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Il bullo da un milione di dollari

Si chiama Miladin Kovacevic. E’ un giovane giocatore di basket accusato negli Stati Uniti di aver picchiato a sangue un ”compagno di bevute”. Fuggito poi in Serbia è diventato un vero e proprio caso diplomatico. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

05/03/2009, Redazione -

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di Jasmina Tesanovic*
traduzione, Luigi Milani

In questi giorni la Serbia è famosa a livello globale grazie a giovani star del tennis e vecchi criminali di guerra. E anche per un giovane bullo, un giocatore di basket attaccabrighe che di recente ha dato in escandescenze in un bar americano e ha pestato un compagno di bevute fino a ridurlo in coma. Invece di essere arrestato e imprigionato negli Stati Uniti, dove vive, questo tipo si è rifugiato nell’ambasciata serba a Washington, ha arraffato una falsa identità ed è scappato in Serbia.

Al sicuro in madrepatria, si proclama vittima del sentimento anti-serbo. Chiede aiuto all’ala nazionalista della Destra serba, da sempre ostile alle grandi potenze, senonché si dà il caso che la grande potenza sia un atleta di 300 libbre che ha picchiato un nemico americano di 135. Il governo americano chiede l’estradizione. I funzionari serbi la rifiutano sprezzanti, simulando un processo spettacolo a Belgrado, che molto opportunamente evapora nel nulla.
Il nostro giovane bullo è sulle prime pagine dei tabloid, in compagnia delle nostre star del tennis: sua madre abbraccia il suo enorme bambino, a torto considerato di carattere cattivo, dice, con le lacrime agli occhi: "Il mio Milorad è molto emotivo, ma non è colpevole."

Il punching-ball americano nel frattempo si risveglia dal coma. La sua famiglia reclama giustizia – non dal suo assalitore, ma un risarcimento dal proprio governo. Le autorità serbe ammettono che l’indiziato è già fuori su cauzione, ma è pronta a risolvere il problema.

Da Bush a Obama, da Condoleezza Rice a Hillary Clinton: gli americani chiedono sempre l’uomo o i soldi, mentre i serbi sono disposti a farsi bombardare pur di non cedere. Una volta ancora, un’impasse pericolosa.

Così, un paio di giorni fa, il nuovo Borba Daily serbo diffonde la notizia che Hillary Clinton e il governo serbo hanno raggiunto un sereno accordo: un milione di dollari per mettere a tacere la faccenda. Il denaro è destinato a risarcire la famiglia della vittima. La Serbia si tiene il suo pupo bullo, libero di giocare a basket in patria. Come se niente fosse accaduto.

Quando la notizia è stata pubblicata, il governo serbo ha inviato la polizia investigativa criminale al giornale. Perché era stato rivelato un segreto diplomatico! La sicurezza della madrepatria è in pericolo!

Il redattore capo rifiuta di rivelare il nome delle sue fonti. Il governa non smentisce la notizia, ma vuole mandare sotto processo le fonti, anche se la star dello sport da un milione di dollari continua a passeggiare indisturbata sulle sue scarpe da basket.

Noi contribuenti serbi finanziamo a oltranza i nostri bulli, d’ogni tipo. Anni fa il legislatore in Serbia ha promulgato una legge che ha consentito a tutti i criminali di guerra serbi che si trovavano all’Aja di essere finanziati dai contribuenti serbi. Nessuno ha proposto di introdurre dei sussidi per le vittime di quei criminali di guerra e per la loro politica, benché un gran numero di quelle vittime fossero serbe. Un’iniziatica civile si occupò di porre fine quel pubblico sovvenzionamento, solo per vedere la pratica riemergere oggi; lo stesso demenziale sistema liquidatorio, questa volta top secret però.

Ieri, nel tribunale per i crimini di guerra di Le Hague, parecchi leader Serbi del regime di Milosevic sono stati condannati per crimini di guerra in Kosovo. Uno di loro è stato assolto. Nessun altro paese moderno ha mai avuto così tanti politici di primo piano in un tribunale per i crimini di guerra. Tutti hanno commesso crimini di guerra in nostro nome e col nostro denaro: molti di loro sono liberi per le strade di Belgrado, proprio come il super ricercato Ratko Mladic, le cui squallide azioni sono divenute poemi epici. L’attacco genocida di Mladic contro prigionieri disarmati fu un’eroica difesa contro i musulmani. Il nostro bullo da un milione di dollari rappresenta quella saga degli anni ’90 ridotta a farsa.

Oggi perlomeno i nostri ricchi campioni sportivi possono sventolare le banconote per tacitare la giustizia americana. Immaginate lo stato di coma in cui devono trovarsi gli americani, per essere così ansiosi di incassare quel denaro contante.

Il nostro bullo da un milione di dollari è diventato un cittadino del mondo.

* Jasmina Tešanović è scrittrice, giornalista, traduttrice e regista serba. È l’autrice di Normalità. Operetta morale di un’idiota politica, un diario di guerra scritto durante il conflitto del 1999 in Kosovo. Da allora ha pubblicato tutti i suoi lavori, diari, racconti e documentari su blog e altri media, sempre legati ad Internet.

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