una forte campagna per vietare il concerto di Marilyn Manson. Il controverso musicista rock, atteso a Pula, principale città della più liberale regione croata, l’Istria, per il 22 agosto, era praticamente stato vietato, con la motivazione che Manson «offende il sentimento religioso dei cittadini». Tuttavia, a seguito di una serie di articoli negativi sulla stampa estera rispetto ai «metodi da Inquisizione» utilizzati dalla Chiesa croata per impedire un concerto rock, la polizia ha infine lasciato cadere il divieto.

Le pressioni delle associazioni cattoliche e religiose non sono tuttavia diminuite, e la polizia ha promesso che – nel caso che Manson nel corso del concerto avesse offeso il sentimento religioso dei cittadini – la sua esibizione sarebbe stata interrotta e il cantante condotto in Tribunale il concerto si è infine svolto regolarmente, ndt.

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